HAENDEL Alessandro Opera Royal Versailles, domenica 2 giugno 2013 registrata in diretta da Mezzo di Marita Bevilacqua Bonetto el panorama desolante della crisi economica che ha colpito in particolare la Grecia, tra gli altri Paesi, con negative ripercussioni anche per gli investimenti sulla cultura, una ventata di ottimismo viene dalla attività della orchestra Armonia Atenea diretta da George Petru, che annovera come principale sponsor la Fondazione Onassis. Armonia Atenea ha di recente registrato per la Decca l’Alessandro di Haendel che ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali con un cast di stelle del barocco quali Max Emanuele Cencic nel ruolo del protagonista affiancato da Julia Lezhneva e Karina Gauvin. L’opera, prodotta da Parnassus, il cui direttore artistico è lo stesso Cencic, viene portata in tournée sui palcoscenici di mezza Europa, e ovviamente in Grecia, ma non, come si può immaginare, sul suolo italico. A Versailles il 2 giugno all’Opera Royal l’Alessandro è andato in scena con un cast leggermente diverso rispetto a quello della incisione discografica, senza purtroppo la Lezhneva e la Gauvin e neppure Vivica Genaux che era la sostituta annunciata della Lezhneva, rimpiazzate dalle meno conosciute Blandine Staskiewicz e Adriana Kucerova. Confermato il cast maschile con oltre a Cencic altri due controtenori della scuderia Parnassus, Xavier Sabata e Vasily Khoroshevl, e il tenore Juan Sancho. Nell’occasione la emittente Mezzo commentava e riprendeva in diretta la rappresentazione, operazione già compiuta in occasione di altre opere prodotte dalla Parnassus, il Farnace di Vivaldi e l’Artaserse di Vinci e che, dato il successo di audience, si ripeterà sicuramente in altre future occasioni. Nell’opera Royal dalla pianta ovale e dalla acustica particolare, il suono della orchestra Armonia Atenea a volte sembrava perdersi con un effetto quasi ovattato e suonava a tratti un po’ troppo delicata. La regia nell’obiettiva difficoltà di rendere sulla scena le vicende storiche di Alessandro alle prese con gli amori contrastati delle principesse Rossane e Lisaura, sceglieva di fare leva su di un certo umorismo che permea molte opere di Haendel con un gioco di trasposizioni temporali che richiamavano indubbiamente il clima in cui nacque l’opera. Oltre alla conclamata star: il contralto castrato Francesco Bernardi detto il Senesino, Haendel disponeva già nella sua Royal Academy di Francesca Cuzzoni, soprano, nota sulle scene londinesi e le aveva affiancato, per l’occasione, Faustina Bordoni, mezzo soprano e futura moglie del compositore Hasse per impersonare Roxane. La Bordoni si era accaparrata numerosi ammiratori anche a quanto pare non solo per le doti canore ma per la piacevolezza fisica. Narrano le cronache dell’epoca di accese rivalità tra le dive canore di cui Haendel avrà certamente approfittato per attrarre spettatori e assicurare entrate finanziarie, almeno sino a che non venisse abbandonato dalle sue star migrate verso altri lidi quali l’Opera of the Nobility. La regista Lucinda Childs in questa cornice di riferimento sceglie di mostrarci Alessandro come un azzimato "primo uomo" attore del cinema dei "telefoni bianchi" degli anni 20-30 holliwoodiani, che non si prende alla fine troppo sul serio, conteso da due dive o divette del cinema. Solo alla fine sceglierà una di esse tenendo entrambe, per il tempo di numerose arie, sul filo. Sappiamo dagli storici antichi che Alessandro Magno era dedito a eccessive bevute, che concorsero forse a causarne la morte, e la regia infatti con fare scanzonato fa cantare a Cencic l’aria Permettete ch’io vi baci, Vano amore lusinga diletto in uno stato di ubriachezza con effetti alquanto esilaranti. Come già per il Farnace di Vivaldi andato in scene all’Opera du Rhyn, Lucinda Childs accentua il momento coreografico, qui non ci sono danzatori che doppiano i cantanti ma che li accompagnano in numerose scene. La cifra resta comunque personale dando pero’ l’impressione che alla regista non interessi veramente raccontare una storia; i protagonisti sembrano disegnare e occupare lo spazio con una sorta di siparietti che danno talvolta l’impressione di essere numeri chiusi senza inserirsi in un discorso che privilegi la continuità del racconto. L’opera come ai tempi della sua concezione richiede dei cantanti all’altezza del compito per sottrarsi a una certa monotonia non aiutata dalla non sempre capacità della regia a mantenere desta l’attenzione. Certamente il personaggio di Alessandro, cosi’ come caratterizzato, è nelle corde di Max Emanuel Cencic, abile come sempre nella recitazione e nel virtuosismo. Particolarmente applaudito Xavier Sabata, talvolta piu’, a onor del vero, di Cencic, nel ruolo dell’amoroso Tissale, con il sospetto tuttavia che le indubbie doti sceniche, - il cantante viene dal teatro e solo successivamente si è dato al canto -, focalizzino l’attenzione del pubblico a dispetto delle qualità canore. I movimenti coreografici del balletto di Sabata con altri danzatori, che illustrano l’aria Da un breve riposo a tratti hanno ricordato il cinema di "Bolliwood" ma anche il balletto di Cleopatra nel Giulio Cesare di David Mcvicar. Dal lato femminile la prestazione della Staskiewiccz e della Kucerova fanno dimenticare il rammarico per l’assenza della Lezhneva e della Gauvin che tanto hanno impressionato sul disco. Juan Sancho nei panni di Lonato si conferma tenore di riferimento nelle produzioni Parnassus mentre debutta, quale Clito, Vasily Khoroshevl, new entry controtenorile della scuderia. Complessivamente l’opera da’ l’impressione di mancare un po’ di spessore drammatico forse per la scelta di privilegiare il registro leggero e umoristico, senza particolari ebbrezze vocalistiche, con un effetto globale di commedia e di una sorta di "musical" ante litteram. Calorosi applausi per tutti salutano la fine della rappresentazione con un pubblico internazionale alla fine appagato. |