Per la 1a Giornata Europea della Musica Antica, il 21 marzo 2013, una data che cade nell'anniversario della nascita di Johann Sebastian Bach, vogliamo contribuire con questa breve pagina di interpretazioni al clavicembalo di Fernando De Luca, mettendo al centro una bella composizione di Wolfgang Amadeus Mozart: la (mai completata) Suite in do maggiore K.399. La scelta potrebbe apparire inappropriata o al limite della provocazione, in realtà, originalità a parte, il brano è stato selezionato in modo tutt'altro che casuale, visto che in esso lo sguardo del genio di Salisburgo è chiaramente rivolto verso il passato, sicuramente ai 70 anni che precedettero la data di composizione, che si colloca nei primi mesi del 1782. Per quella data, Mozart si era stabilito a Vienna da non più di un anno, sono questi dei mesi cruciali per la profonda trasformazione, irreversibile, nonché per l'arricchimento del suo stile compositivo. Fin dal biennio 1781-82, è noto che Mozart si troverà a frequentare assiduamente la casa del barone Gottfried van Swieten, un vero e proprio cultore della "musica antica" già alla fine del Settecento, che sponsorizzava con cadenza regolare numerosi incontri musicali, quasi sempre la domenica, invitando i maggiori musicisti dell'area viennese a partecipare ai concerti. Anche se non se ne parla molto, l'influenza di Gottfried van Swieten su molti musicisti del classicismo e del primo romanticismo di area tedesca sarà tutt'altro che trascurabile per la storia della Musica. Van Swieten disponeva di una immensa biblioteca musicale, con partiture autografe e non, il cui maggior interesse si concentrava sulla produzione della prima metà del secolo, ed in particolare sui nomi sacri, Bach padre, Bach figli ed Handel. La passione del barone verrà trasmessa integralmente a Mozart (*), che in tutti questi nove anni fino alla morte prematura, subirà la tremenda trasformazione cui si accennava poc'anzi. In sintesi, quelle che prima erano le regole standard del contrappunto, ossia quelle che tutti i compositori nati dopo il 1695 apprendevano pedissequamente dal ben noto trattato di Johann Joseph Fux, ora a Mozart iniziavano ad apparire superate: una improvvisa ventata di rinnovamento stava arrivando... proprio dal passato! Sappiamo che, per van Swieten, Mozart si applicò a svariate trascrizioni di Preludi e Fuga di Bach, nel biennio 1782-3, partendo dall'originale tastieristico verso una configurazione per quartetto d'archi. E l'assimilazione proseguirà negli anni successivi fino ad arrivare al triennio finale, quando il barone commissionerà al salisburghese ben quattro riadattamenti di grandi composizioni haendeliane, ossia Acis and Galatea (nel novembre 1788), Messiah (nel marzo 1789), Alexander's Feast ed infine Ode for St. Cecilia's Day (nel luglio 1790). Sorprende il commento espresso da uno dei maggiori biografi mozartiani, Stanley Sadie, a proposito della Suite in do maggiore K.399, definendola "una suite di danze pseudo barocca di scarsa importanza" aggiungendo poi "sebbene sia in sé un commento sulle sue preoccupazioni di questi anni". Sorge dunque il sospetto che una tale stroncatura derivi dal tipico atteggiamento, purtroppo comune, di molti studiosi, storici ed accademici che, alla stregua degli scienziati, considerano l'innovazione e le avanguardie artistico-culturali come l'unico metro di misura per il cambiamento impresso dalle nuove generazioni. Ma evidentemente la storia dimostra che così non è. Nella Ouverture, Mozart sembra voler assorbire ed integrare nel proprio stile il vecchio Johann Sebastian, soprattutto nel fugato, mentre nella Allemande, un pezzo di bellezza struggente, le citazioni ad Handel sono la norma. In entrambi i brani, come nella Courante che segue, Mozart mostra di voler prendere, a tratti, le distanze dal linguaggio dei suoi predecessori, senza in realtà mai abbandonarlo del tutto; anzi, spesso di osserva come in tutta la sua produzione degli ultimi anni, l'impronta dei due maestri sia un po' ovunque. (*) Analoga sorte toccò, successivamente, al giovane Beethoven, altro regolare frequentatore dei salotti musicali di Gottfried van Swieten.
A completamento del nostro contributo alla 1a Giornata Europea della Musica Antica, abbiamo inserito altri brani che il maestro Fernando De Luca ha registrato negli scorsi mesi, come esecuzioni estemporanee. Il famoso Contrapunctus XIV incompiuto, dall'Arte della Fuga di J.S.Bach, registrato in due versioni: - quella originale, probabilmente iniziata da Bach negli ultimi mesi immediatamente precedenti ai due interventi agli occhi subiti all'inizio del 1750.
- la versione ricostruita da Davitt Moroney (G. Henle Verlag 1989). La ricostruzione assume che la fuga sia a 3 soggetti, come effettivamente è riportato nel titolo della pubblicazione a stampa curata da Carl Philipp Emanuel Bach nel 1751. E' interessante notare come, in tempi più recenti, qualcuno abbia ipotizzato che in realtà le intenzioni di Bach fossero quelle di chiudere con una fuga quadrupla; a tal proposito segnaliamo il lavoro svolto dal compositore ungherese Zoltán Göncz, che nel 1990 ha pubblicato una sua interessante proposta di completamento della fuga di Bach, appunto come fuga a quattro soggetti (Z. Göncz, J. S. Bach: Contrapunctus XIV (Quadruple fugue) from The Art of Fugue - reconstruction and completion: 1990–92 - Carus-Verlag CV 18.018, 2006).
Infine, per la seconda volta, ma finalmente in Digital Stereo, torniamo a riproporre la bellissima Sonata in la minore di Sybrandus van Noordt, compositore fiammingo della seconda metà del Seicento. Si tratta del primo esempio di Sonata per strumento a tastiera pubblicata nei Paesi Bassi (attorno al 1701) sul modello dei maestri italiani di quegli anni. Zadok, 21 marzo 2013 |