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CD & DVD Reviews

Indice / Index

ANTONIO VIVALDI (1678-1741)

Concerti per violino, vol. IV

Concerto RV 331 in sol minore
Concerto RV 171 in do maggiore per S.M.C.C.
Concerto RV 391 in si minore (violino scordato)
Concerto RV 271 in mi maggiore L’amoroso
Concerto RV 327 in sol minore
Concerto RV 263a in mi maggiore
Concerto RV 181 in do maggiore

Il Pomo d’Oro
Riccardo Minasi, violino e direzione
Naïve OP30533


Si tratta del quarto volume di concerti per violino solo nella Vivaldi Edition (ne sono previsti 13 in tutto) e saggiamente Naïve continua con la sua scelta di suddividere i concerti secondo criteri vagamente tematici e soprattutto di affidare ogni volume a violinisti e orchestre diversi. Così dopo Enrico Onofri, Anton Steck e Duilio Galfetti, che hanno suonato nei primi tre volumi, ora è la volta di Riccardo Minasi, trentaquattrenne violinista romano, alla testa di un ensemble di formazione recentissima, anch'esso italiano: “Il Pomo d'Oro”.

Il tema in questo caso è fornito dai rapporti di Vivaldi con l'imperatore Carlo VI, fin da giovane grande appassionato di musica (è lo stesso che aveva commissionato la serenata Il più bel nome a Caldara per festeggiare la sua sposa a Barcellona). Il musicista veneziano gli aveva dedicato i suoi 12 concerti Op. IX nel 1727 (intitolati non a caso La Cetra, perché questo strumento è associato in particolare alla casata degli Asburgo) e poi ebbe modo di intrattenersi a lungo con lui nel 1728, durante una visita dell'imperatore a Trieste (un testimone riferì maliziosamente che Carlo VI aveva parlato di più con Vivaldi in due settimane di quanto non parlasse con i suoi ministri in due anni...). In quell'occasione Vivaldi donò all'imperatore una seconda raccolta di 12 concerti, stavolta manoscritta ma sempre intitolata La Cetra. Le due raccolte hanno alcuni tratti stilistici in comune ma i concerti sono tutti diversi, salvo il dodicesimo che è lo stesso in entrambe.

I sette concerti in questo CD provengono, tutti tranne uno, da queste due raccolte dal titolo La Cetra. Si tratta di concerti magnifici, tutti risalenti agli anni Venti del Settecento, quando Vivaldi era probabilmente all'apice della sua carriera di compositore. In essi l'elemento virtuosistico è presente ma affiancato soprattutto da una vena melodica inesauribile, col violino che "canta" accompagnato dall'orchestra. Caratteristici sono in particolare i numerosi passaggi in cui il basso tace ed i violini accompagnano da soli il solista, dando luogo a quei chiaroscuri che a loro volta creano un'atmosfera inconfondibilmente vivaldiana. Incantevoli soprattutto il concerto RV 171, con il suo sfrontato buonumore, ed il concerto RV 271 (soprannominato "L'amoroso") dalla musica languida e malinconica.

La capacità di un interprete a mio avviso si misura soprattutto nel saper ricreare queste atmosfere, oltre che nella perizia tecnica. Ed in questo Minasi supera l'esame a pieni voti: entusiasmante nei passaggi di bravura riesce però sempre a non perdere di vista l'elemento lirico, a tratti onirico, dei concerti di Vivaldi. In particolare ho apprezzato molto la sua scelta di abbellire con discrezione i tempi lenti, in modo sensibile ma non appariscente. Ottimo anche l'accompagnamento dell’orchestra: pur se limitati a sei violini, tre viole e due violoncelli, gli archi riescono a sottolineare in modo magistrale tutte le sottili sfumature della scrittura vivaldiana. Anche il basso continuo svolge quasi sempre il suo compito senza essere troppo invadente: in questi concerti, come scrivevo sopra, il basso deve notarsi più quando manca che non quando è presente.

L'unica riserva che ho è (ancora una volta) sulla consistenza del continuo, qui affidato a due tastieristi chi si alternano su ben quattro strumenti (due clavicembali, un cembalo con corde di budello e un organo), ad un'arpista e ad un contrabbassista. Non capisco sinceramente perché questo dispendio di energie quando gli stessi risultati (se non migliori) si potevano ottenere più semplicemente con contrabbasso, clavicembalo e tiorba. Prevale evidentemente il desiderio di ottenere degli effetti di colore, di cui secondo me Vivaldi non ha affatto bisogno. Per fortuna, comunque, il suono del continuo non è messo troppo in evidenza, salvo che nel concerto RV 181, in cui l'accoppiata arpa e cembalo con corde di budello dà luogo ad un risultato a mio parere piuttosto discutibile.

Peccato, ma ciò non toglie nulla ai notevoli meriti di questo bel disco, caldamente consigliato a tutti. Segnalo infine che il CD si trova anche su Deezer nella pagina dedicata.

Maurizio Frigeni, 18 giugno 2012

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