| PIETRO DOMENICO PARADISI [PARADIES] (Napoli 1707 - Venezia 1791) Dalle Sonate di Gravicembalo (London 1754) dedicate a sua Altezza Reale La Principessa Augusta Sonata VI in La Maggiore 1. Vivace 2. Allegro Sonata IX in La Minore 1. Allegro 2. Andante LODOVICO GIUSTINI (Pistoia 1685 - Pistoia 1743) Dalle Sonate Da Cimbalo di piano, e forte detto volgarmente di martelletti (Firenze 1732) Suonata IV in Mi Minore 1. Preludio Largo 2. Presto 3. Sarabanda Largo 4. Giga Allegro Suonata X in Fa Minore 1. Alemanda Affettuoso 2. Canzone Tempo di Gavotta 3. Alemanda Grave e Affettuoso 4. Corrente Allegro assai VINCENZO CIAMPI (Piacenza o Napoli? 1719? - Venezia 1762) Dalle Sonate per Cembalo (London 1751) Sonata prima in Sol Maggiore 1. Andante 2. Allegro Sonata seconda in Fa Maggiore 1. (Senza indicazione di tempo) 2. Minuet Allegro |
| resentiamo qui una serie di interpretazioni al cembalo, tutte incentrate sul sonatismo italiano attorno alla metà del Settecento. Le registrazioni, messe a disposizione dal clavicembalista, Maestro Fernando De Luca, offrono una selezione di sonate per tastiera da 7 diversi autori, suddivisi tra la presente pagina e quella successiva che seguirà a breve. Il compositore napoletano, Pietro Domenico Paradisi, il cui cognome mutò in Paradies durante i quasi tre decenni che egli trascorse a Londra, è oggi famoso esclusivamente per la sua raccolta di Sonate di Gravicembalo (1754), che si aggiunge ad altri pochi concerti per tastiera, sinfonie e qualche lavoro per il teatro. In effetti, nonostante Paradisi abbia operato, senza successo, anche a Venezia prima e dopo il periodo inglese, la sua fama crebbe solo grazie alle sue pubblicazioni di musica strumentale che ebbero luogo a Londra a partire dalla metà del secolo. Più precisamente, il nome di Paradisi è da sempre legato ad uno specifico brano della suddetta raccolta, il secondo movimento (Allegro) della Sonata VI in la maggiore qui registrata, brano notissimo e ancor più in Italia dove fu impiegato - in una trascrizione per arpa - come colonna sonora nel famoso intervallo della RAI Radio Televisione Italiana, ancora in onda verso la fine degli anni ’70 del Novecento. Le 12 Sonate – due delle quali sono qui registrate – presentano tutte una struttura in due movimenti, generalmente il primo è quello più interessante per i contenuti innovativi che talvolta anticipano alcuni procedimenti tipici della forma sonata, sebbene siamo ancora lontani dalla coerenza stilistica e strutturale che troviamo nelle analoghe composizioni dei decenni successivi. Il più anziano dei tre compositori che abbiamo inserito in questa pagina è invece Lodovico Giustini, nato e vissuto a Pistoia dove operò per tutta la sua vita; quasi tutte le sue composizioni sono andate completamente perdute, fatta eccezione per le importanti sonate tastieristiche che, fortunatamente, egli riuscì a pubblicare a Firenze nel 1732 col titolo evocativo di Sonate Da Cimbalo di piano, e forte detto volgarmente di martelletti. E’ suggestivo notare come un musicista nato nello stesso anno di Bach, Handel e Scarlatti, sia il primo ad aver pubblicato musica per tastiera indicata espressamente per il cembalo “a martelletti”, ovvero il diretto antenato del moderno pianoforte. Ed è ancora più suggestivo osservare come la città di Firenze sia stata la culla del nuovo strumento, che Bartolomeo Cristofori iniziò a sviluppare già verso l’ultimo decennio del Seicento, probabilmente sotto la spinta e l’incoraggiamento del suo patrono, la famiglia Medici. La musica che Giustini concepisce per questo strumento, da un lato tende effettivamente a sfruttarne le nuove potenzialità in termini di colore e dinamica del suono, come si può evincere nella partitura a stampa che indica tutte le gradazioni di intensità dal piano al forte; ma anche per il linguaggio che già mostra soluzioni sorprendenti in certe modulazioni e costruzioni melodiche che sembrano anticipare di molti decenni il pre-classicismo. Tuttavia, come molti studiosi osservano, dal punto di vista formale, tecnico e strutturale, anche queste sonate conservano la scrittura tipicamente clavicembalistica che si ritrova per tutto il secolo ancora fino a Mozart, Haydn ed oltre: quasi sempre lo strumento indicato dal musicista è il cembalo, e soltanto a partire dagli anni ’70-‘80 troviamo una duplice indicazione “per cembalo o pianoforte”, pur essendo spesso riportate indicazioni di espressione in partitura tipiche dello strumento a martelli - indicazioni che l’interprete al cembalo, invece, dovrà saper “tradurre” opportunamente, secondo una corretta prassi esecutiva storica -. A rigore, sarebbe molto più scorretto eseguire Couperin, Rameau o Bach al pianoforte, che Giustini al cembalo! Sull’argomento si avrà modo di tornare senz’altro nei prossimi mesi ed anni, mentre in questa pagina ci limiteremo a presentare due delle sonate di Giustini eseguite, appunto, sul nostro amato strumento a corde pizzicate. A conclusione della pagina troviamo due altre sonate, in due movimenti ciascuna, di Vincenzo Ciampi, che lo storico Charles Burney descrisse senza mezzi termini come un ottimo compositore di opere buffe ma decisamente meno ispirato nell’ambito dell’opera seria. Di lui non sono note con certezza città ed anno di nascita, anche se possiamo ragionevolmente supporre che Napoli sia il suo luogo d’origine, sia perché vi studiò con Leo e Durante, rappresentandovi le sue prime opere buffe, sia perché in molti dei frontespizi delle sue opere a stampa viene definito con l’appellativo di “Napoletano”. Anche Ciampi trascorse un certo periodo importante della sua carriera artistica a Londra, per poi ritirarsi a Venezia dove morì, esattamente come Paradisi. Questi anni vedono la pubblicazione di tutta la sua produzione strumentale (1751-1757), il cui corpus centrale è costituito da almeno 12 sonate per due violini e basso continuo, decine di concerti ed ouverture per strumenti vari (oboe, flauto, organo); ed infine la raccolta di 6 Sonate per clavicembalo, pubblicate nel 1751, di cui quelle qui registrate sono le prime due. Zadok, 15 gennaio 2014 | | |