ohann Pachelbel, come noto, è considerato il principale esponente della scuola tedesca meridionale di fine Seicento, avendo recepito le influenze dei maestri italiani, anche attraverso l'insegnamento (diretto o meno) di J.C. Kerll. Sappiamo che egli si spostò continuamente durante i primi 20-30 anni di attività, accettando via via diversi posti di organista: a sud-ovest, lo troviamo alla corte di Stuttgart nel Württemberg, dopo essere stato a Vienna per qualche anno, poi in Turingia a Erfurt e Eisenach, dove frequentò assiduamente la famiglia di Ambrosius Bach (il padre di Johann Sebastian), per stabilirsi infine nella sua amata città d'origine, Nuremberg, nel nord della Baviera. L'edizione storica di Seiffert delle opere complete per tastiera di Pachelbel (Klavierwerke von Johann Pachelbel, ed. M. Seiffert and A. Sandberger, 1901) si basò sull'unico esemplare di manoscritto (datato 1683) poi andato perduto durante la Seconda Guerra Mondiale. Dunque, almeno per quanto riguarda le Suites, esistono tuttora svariati problemi di attribuzione per alcuni di questi lavori, fondamentalmente per i seguenti motivi: - Pachelbel spesso firmava i manoscritti con "Bachelbel" o semplicemente con "B." o altre volte con "J. Bach", generando ovvia confusione nello studioso del manoscritto;
- come d'uso all'epoca, la composizione di nuovi brani (ad uso didattico e non), non era necessariamente dettata dalla volontà di creare qualcosa di originale, anzi spesso chi componeva faceva ricorso al trapianto, o meglio, adattamento di passaggi già composti da altri, magari il proprio maestro, ed in questo Pachelbel ed il suo entourage non fanno eccezione! Un discorso del tutto simile, ad esempio, lo incontriamo in alcuni brani di musica strumentale che oggi si usa attribuire a J.S. Bach e/o i suoi allievi: alcune Triosonate per flauto e violino, ma anche frammenti o parti di cantate profane o certe trascrizioni per tastiera.
Vale anche la pena di osservare che, come accade per gran parte del repertorio tastieristico dei compositori tedeschi tra sei e settecento, anche la vasta produzione per strumento a tastiera di Pachelbel è generalmente adattabile sia all'organo che ad altri strumenti a tasto privi di pedaliera, come il clavicordo ed il clavicembalo. Ci sono naturalmente alcuni suoi brani, tra questi le Toccate, una delle Ciaccone, le Fughe ed i Corali che prevedono l'uso esplicito dell'organo con pedaliera, brani che perciò non verranno inclusi nelle registrazioni che ci apprestiamo a pubblicare su saladelcembalo.org. Con questa precisazione possiamo quindi affermare che il maestro Fernando De Luca, ci offrirà, nella sua preziosa interpretazione, l'opera integrale per cembalo di Johann Pachelbel, che sarà messa online tra la metà di febbraio e la metà circa di aprile 2012 con i seguenti rilasci: le 6 magistrali ciaccone per cembalo (esclusa la quarta per organo), le 3 fantasie, le 6 delicate arie variate dell'Hexachordum Apollinis, ed infine la lunga serie di 20 suites. Queste ultime rappresentano un interessante esempio di sperimentazione, prima di Bach, con l'accordatura temperata: qui vi sono infatti ben 17 diverse tonalità su 20 brani, con l'impiego di intonazioni spesso inusuali, a suggerire una accordatura, sebbene non equabile, ma sicuramente simile a quelle proposte da Werckmeister in quello scorcio di fine secolo. Zadok, 15 febbraio 2012 |