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INTORNO

INTERVISTA A OTTAVIANO TENERANI
di Isabella Chiappara e Zadok
15 luglio 2013

SOMMARIO

Leggi anche la RECENSIONE DEL CD
Germanico
di Luca Maltagliati

(...segue)

Z. Quindi è un giudizio sospeso

O.T. Certo. Sia le carte che le filigrane portano ad un dato periodo storico che è quello intorno al 1706, il tema della Serenata, porta a pensare come giustamente dice Vitali che sia dedicata a Giuseppe I d'Asburgo che sale al trono, quindi diciamo che cronologicamente lo possiamo contestualizzare abbastanza precisamente nel 1706. Tra le varie, abbiamo fatto analizzare la scrittura, e lì sarebbero costi esorbitanti se si dovessero fare dalle indagini molto più approfondite, ma gli esperti calligrafi ci hanno detto che probabilmente il manoscritto è tutto di una stessa mano, oppure sono mani simili, nel senso che ipotizzano anche che nelle botteghe dei copisti, ci fosse il copista capo che trascriveva una parte, un'altra la faceva scrivere magari ad un apprendista, però lo stile di scrittura è lo stesso. Allora noi - magari banalmente - ci siamo chiesti: quando Handel ha 21 anni e nessuno lo conosce, e nessuno sa neanche come si chiama o come si scrive, perché era un giovanotto appena arrivato dalla Germania, chi è che attribuisce di comodo un'opera a un compositore sconosciuto? Ma questo è un elemento fra i tanti. Abbiamo pesato tantissime cose

I.C. Tu mi dicevi due anni fa che ritrovavi affinità con diverse opere italiane di Handel di quel periodo come la Serenata Aci, Galatea e Polifemo per la mancanza di elementi di scrittura musicale alla francese se non ricordo male

O.T. Il problema è che le affinità sono tante. Cioè quando io sento dire: è di Bononcini o è di Ariosti, io dico ma perché no, potrebbe essere. Ma da un punto di vista esclusivamente stilistico questi compositori - è inevitabile dire anche questo - si assomigliano, e su questo dato tutti i più grandi esperti del mondo sono concordi. Prendere unicamente il dato stilistico per decidere di chi è una composizione è un terreno estremamente scivoloso, pericoloso.

Pensate che per anni il Pianto di Maria è stato attribuito ad Handel quando sembra evidente che non ci si trovi di fronte ad una scrittura tipicamente handeliana; ma lì c'era una presunta lettera di un musicologo che confermava tutte le ipotesi di ritrovamento e riconoscimento di questo manoscritto…

Non vorrei che tanto del livore nei riguardi del Germanico si fosse creato dal fatto che tutti i musicologi non siano stati coinvolti nell'operazione e che la scoperta non sia venuta da un ambiente accademico, ma tendenzialmente sia stata fatta da dei cani sciolti, insomma ricercatori liberi. Mi dispiacerebbe.

I.C. Sì infatti, e che l'operazione l'abbia poi sposata una grande major come la Sony International, che ha fatto subito fare "cattivi pensieri", forse se fosse stata implicata una casa discografica minore, non in grado di fare il battage che è stato fatto, le critiche sarebbero state meno feroci

O.T. Sicuramente, però quello che cerco di spiegarvi è che dietro a questa operazione c'è stata una serissima fase di ricerca

I.C. Ma infatti io non l'ho mai messo in dubbio, due anni fa tu mi convincesti del tutto

O.T. la cosa abbastanza ridicola è che nei blog, che avrete sicuramente letto, l'attribuzione ad Handel veniva negata ancora prima che uscisse il cd e quindi verosimilmente mai ascoltato, basandosi principalmente su di una ipotesi sbagliata: qualcuno che ha scritto che di Handel ormai si conosce tutto. Purtroppo per Handel questa cosa non è vera, perché proprio nei due anni in questione, di Handel non si conosce un bel niente, ed anche su questo tutti sono concordi. Handel scompare nel febbraio del 1705 dalla Germania e riappare circa nel gennaio del 1707 a Roma, quando un cronista dice: è arrivato un giovane e valente musicista tedesco che ha dato prova della sua arte suonando l'organo a San Giovanni in Laterano: Ci sono quindi due anni pieni dei quali noi ignoriamo tutto. Ora immaginatevi - ad esempio - cosa vuol significare questo dato quando si parla di personaggi che scrivevano composizioni in una settimana

Z. Forse, l'unica puntualizzazione che potrebbe avere qualche fondamento, anche se io lo dico da mero conoscitore ed appassionato, è che tutta la musica di Handel ben nota del periodo giovanile, è in qualche modo confluita in lavori successivi

O.T. Ecco su questo mi posso consolare, perché anche io da studioso che non aveva mai approfondito l'argomento in modo capillare la pensavo a questo modo. Poi in questi quattro anni mi sono riguardato tutte le cose di Handel scritte in Italia, e allora si scopre - esiste un catalogo compilato da Bernd Baselt ormai da anni e pubblicato da Bärenreiter, dove sono rendicontati tutti i prestiti ed autoprestiti - che se uno prende tutte le cantate e il materiale italiano, nel 23-24% dei casi non ci sono né prestiti, né autoprestiti, né reimpieghi. Allora io mi chiedo: è vero che questo elemento dell'auto-prestito ha un enorme peso, dato che Handel ne fa un larghissimo uso, e ne dobbiamo assolutamente tenere conto nel giudizio, però se questo elemento dell'auto-prestito lo dobbiamo prendere come una condizione necessaria perché un'opera sia di Handel, allora dovremmo togliere dal catalogo di Handel il 23% delle sue opere perché in quelle non ci sono prestiti. Se un metodo scientifico va adottato, va adottato sempre, non solo quando ci fa piacere, non so se siete d'accordo.

Così come il problema stilistico va considerato con molta attenzione, perché io sfido chiunque - che non conosca a fondo il catalogo e il repertorio di Handel - a sentire alcune cantate, come ad esempio quella francese che ha fatto a Roma e a dire questa è di Handel!

Invece io sento e leggo talvolta dei giudizi trancianti che mi stupiscono molto. E' chiaro che in un blog uno è libero di dire quello che vuole e ha tutti i diritti di esprimere le sue sensazioni. Sono un po’ più stupito quando questi giudizi vengono da musicologi esperti, per cui non posso non pensare che lì intervenga qualcosa di diverso della semplice osservazione scientifica. E si arriva a delle cose incredibili. Si dice è di Bononcini: va bene è di Bononcini, ma quali elementi certi portiamo a sostegno di questa ipotesi? Perché gli somiglia! Va bene ma somiglia anche a Handel, somiglia anche ad altri autori, questo non è un dato su cui muoversi, non è un terreno saldo. Ad un certo punto su un blog spagnolo esce un affermazione che dice: “questa opera non è di Handel”, poi esce il disco, e un'altro scrive: “mah io l'ho ascoltato il disco e in alcuni punti assomiglia ad Handel”...Allora il primo scrivente dice: “ah sì, ma sicuramente il direttore ha riscritto delle cose per farle assomigliare ad Handel”. Ora io ho un amico musicista che mi ha detto: “ma allora sei proprio fesso, potevi riscriverla tutta già che c'eri!”

I.C. Beh facevi uno pseudo Handel, d'altra parte lo fanno continuamente con Vivaldi! perché non farlo anche con Handel. Con Vivaldi riscrivono interi atti delle opere: ecco, non che non sia corretto se è necessario farlo, ma perché sulla riscrittura di interi atti di opere di Vivaldi nessuno si scandalizza

O.T. Infatti, e sono contento che l'abbiate detto voi; sono stati riscritti due terzi di opere quando non ricostruite o re-immaginate opere intere, e io non ho visto scritto sulla copertina Vivaldi o chi per lui/qualcun altro; c'è scritto nel booklet, ma non in copertina. E' chiaro che la politica delle case discografiche non è così sottile come quella del musicologo che scrive l'articolo con tutti i distinguo. Fra l'altro noi sul nostro sito abbiamo scritto un articolo, e questo articolo l'abbiamo mandato in tutti i luoghi handeliani, anche sulla scorta delle lettere che noi avevamo avuto dagli studiosi contattati. Per farvi un esempio, Wendy Weller, che come sapete è una delle più grandi studiose handeliane, ci ha scritto una bellissima lettera dove dice: vi ringrazio di avermi fatto vedere questo manoscritto, sono onorata, ci sono dei punti dove veramente il cuore mi batte molto forte perché veramente sembra Handel, anche se ci sono altri punti in cui non trovo somiglianze

I.C. ma non potrebbe essere che, in quei casi in cui non assomiglia ad Handel, questi a quell'epoca potesse essere influenzato dalla scrittura di altri autori, ad esempio proprio Bononcini

O.T. Mah io dico questo: se dobbiamo fare un lavoro serio bisogna basarsi sui dati. Ci dobbiamo basare sulle cose che sappiamo. E' chiaro che noi possiamo fare delle ipotesi e/o contornare i dati con altre ipotesi, ma queste restano tali e quindi le uniche cose alle quali noi dobbiamo guardare sono i dati, e noi abbiamo cercato di fare proprio questo in modo esclusivo, e siamo assolutamente tranquilli; ripeto che non abbiamo lavorato da soli. E' chiaro – anche se buffo - che in una situazione del genere, ci sono state delle operazioni di spionaggio al limite del comico, per cui ci siamo dovuti tutelare e non abbiamo potuto dire in circolazione che avevamo trovato un manoscritto di Handel e che l'attribuzione era credibile, perché altrimenti la cosa avrebbe perso qualunque contorno di serietà e perché questo non avrebbe assicurato un lavoro calmo sulla fonte: si poteva addirittura paventare quello che è successo dopo. Devo dire che ci hanno aiutato molto negli Stati Uniti, perché,quando abbiamo fatto vedere il manoscritto all'università di Princeton, a nostra tutela in quanto scopritori, ci hanno mandato un "Atto di riservatezza", con il quale chi vede la fonte si impegna a non rivelare niente di questa fonte a protezione appunto di chi l'ha scoperta: loro stessi hanno voluto firmare questo documento per mettersi a posto e poter vedere tranquillamente questo manoscritto, e ci hanno però ovviamente invitato a farlo con tutti gli altri che lo avessero visto. Vi assicuro che quando questa operazione è stata fatta nel mondo anglosassone tutti sono stati d'accordo con il firmare questo atto, ma quando si è trattato di farlo in Italia e in Francia diventava immediatamente una cosa diplomatica, tutti si offendevano come a dire: ma come, siamo tra gentiluomini! Dicci intanto dov'è…

Z. E' scontato, le differenze culturali sono enormi fra mondo anglosassone e noi.

O.T. Sì, sarà pure scontato, ma non certamente simpatico. E vi dico di più, perché sono cose alla luce del sole. Ad un certo punto una casa discografica che è stata vicina alla pubblicazione di questo Germanico ci ha consigliato di farlo vedere a un proprio esperto. Noi siamo andati a Parigi e l'abbiamo fatto vedere a questo esperto che si chiama Ivan A. Alexandre, che è un noto commentatore handeliano

I.C. Sì, scrive sulla rivista Diapason

O.T. Siamo andati a casa di Ivan A. Alexandre dove abbiamo trovato anche Minkowski. Alexandre ha guardato la partitura, l'ha sfogliata tutta, facendo vari commenti sulla somiglianza a Handel, piuttosto che a Corelli o Veracini, dopodiché chiude il manoscritto e dice: mi dispiace ma in realtà voi dovete sentire un vero esperto handeliano, dovete sentire Burrows, perché io non ho questa capacità di mettere a fuoco il problema...però se nel frattempo ci volete dire dove è il manoscritto...noi gli abbiamo detto: no, ci dispiace, dove sta il manoscritto non ve lo possiamo dire. Dopo di che abbiamo seguito il suo consiglio e l'abbiamo fatto vedere agli esperti che vi dicevo

I.C. E Ivan A. Alexandre vi ha stroncato sulle pagine di Diapason

O.T. Infatti scrive un articolo in cui dice: sì bravi ma è una sporca operazione commerciale. Quindi Sony, che conosceva tutta la vicenda dice: ma come, sei mesi fa non era in grado di giudicare e non si poteva pronunciare, adesso invece è diventato un esperto? Con Sony abbiamo scritto una lettera ufficiale a Diapason, mai pubblicata

I.C. Sì perché Diapason è stato durissimo nel commentare il Germanico, forse uno dei più duri

O.T. Ma io mi chiedo: se io non sono un esperto e non posso esprimermi su una cosa, coerenza vorrebbe, a meno che nel frattempo non escano nuovi fatti, che io mi astenga. Sto sempre parlando da un punto di vista scientifico...

I.C. Sospendi almeno il giudizio

Z. Infatti puoi sempre dire: è attribuito ad Handel in attesa di nuove acquisizioni, un po’ come successe con Il Pianto di Maria che prima dicevi, lì fra l'altro c'è il Catone in Utica di Ferrandini che contiene un'aria che è praticamente identica ad una del Pianto di Maria, con lo stesso basso

O.T. Ma certo, tra l'altro le copie del Pianto di Maria, che ho visto, riportano nomi sbagliati di Handel, come ad esempio del Sig. Giuseppe Handel, il che va pure bene; ma poi sono usciti i manoscritti di Ferrandini (lo stesso Prof. Carlo Vitali ha per primo certificato al mondo musicologico la falsità del documento che attribuiva a Haendel il Pianto di Maria, facendo "uscire" i manoscritti di Ferrandini, [nota2] [nota3] ndr.) E' chiaro che se si dovesse trovare un manoscritto del Germanico attribuito ad un altro autore noi avremmo da mettere qualcosa sull'altro piatto della bilancia, ma dire semplicemente è di..., non può andar bene, non si può ragionare su questi dati.

I.C. Probabilmente il fatto che questa scoperta non sia venuta dalla sfera dell'ufficialità ha pesato sul giudizio e ha portato verso un certo tipo di considerazione, soprattutto verso l'azione della Sony

O.T. Hai sicuramente ragione. Ma tenete conto che sempre di più si andrà verso questo tipo di strada, non per demerito dei musicologi, ma molto spesso le università dove i musicologi lavorano sono sempre più ingessate in problemi finanziari e burocratici, che non sempre permettono una ricerca così agguerrita come il musicista può fare da free-lance. Quindi è probabile che molte nuove scoperte possano essere fatte dai musicisti, perché molto spesso i musicisti vanno nelle biblioteche, ci passano del tempo alla ricerca di nuove composizioni; quindi il fatto che questa sia considerata una stranezza è sbagliato, e può nascere questa considerazione solo in un certo ambiente accademico

I.C. D'altra parte tutti gli ambienti accademici anche di altri settori della ricerca si comportano esattamente così, guardando con forte sospetto tutto quello che non provenga da loro appartenenti

O.T. Sì ma ad un certo punto, cosa si può fare? Prendiamo ad esempio il Gloria di Handel che è stato scoperto non mi ricordo neppure da quanto; gli studiosi sono ancora a discutere se è di Handel o no ma nel frattempo sono uscite almeno tre incisioni dove in copertina c'è scritto: "Handel – Gloria". Eppure, e giustamente, i musicologi sono ancora a chiedersi se questa attribuzione sia plausibile o no, e questo è ovviamente il lavoro che loro debbono fare, che gli compete per la loro conoscenza delle problematiche, ma non è che il mondo può sospendersi perché non è stata ancora presa una decisione univoca, e chissà se mai sarà possibile. Scusate ma il problema è reale: se non escono fonti certe e inequivocabili è possibile che il dubbio rimanga per sempre. Mi sembra che nella società di oggi faccia molta paura il dubbio. Non è che succede qualcosa di grave se si dice: abbiamo attribuito questa composizione a Handel perché tutto in quel momento faceva pensare che fosse di Handel e perché gli elementi portavano a lui, dopodiché si scopre una lettera dove c'è scritto che non è di Handel. Nessuno ha peccato perché se la cosa era estremamente plausibile cosa si sarebbe dovuto dire in quel momento? Poi la storia farà il suo corso, molte cose sono state attribuite ad alcuni e poi date ad altri o viceversa. Io mi ricordo ancora che quando facemmo il primo disco su Orazio Caccini, ci fu una grande polemica fra musicologi perché il titolo dell'opera è: Madrigali et Canzonette a cinque voci. Allora si accanirono sui termini Madrigali e Canzonette, perché l'uno doveva escludere l'altro in quanto generi diversi, ed io ad un certo punto intervenni dicendo: ma scusate non ce l'ho mica messo io il titolo, è stato Orazio Caccini ad intitolare così la raccolta. Se non era un problema per Orazio Caccini, perché il problema lo dobbiamo creare noi a secoli di distanza. Questo è il nostro modo di pensare ormai, vogliamo delle scatole chiuse nelle quali tutto sia perfettamente contenuto nella forma che gli abbiamo dato. La realtà difficilmente è così. Ne volete un’altra? Se io incido il Germanico e trovo in appendice tre arie diverse, facendo io una prima incisione assoluta decido - come credo sia mio diritto e scelta - di incidere tutto il materiale che c'è nel manoscritto, per cui registro tutta la Serenata e metto come bonus le tre arie in alternativa versione…

I.C. E questo è quello che hai fatto nel CD

O.T. Infatti, ed escono due CD. Allora qualcuno dice: vedete, hanno incluso le tre arie in più per fare due cd e farlo pagare di più. Ma capite a quale aberrazione di ragionamento siamo arrivati? Allora se noi oggi dobbiamo fare un disco, anche la composizione deve essere della lunghezza giusta! Ma com’è che a quei tempi non ci hanno pensato? L'impressione è che pur di far polemica si usi qualsiasi argomento. Io all'inizio di tutta questa cosa sono rimasto un po’ stupito, adesso non lo sono più ma cerco di dargli anche il peso che deve avere. Ad esempio ci hanno telefonato e scritto per mesi, o ringraziandoci per la bellissima operazione o per dirci che secondo loro non era di Handel. Ma noi come potevamo rispondere a questo: ci limitavamo a prenderne atto. Noi in questo caso siamo dei cronisti e dobbiamo riportare fedelmente tutti i dati oggettivi, dopodiché ci possiamo fare un nostro giudizio, altri si faranno il loro, però esorterei tutti, soprattutto quando si parla di queste cose di avere sempre un atteggiamento sereno

I.C. E soprattutto equilibrato cosa che mi sembra non sia affatto avvenuta nell'analisi di molti

O.T. Certo. Ad esempio cito nuovamente il fatto degli auto-prestiti che ha stupito anche me; quando però si nota che il 23% del materiale di Handel italiano non è stato utilizzato, mettiamoci d'accordo su questo dato, dopodiché lo leggiamo tutti allo stesso modo.

I.C. Tra l'altro l'opera è molto bella, che sia o no di Handel, ma anche eseguita molto bene, e su questo comunque tutti concordano

O.T. Infatti l’altra cosa che mi ha stupito in certi commentatori è stata quella di aver riservato tre righe sull'esecuzione mentre per il resto si fa un pamphlet sull'attribuzione, quando su questo c'è poco da dire. Basta andare a Firenze alla biblioteca, dove è il manoscritto, e fare i propri commenti; non è nascosto e basta guardarlo, non è una fonte inaccessibile. Io sono colpito perché non sono un musicologo ma un musicista, faccio ricerca e cerco di farla nel modo più serio possibile e mi sembra strano che chi scrive in giro per il mondo non vada a vederselo questo manoscritto.

I.C. Se è per questo lo fanno anche i non musicologi che ne sanno ancora meno e si permettono giudizi tranchant

O.T. Certo si può agire l'onda di un'emozione, ma il musicologo è uno scienziato e come tale si deve comportare. Noi siamo stati molto aiutati e abbiamo avuto anche giudizi molto equilibrati, il problema è che noi non potevamo coinvolgere tutti, sarebbe diventata – come dicevo - una discussione fuori controllo in cui ognuno avrebbe detto la propria oltretutto senza avere l'oggetto in questione in mano. Ad esempio da Halle ci hanno detto: Vitali ci dice che potrebbe essere di Bononcini, adesso interpelliamo un nostro esperto su Bononcini dopodiché vi riscriviamo. Non si sono più fatti sentire. Noi siamo ben lieti del confronto: siamo stati invitati, poco dopo l'uscita del disco dall'Istituto Germanico di Roma per parlarne, poi, sempre gentilissimi ci chiamano e ci dicono: guardate vengono dei musicologi che però non sanno come intervenire su questa cosa, preferirebbero non parlarne

I.C. Anche perché c'è rivalità anche fra musicologi, il mondo accademico fomenta terribili inimicizie

O.T. Capisco, ma io di questa cosa non voglio saperne niente, non ci voglio entrare in queste dinamiche. Io ho solo scoperto un manoscritto che fino ad ora era rimasto sconosciuto. Anche su questa cosa c'è stato molto stupore, era un manoscritto catalogato, com’era possibile che nessuno lo conoscesse, in molti si sono chiesti. Non è strano se pensi che le biblioteche italiane sono piene di manoscritti inediti; anche su Leopardi se è per questo, mi dicono si trovi materiale inedito che è tranquillamente catalogato e si trova su uno scaffale; ma se nessuno lo va a cercare, inedito rimarrà per sempre

I.C. Il problema è avere la curiosità scientifica di andarsele a cercare le cose. Tra l'altro Vitali, tra le righe, fa capire che quel manoscritto doveva essere pur conosciuto se catalogato nel 1929

O.T. Si, ma questo gliel'ho scritto anche io. Nel nostro primo articolo riportavamo questa notizia, è molto facile poi dire che tutti sapevano. Non solo - e questo vi da la misura di quanta attenzione si porga a volte alle pubblicazioni - esisteva questo catalogo del 1929 della Biblioteca del Conservatorio, dove i curatori scrivevano una scheda a macchina dove riportavano dati sul Germanico del sig, Hendl. Nel 1977 la casa editrice Forni ha ripubblicato in anastatica questo catalogo, quindi non c'era neppure bisogno di andarsi a prendere il catalogo del '29, bastava andarsi a leggere il libro della Forni, ma evidentemente questo libro della Forni non ha avuto diffusione, oppure questo dato è sfuggito perché nessuno sapeva del Germanico, nessuno aveva letto né libro, né catalogo. Certo che quando noi abbiamo detto a tutti questa cosa, abbiamo messo a tutti in mano tutti i dati che avevamo noi. I quattro anni di ricerca sono serviti a questo. Noi abbiamo scandagliato, non solo tutto quello che poteva riguardare questo Germanico, ma anche tutte le provenienze di quel fondo, e il fatto che nel Fondo Palatino ci sia questo manoscritto è un grande mistero, perché il Fondo Palatino appartiene ad un periodo posteriore, quello lorenese fiorentino, dal 1730 in poi. Questo manoscritto che appartiene al primo decennio del '700 è anomalo in quella sede: c'è una studiosa che si chiama Stefania Gitto che ha fatto un notevolissimo lavoro di indagine sul Fondo Palatino del Conservatorio di Firenze, e in un articolo spiega che anche lei è incuriosita per la presenza di questo Germanico, perché non capisce quale possa essere la provenienza in quanto il pezzo non corrisponde fisicamente in alcun modo al resto del Fondo palatino, che ovviamente aveva le sue legature, i suoi simboli. Ha fatto quindi delle ipotesi, supponendo che questo Germanico possa venire da qualche acquisizione più tarda (ma è indubbio che il manoscritto è dei primi del '700) oppure il manoscritto potrebbe venire da rimanenze del Fondo Mediceo. Questa fra l’altro è una mia ricerca personale fin da quel tempo, perché io ho trovato il Germanico mentre cercavo in realtà altre cose...

I.C. Allora come lo hai trovato il Germanico?

O.T. Io sto facendo da anni una ricerca su questo più volte citato Fondo dei Medici e in particolar modo del Gran Principe Ferdinando, che tutti danno per perduto. Dovrebbe essere un Fondo estremamente consistente, e chi lo ritrova probabilmente troverà opere di Scarlatti, di Handel, di Vivaldi e di molti altri autori del periodo. Quindi questo è un fondo molto importante che tanti danno per perduto ma senza spiegare le motivazioni di questa affermazione. Molto più verosimilmente si dice che è andato perduto perché adesso non si sa dov'è.

I.C. Ovverosia non si trova, come spessissimo succede nelle nostre biblioteche

O.T. Certo. Sono anni che sono alla ricerca di questo fondo, e alcune cose, come ad esempio l'Oratorio di Scarlatti del quale prima parlavamo, o altre cose che ho ritrovato anche a Londra è probabile che si possano ritrovare lì, ma il fondo nella sua completezza non si trova. Poiché è un fondo di derivazione principesca, noi tutti ci immaginiamo che se fosse andato al macero o distrutto in altro modo si sarebbe probabilmente risaputo. Quindi sono anni che sto insistendo, facendo ricerche fra i vari archivi di Stato e biblioteche per cercarne le tracce. E’ un lavoro che mi appassiona e interessa molto. Così ho cominciato ad indagare in quei posti dove non si poteva non cercare; uno di questi è il Conservatorio di Firenze perché ha una grandissima biblioteca antica e perché è stato chiuso per moltissimi anni dopo l'alluvione, perché fortemente danneggiato. Quando io sono arrivato lì nel 2007 era stato appena riaperto e quindi nuovamente consultabile

I.C. Dopo la bellezza di quaranta anni, ma non potrebbe essere che magari questo fondo Mediceo possa essere andato distrutto con l'alluvione?

O.T. Certo, assolutamente, io sono un po’ dubbioso, ma potrebbe essere possibile

Z. E' possibile risalire a quali documenti sono andati perduti?

O.T. No purtroppo non è possibile. E’ una mappatura molto difficile da fare, tra quello che è scomparso nel fango e quello che è scomparso perché qualcuno se lo è portato via...Io sono stato fortunato ma anche paziente. Sono andato in Conservatorio, così come da altre parti, e ho guardato una per una tutte le schede e ad un certo punto ho notato questo titolo, che non appariva nel catalogo per autori ma in quello per soggetti e che mi ha incuriosito. Fra l'altro c'erano vari filtri perché c'era scritto: Germanico, poi del Sig. Hendl con la grafia sbagliata, poi manoscritto del XIX sec, poi da un'altra parte c'era scritto Arminio. E' probabile che gli antichi catalogatori abbiano pensato che i nomi Germanico ed Handel potessero riferirsi all'opera Arminio; poi c'è stata una svista più eclatante e lo hanno catalogato come manoscritto dei primi del XIX sec. Quindi chi va nello schedario e legge questa scheda può pensare che possa essere qualcosa di molto tardo, magari una copia attribuita, ma siccome io per natura voglio sempre vedere con i miei occhi, ho richiesto il manoscritto e guardandolo mi sono subito reso conto di quello con cui avevo a che fare, perché appena lo si apre si vede immediatamente che non è un manoscritto dell'Ottocento ma uno dei primi anni del Settecento, è evidentissimo, e da lì tutto è iniziato

I.C. Quindi non è assolutamente vero che tutti sapessero che dal '29 si conoscesse l'esistenza di questo manoscritto, fatti salvi i catalogatori naturalmente

O.T. Io non so, forse Vitali lo sapeva. Io sono sicuro che tutti gli esperti handeliani consultati non lo sapevano e ci hanno ringraziato per averli messi a conoscenza di questo manoscritto. Certo se qualcuno lo sapeva non l'aveva detto, i primi siamo stati noi; noi abbiamo scritto nel primo articolo che questo manoscritto era citato in un catalogo del '29, ma naturalmente era presente nella schedatura del conservatorio Cherubini: i cataloghi sono un ausilio bibliografico, ma la scheda era comunque lì, davanti agli occhi di chi la cercasse; resta il fatto che non è una colpa di nessuno se non è stato trovato prima.

I.C. Certo se nessuno ricerca, nessuno trova

O.T. Ma immaginatevi il bibliotecario di turno che magari è esperto di Giuseppe Verdi o di Puccini; nessuno ha una conoscenza universale di tutto ciò che gli passa sotto gli occhi, e le nostre biblioteche contengono milioni di pezzi, quindi non si può pensare che il bibliotecario possa o debba necessariamente avere l'esperienza, la conoscenza e il tempo per guardarli tutti, uno per uno e decidere se sono autentici o no

I.C. E magari segnalarli agli studiosi che la ricerca se la dovrebbero fare da soli

O.T. Quando Vitali ha saputo questa cosa mi ha telefonato e mi ha chiesto se potevo mandargli delle scansioni di questo Germanico e se gli potevo mandare la sua storia, così come l'avevamo vista noi, ed io gli ho mandato tutto il materiale che mi aveva richiesto, lui ha secondo me fantasticamente individuato la figura di Giuseppe I. Da parte nostra direi c'è stato un atteggiamento assolutamente collaborativo.

I.C. Ma tu concordi con questa ipotesi che il dedicatario possa essere Giuseppe I d'Asburgo

O.T. Ah sì, penso che sia estremamente ragionevole, ma anche questo dato viene letto in maniera diversa. Vitali dice che questa cosa è stata scritta prima, fra il 1702 e il 1704, quando lui non era ancora imperatore. Io non sono d'accordo, qualcosa non mi torna nel ragionamento. Nel Germanico il protagonista fa un sogno dove un giovane fanciullo viene incoronato imperatore e si dice che con lui tornerà una nuova età dell'oro. Allora io mi chiedo come è possibile che un'opera dedicata a una figura che deve salire sul trono sia stata scritta prima che ciò avvenga. Mi sembra poco verosimile. Se era vivo il padre di Giuseppe che era l'imperatore in carica, Handel, Bononcini o chi altri, avrebbe scritto questa serenata dedicandola al figlio che un giorno sarebbe diventato imperatore, ma senza sapere quando. Ma perché l'opera verrebbe scritta fra il '02-'04 se Giuseppe diventa imperatore nel '05? Oltretutto ci fu un anno di lutto, durante il quale tutto fu fermato, lo stesso Bononcini lasciò Vienna e solo nel '06 ci furono i festeggiamenti e questo tra l'altro coinciderebbe con i vari altri dati. Purtroppo non ci sono prove che confermino questa ipotesi, ma le carte e la dedica secondo me dovrebbero dirci che la serenata è stata scritta nel '06-'07. Non so, trovo stravagante che un compositore faccia un panegirico laudativo su di un imperatore che non è ancora imperatore, vivente il padre. D'altra parte non voglio insistere su questo terreno delle ipotesi perché mi vorrei attenere solo a quello che c'è.

C'è stato un altro studioso inglese che ha scritto che noi lo avremmo contattato a suo tempo per fagli vedere il manoscritto e che alla sua richiesta di vederlo noi ci saremmo dileguati. Beh vi posso assicurare che questa persona io non la conosco, non mi sono mai messo in contatto con lui: ripeto che i contattati sono stati Winton Dean, Donald Burrows, Wendy Weller e Antony Hicks. Poi, una volta a Londra ci siamo incontrati anche con Sir Charles Mackerras che era un grande intenditore di Handel e che nella sua lunghissima carriera come direttore, lo ha – credo – eseguito ripetutamente tutto; probabilmente qualcosa di scrittura handeliana doveva conoscerla e trovarsi accanto a lui vi assicuro è stata una grandissima emozione. A tutti abbiamo ovviamente fatto vedere il manoscritto e detto il titolo dell’opera e nessuno di questi studiosi e musicisti ha mostrato un atteggiamento di sufficienza nei confronti della storia e sono stati tutti molto collaborativi. Tra l'altro il nostro gentilissimo ospite, Mark Evans, un amico gioielliere di Londra che ha messo a disposizione il suo studio per gli incontri con tutti questi esperti, ha perfino organizzato un concerto privato alla Handel House, in cui io e Martino Noferi abbiamo suonato alcuni estratti del Germanico ad una rappresentanza della società culturale e musicale londinese, ricevendone grande apprezzamento. Noi eravamo dei perfetti sconosciuti e loro ci hanno ringraziato per avergli fatto conoscere quest'opera. Per tirare le somme possiamo dire che ci stupisce ancora che un’operazione di fatto nata in Italia, condotta da ricercatori e musicisti italiani che hanno portato alla luce una composizione inedita, probabilmente di Handel, conservata in una biblioteca italiana, invece di renderci contenti trovi alla fine riscontri, apprezzamenti e premi solo fuori dall’Italia.

I.C. Devo dire che tra gli italiani l'unico che fa fatto un'ottima recensione, senza perdersi nei meandri attributivi è stato Elvio Giudici, di Classics Voice, che come sempre è un critico assai equilibrato e corretto.

O.T. Ma sì, fortunatamente i commenti positivi sono stati i più, così come le informazioni costruttive. C'è stato un musicologo franco-messicano che ci ha detto che nel 1706 a Firenze era stata pubblicata una raccolta delle arie del Trionfo di Camilla di Bononcini che forse aveva potuto influenzare Handel. Noi lo abbiamo ringraziato per la segnalazione. Se gli interventi portano a delle nuove ed interessanti acquisizioni con un contributo reale ben vengano, ma se si tratta solo di dire se è o no di Handel a intuito e basta ci sembra un contributo assolutamente sterile e non facciamo nessun passo avanti. Quello che mi dispiace è che si parli di scorrettezza da parte nostra e che questo venga sempre dalla stessa parte. Finchè i dati sono quelli che conosciamo rimarremo nell'incertezza e dobbiamo farcene una ragione.

I.C. Mi pare che abbiamo ampiamente discusso dell'ampio dibattito su quest'opera. Poi avete pubblicato la partitura?

O.T. Sì l'abbiamo pubblicata con le Edizioni Il Rossignolo su consiglio americano, perché vi posso assicurare che – anche per questo aspetto - c'era una lista lunghissima di case editrici che lo volevano pubblicare, anche al buio, anche senza la sicurezza che fosse Handel, dicendoci: voi ce lo date, noi lo pubblichiamo e grazie tante…

Allora gli avvocati e studiosi americani con cui eravamo in contatto ci hanno consigliato di aprire una casa editrice nostra e di pubblicarlo in quella sede con tutti i crismi scientifici. Voglio anche sottolineare il fatto che Sony non si è approfittata di nulla; c'è stata una lunga discussione tra persone serie. Quindi abbiamo fatto i contratti negli Stati Uniti, mentre le questioni artistiche sono state discusse con la sede in Germania. Ci sono stati diversi confronti musicali con quelli che si occupano di questo settore, molti tra l'altro sono musicisti, e poi naturalmente loro hanno deciso le loro strategie di marketing, questioni in cui noi ovviamente non abbiamo messo bocca. Ma non c'è stato nessuno che si è approfittato di qualcun’altro, e tutta l'operazione è stata condotta sotto la luce del sole.

I.C. Quello che fa alla fine fa sorridere, anche se amaramente è che si sia voluto vedere dietro chissà quale operazione occulta, quasi da romanzo di spionaggio.

Comunque chiuso questo discorso ti volevo invece chiedere qualcosa circa un'informazione che ho trovato sul tuo sito sul tuo forte coinvolgimento didattico in Toscana e circa la Rete dei flauti che è stata attivata in Toscana

O.T. Sono due cose distinte: una è la nostra idea didattica, che all'estero è molto perseguita e in Italia – tranne casi sporadici – molto meno. Noi siamo convinti che lo studio della musica antica si debba fare seriamente e con basi didattiche forti e strutturate, come succede in Inghilterra o in Germania, dove molti gruppi hanno una loro base didattica e formano un vivaio di musicisti e studiosi che si interessano di questi argomenti in maniera seria. E così cerchiamo di creare questo tipo di struttura. L'Istituto Franci a Siena ci ha dato questa possibilità, ci ha invitato cioè ad allestire un laboratorio di strumenti antichi con tutta una serie di corsi; la stessa cosa è stata fatta più recentemente attraverso Pistoia Musica Antica per l’attivazione di corsi estivi. C'è stata una bella risposta e vediamo un grande interesse

I.C. All'inizio di questo mese avete fatto questa settimana di corsi

O.T. Si, l'ambiente tra l’altro è molto bello e stimolante. A Siena invece è già qualche anno che svolgiamo questa attività e c'è già un bel nucleo di studenti, che con un bel parco di strumenti si è dedicato allo studio della musica antica. Qui vari gruppi di ragazzi hanno già avuto l’opportunità di suonare in occasioni pubbliche. Noi crediamo fortemente nella didattica perché abbiamo sperimentato tante volte quanto sia bello e formativo il fatto che, ad esempio, studenti e scolaresche partecipino ai concerti, o magari prima riescano ad assistere alle prove. A volte è elettrizzante il confronto con i più piccoli che sono stupefatti nel vedere gli strumenti e le persone che li suonano dal vivo; evidentemente non capita loro spesso di avere con i musicisti un rapporto così diretto

I.C. Tutto questo è molto bello, perché se non si incomincia da molto piccoli ad avere questo rapporto con la musica e con la musica antica in particolare, difficilmente lo si riesce a recuperare da adulto

O.T. Questa cosa ci entusiasma e cerchiamo di dedicargli del tempo; ed è molto bello vedere musicisti che attraversano il mondo suonando e poi si rapportano con dei bambini, facendogli vedere un violino barocco o facendoli soffiare in un cornetto. E’ divertente oltre che costruttivo. L'idea nostra, non sappiamo ancora se la sede potrà essere Siena ma lo speriamo, è quella di formare un polo di ricerca e didattico stabile dove si studiano gli strumenti antichi e tutte le loro diramazioni verso il mondo del lavoro.

La Rete Flauti Toscana è invece un'operazione che nulla ha a che fare con la musica antica ma c'è piaciuta molto e quindi quando ci hanno invitato a farne parte abbiamo accettato molto volentieri. Si tratta di una rete che è attiva e che è stata creata da musicisti in Toscana e che ha coinvolto diversi compositori di musica contemporanea per scrivere opere originali per i partecipanti a questa iniziativa. Sono coinvolte tante scuole medie, licei musicali, alcuni conservatori e il progetto riunisce tanti ragazzi. Tra le varie sue finalità la Rete mette a disposizione le partiture nuove per loro create a bassissimo costo, per evitare la pirateria musicale, parti fotocopiate e così via.

Le partiture sono selezionate da un comitato scientifico tra quelle che arrivano direttamente dai sempre più compositori che scrivono per la Rete e vengono poi pubblicate per dare la musica ai ragazzi al costo di circa un euro, o anche meno.

I.C. ma questa è veramente una bellissima iniziativa!

O.T. Si infatti sebbene non facesse parte del nostro ambito di ricerca siamo stati contenti di sposarla perché ci è parsa un'iniziativa veramente meritevole.

I.C. Bene Ottaviano ti ringraziamo di questa tua disponibilità per questa lunga ma interessantissima intervista, e naturalmente rimaniamo in attesa delle tue prossime uscite discografiche.

O.T. Sono io che ringrazio voi.


Note

  1. G. F. HÄNDEL (attribuito a) Germanico. Serenata in due parti su libretto di anonimo. S. Mingardo, M. G. Schiavo, L. Cherici, F. Fagioli, M. Staveland, S. Foresti; Ensemble e Coro Il Rossignolo, dir. Ottaviano Tenerani. Sony/DHM 88697860452 (2 CD) - Recensione a cura di Carlo Vitali
  2. Carlo Vitali, Antonello Furnari, Händels Italienreise--neue Dokumente, Hypothesen und Interpretationen, Göttinger Händel-Beiträge 4 (1991)
  3. Juliane Riepe, Carlo Vitali, Antonello Furnari, Il Pianto di Maria (HWV 234): Rezeption, Ueberlieferung und musikwissenschaftliche Fiktion, Göttinger Händel-Beiträge 5 (1993)

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