COSTUME E MUSICA NELLE CORTI DELL'ETÀ RINASCIMENTALE E BAROCCA Dott.ssa prof.ssa ISABELLA CHIAPPARA SORIA La Francia dei Valois Magnificences politique - Moda ed Edonismo Antoine Caron - Trionfo di Marte - 1570c. - Yale University Art Gallery uci ed ombre illuminano come i bagliori di un incendio la seconda metà del Cinquecento in Francia. Guerre civili, efferati assassinii, dissesti economici, un trono instabile, con solo una donna a cercare di dominare le acque tempestose e le fortune declinanti di un paese continuamente sull'orlo della deflagrazione. Eppure Parigi ha una delle corti più brillanti d'Europa, ha ereditato i costumi della corte borgognona, con il suo amore per la cavalleria e per il mondo cortese, ma lo ha mediato con la conoscenza e la divulgazione dell'Umanesimo italiano ed erasmiano, con la diffusione della cultura rinascimentale di matrice italiana, appropriandosi delle forme dell'arte manierista. Se sono italiani gli artisti che lavorano a Fontainebleau, essi declinano gli estenuati estetismi fiorentini ed emiliani in modelli di gusto internazionale che saranno imitati a Praga come ad Harleem. La corte di Fontainebleau si esprime in un un gusto ricercato ed artificioso, diventando il riferimento assoluto per una raffinatissima cultura aulica che arriverà a Versailles, fino al Rococò delle "corti delle muse" tedesche. Edonismo ed erotismo caratterizzano una stagione del gusto che nella stessa Italia manierista non ha precedenti, i ritratti di dame al bagno, allusivi di una voluttà segreta, rappresentano l'apice di tanta trasgressiva bellezza. Maestro di Flora - Il trionfo di Flora - c1560 - Vicenza Collezione privata Sulla sinistra: François Clouet - La dama al bagno - 1550c - Washington National Gallery of Art Sulla destra: Ecole de Fontaineblaue - La dame a' sa toilette - c.1570-80 - Musée de Beaux-Arts de Dijon Non sarà un caso che, se la musica dei grandi polifonisti fiamminghi anche in Francia ha il suo centro di irradiazione nelle cattedrali e nelle cappelle di palazzo, è viceversa la musica di puro intrattenimento dei ménétriers che negli hotels della aristocrazia come a corte ha la più grande diffusione. Musica per i divertissements, per il ballo, le attività più amate, più praticate, alle Tuileries come nei castelli, a Chenonceaux come a Fontainebleau. Maestri al liuto o al violino, i ménétriers, soggetti ad una corporazione di mestiere, erano maestri nella trasmissione orale, nella memorizzazione e nella improvvisazione delle melodie che spesso avevano un'origine popolare e che da generazioni venivano tramandate per divertire popolani e nobili. La loro musica arricchiva la vita di corte dei Valois, dove accompagnava i momenti conviviali, financo i pranzi dove una piccola "bande" di violini intratteneva la famiglia reale. Le ordinanze del 1578 e 1585 che regolamentavano le attività alla corte ci dicono che la settimana di Enrico III era scandita da tre serate musicali e due di ballo. Per altro Enrico, insieme alla sorella Margherita era stato fin da giovane uno straordinario ballerino di volta, ed altri balli amatissimi erano la gaillarde, dal ritmo rapido, la pavane, al contrario solenne, il branle, di origine popolare come l'italiano saltarello e la più licenziosa forlane, accompagnata da castagnette e tamburi. Tutte queste danze erano proposte in suite e spesso erano trasposte in "chanson a danser", destinate quest'ultime ad essere cantate mentre erano danzate. Il ricchissimo repertorio di airs de dance e di chansons poteva avere come autori poeti, come Mellin de Saint-Gelais che si accompagnava anche al liuto, o Pierre de Ronsard, il celebre autore del Cyrano, suo è il testo della chanson molto nota Rossignol, mon mignon, musicata da Claude Le Jeune. La diffusione di tutto questo ricco materiale era enorme attraverso edizioni a stampa che avevano nomi accattivanti come: Le Rosier des chanson nouvelles o Le Plaisant Jardin des belles chansons. Anche uno dei più importanti trattati di coreografia Orchésographie di Thoinot Arbeau fu pubblicato in Francia nel 1589. Non dobbiamo quindi stupirci che a differenza dell'Italia dove fu lo spettacolo teatrale il protagonista degli eventi a Corte, in Francia fu la danza e la sua forma evoluta il ballet de cour a diventare il simbolo stesso della Monarchia. L'evoluzione in termini simbolici della danza geometrica detta "orizzontale" sarà infatti il contributo delle feste rinascimentali francesi all'antica arte del ballo, che fin dal XIII secolo era stata una componente fondamentale della vita mondana delle aristocrazie europee ed esempio di comportamento civilizzato, ma vide in particolar modo nella volontà di emulare gli antichi, nel desiderio di Armonia e Bellezza, nella creazione di un ordine universale che si esemplava sul movimento delle sfere celesti, la concretizzazione di quegli antichi misteri restituiti dall'Ermetismo e dal Neoplatonismo ficiniano. Les Egyptiens qui furent dei sages reglez jusqu'aux plus petites choses, firent les premiers de leurs Dances des hieroglyphiques d'action, comme ils avoient des figures pour exprimer leur Mysteres....Ils disent que toutes les Dances que faisoient les Egyptiens representoient les mouvement celestes & l'harmonie de l'Univers. Ménestrier - Des Ballets anciens et modernes - 1682, pp.33-36 Una regina domina la scena politica francese del secondo Cinquecento ed è Caterina della famiglia italiana de' Medici. Rimasta vedova molto presto gestirà la difficile situazione venutasi a creare con la minore età dei suoi figli maschi, che moriranno a pochi anni dalla presa di possesso del trono, in una Francia devastata dalle guerre di religione e dalla rapace attenzione del re di Spagna. Anche se Caterina intratterrà con i figli rapporti non conflittuali, saranno deflagranti gli eventi tragici che la vedranno protagonista, e dei quali la storia, spesso parziale nel giudizio, le attribuirà la colpa. A cominciare dal terribile massacro della "Notte di san Bartolomeo" del 24-25 agosto 1572, quando fu uccisa una moltitudine enorme di protestanti a Parigi e nella Francia intera. Una sanguinosa guerra civile fra opposte fazioni aristocratiche mascherata da guerra di religione, un odio inestinguibile per i seguaci della nuova fede riformata, dietro alla quale non c'era Caterina, ma la famiglia dei Guisa cattolici e filospagnoli e soprattutto l'ombra lunga di Filippo II. Gli intenti di Caterina erano sempre stati di segno contrario, di pace e riconciliazione fra gli opposti fronti. Fin dai colloqui di Poissy, Caterina aveva tentato disperatamente di proteggere il regno dei suoi figli dalle mire dei nemici interni ed esterni, aveva tentato di mantenere un equilibrio precario, in una situazione che spesso però le sfuggiva di mano. Anche Enrico III ultimo della sua stirpe doveva morire per mano di un sicario, lasciando la Francia in una situazione disperata e drammatica dalla quale uscì a prezzo di enormi perdite, solo con la salita al trono dell'erede ugonotto, poi convertitosi Enrico di Borbone-Navarra. Caterina era arrivata in Francia, nel 1533, sposa del secondogenito di Francesco I, Enrico, unica figlia di Lorenzo de Medici, duca di Urbino e di Madelaine della Tour-d'Auvergne, di una importante famiglia aristocratica francese. La vediamo in un ritratto giovanile forse della fine degli anni '40, vestita seguendo il gusto della patria adottiva, con una sontuosissima robe di velluto nero totalmente trapunta di perle e diamanti, maniche ad ali foderate di ermellino, una collerette di gusto italiano aperta sul seno e una enorme quantità di gioielli fra i quali una croce con enormi diamanti tagliati a tavola e sette grossissime e bellissime perle barocche, che potrebbero essere quelle donatole dal prozio e tutore papa Clemente VII. Le stesse perle straordinarie che passate alla nuora Maria Stuart finirono poi nelle rapaci mani di Elisabetta I. Comunque la veste del ritratto dimostra quanto la Francia fosse però ancora attardata in una moda sorta all'inizio del Cinquecento, che solo la presenza del verdugadin di gusto spagnolo sembrava attualizzare. Negli stessi anni di questo ritratto, la favorita di Enrico, divenuto re, l'algida Diana di Poitiers, la vera signora della corte di Parigi, padrona assoluta del cuore del re, ci lascia solo immagini trasposte della divinità di cui portava il nome, bellissimi e sensualissimi nudi, in cui l'esplicito erotismo molto ci dice della licenziosità sessuale che vigeva a corte.(1) François Clouet - Bagno di Diana 1550c. - Rouen Musée des Beaux-Arts A stupire è la relativa mancanza di ritratti dinastici. La stessa Caterina, dopo la tragica morte in torneo del consorte, porterà il lutto per tutto il resto della sua lunga esistenza, lasciando solo rarissime immagini in austere vesti e cuffie nere. Dei tanti re e regine che si sono succeduti sul trono francese nella seconda metà del '500, esistono solo piccoli ritratti a mezzo busto, in gran parte disegni colorati di François Clouet, che poco ci dicono sulla moda e l'unico ritratto significativo è quello della regina di Carlo IX, Elisabetta d'Austria, del 1571 sempre del Clouet. Anch'esso a mezzo busto, ci mostra il bel viso incorniciato da una fraise, sostenuta da un carcan ingioiellato, acconciatura ad arcelet, la scollatura quadrata completamente coperta da una gorgerette e busto già caratterizzato dalla presenza del corps piqué con il suo rigido busc. Un tipo di veste che potevamo negli stessi anni trovare in Italia, come in Spagna, o Inghilterra. François Clouet - Ritratto di Elisabetta d'Austria 1571 - Parigi Musée del Louvre Anche il giovane re è ritratto da Clouet negli stessi anni in una versione aggiornata al gusto degli anni '70 del pourpoint a jupe flottant chiamato ora casaque indossato su gonfissime hauts-de-chausses, con una cape sulle spalle, tutto perfettamente allineato al gusto spagnolo imperante in Europa a quella data. Comunque, nonostante questi due, rari, esempi, la carenza di ritratti ci costringe a guardare ad un altro tipo di documentazione, anche se non correttissima dal punto di vista filologico. Si tratta di alcune raffigurazioni delle celebri feste, le Magnificences che dagli anni sessanta fino al 1585 arricchiranno gli incontri diplomatici, le entrée dei sovrani, le nozze reali, e che hanno anche una ricca documentazione scritta, proprio per propagandare la Magnificenza dei Valois. Questa virtù unita a quella della Liberalità era stata codificata nelle Corti italiane già dal primo Cinquecento e aveva avuto come strumento espressivo la Meraviglia. Ripresa dalla Poetica di Aristotele, la Meraviglia, fine ultimo della Poesia, come esperienza sensoriale, quindi come modo di scatenare le emozioni, aveva avuto negli spettacoli organizzati dai principi italiani la possibilità di esprimere in pieno tutta la sua valenza ideologica, ben esemplata dagli scritti degli stessi addetti ai lavori, come l'architetto Sebastiano Serlio: Questo già videro gli occhi miei in alcune scene ordonate dall'Architetto Girolamo Genga, ad istantia del suo padrone Francesco Maria Duca di Urbino, doue io compresi tanta liberalità nel Principe, tanto giudicio & arte nell'Architetto, & tanta bellezza nelle cose fatte, quanto in altra opera d'arte che da me sia stata veduta giamai (O Dio immortale) che magnificentia era quella... Sebastiano Serlio - Libro Primo d'Architettura, Libro II, p.47 v. Certo le prime feste organizzate dai Valois sono ancora di impianto in gran parte tardo medievale, ricalcando quelle borgognone e riflettendo l'influsso che aveva avuto la festa di Binche con il suo ricco apparato di tornei a tema cavalleresco-cortese, ma l'apparizione della componente mitica e neoplatonica sarà di grande importanza per l'evoluzione di questo modello antiquato che vedrà nascere al suo interno con tutta la sua prorompente novità il Ballet de cour. E, nelle Magnificences, la Meraviglia avrà grandemente modo di esprimersi, fra tournoi a théme, quintane, giostre e il ballet nascente, con Caterina de' Medici attenta regista e geniale coreografa. Enormi capitali, nonostante il fortissimo indebitamento dello Stato verranno spesi in nome della grandiosità dei sovrani. Dobbiamo infatti considerare le feste rinascimentali come un Instrumentum regni attraverso il quale il Principe usa l'Arte e la trasforma in strumento di potere. La regina utilizzerà infatti queste feste con i loro ricchi apparati per veicolare un messaggio ideologico utile alle sue politiche, ma nello stesso tempo, per ricreare quell'Armonia universale che, solo la festa con la sua fusione di poesia, musica, danza e scene, quindi architettura, era in grado di realizzare e che solo i Principi erano in grado di riportare sulla terra. Lo Stato assolutista si specchiava così nella struttura geocentrica del cosmo.(2)
Joos van Henkel e Franchois Sweets o Francois Spiering (tessitori) Lucas de Heere (gand 1534-1584) (cartone du disegno di Antoine Caron) post 1574-ante 1582 Arazzi della serie "Feste alla corte dei Valois" - Firenze Galleria degli Uffizi Documenti delle Magnificences sono una serie di arazzi, oggi alla Galleria degli Uffizi, che mostrano, con qualche sfasamento cronologico le mode francesi fra anni '60 e '80 oltre ad essere degli straordinari strumenti visivi per conoscere l'andamento delle feste a corte. Gli abiti indossati sono per le dame robes aperte su corps e basquine portate su verdugadin en entonnoir, con maniche rigonfie sull'omero a maheutres o a gigot, silhouette avvitata con taglio a punta della vita, acconciature ad arcelet in qualche caso con piccole cuffie chiamate atifet rialzate ai lati del viso, collerette aperte sul seno o nelle tipologie di abito chiuso, a circondare la gola con una piccola fraise (gorgiera). Un'insieme di mode italiane e spagnole che nelle vesti maschili risalta maggiormente. E' infatti proprio in quest'ultime che incomincia a nascere quella stravaganza, quel gusto vagamente effemminato, quell'esuberanza che così bene conosceremo nell'età barocca matura. Intanto le forme dei calzoni che si incominciano a diversificare, a seconda che seguino il modello italiano o spagnolo. Italianissime, anzi veneziane sono le chausses en tonnelet, non a caso chiamate in Inghilterra dove avranno un enorme successo venetians. Si tratta del primo esempio di calzoni tagliati in un'unica soluzione e sono i veri antenati di ogni forma di calzone moderno. Nati a Venezia negli anni sessanta non ebbero grande diffusione in Italia, se non dal Seicento. In Francia invece saranno amatissimi e nella moda barocca a venire diventeranno i pantalon degli anni di Luigi XIII, dove il nome fa chiaramente riferimento alla maschera di Pantalon de' Bisognosi della Commedia dell'Arte. A questi si affiancavano culots, calzoni cortissimi alle natiche, chausse a lodier, aderentissimi fino al ginocchio ed accoltellati, con un elemento imbottito intorno alla vita, chausse pleine o a la gréguesque, rigonfi di gusto spagnolo, tutti portati con un pourpoint (giubbone) dal vistosissimo panseron (imbottitura sul basso ventre). Corte cappe curiosamente chiamate clysteriques o ampie berne a' la mauresque erano portate sulle spalle. Piccole toque piumate o alti sombreri, enormi fraises di pizzo inamidato, perle alle orecchie, tutto contribuiva a fare di questa una moda degli eccessi che ha negli anni del regno di Enrico III il suo apogeo. Ne abbiamo la dimostrazione guardando le immagini che illustrano vari momenti delle feste per le nozze del Duca di Joyeuse, uno dei mignons del re, anzi il più amato. Dame e cavalieri davanti al re e alla regina, danzano accompagnati da musicisti che suonano violoni e viole, liuti e bombarde, oboi e cornamuse. Ovunque regna l'eccentricità. Anche le donne, in questi folli anni ottanta si sono adeguate alle stravaganze. Scuola francese del XVI siecle - Ballo per le nozze del Duca di Joyeuse - 1581 - Parigi Musée du Louvre Scuola francese del XVI siecle - Ballo per le nozze del Duca di Joyeuse - 1581 - Parigi Musée du Louvre Innanzitutto appare il verdugadin en tambour di forma cilindrica, ampissimo e leggermente corto, adattissimo per danzare, aggiungerei, i capelli si sono gonfiati innaturalmente sulle tempie en raquette, le collarettes in merletto si sono allargate (grande collarette) e montano sul collo grazie a sostegni rigidi (collet monté), in alcuni casi si trasformano in collarettes fraisées oppure perdono l'inamidatura e diventano a la confusion. I corps piqué si sono allungati a dismisura fra le gambe, e le maniche, gonfiate enormemente tramite imbottiture e sostegni interni, diventano ballonnée, con alti rebras di pizzo al polso.(3) Forse è un ritratto della regina Luisa di Lorena quello che si trova al Castello di Blois, in una copia più tarda, dove una dama con sontuose broches di diamanti sul petto mostra un corps coronato da un'altissima grande collarette di pizzo. Anonimo francese del XVI sec. - Ritratto di dama - Castello di Blois (copia) Insomma il barocco nascente ormai si sta codificando come l'età del massimalismo. Eppure è in questo contesto "smisurato" che trova la sua ultima e più alta espressione la musique mesurée. Dobbiamo questo termine a Jean Antoine de Baif e alla sua Académie di Poésie e Musique fondata nel 1570 con il patrocinio di Carlo IX e che aveva avuto un ruolo fondamentale nella creazione dei programmi delle Magnificences. Il suo obiettivo era ritrovare una misura unica per poesia e musica restituendo le consuetudini dei poeti antichi, e ritrovando così anche gli effetti della musica antica, come veniva raccontato nei miti di Orfeo ed Anfione. Anche nel 1581 per le Magnificences per il Duca di Joyeuse i musicisti e i poeti dell'Académie furono coinvolti ed esse rappresentano quindi l'apice di quelle ricerche che per tanti anni avevano portato avanti i poeti della Pléiade fra i quali Pierre de Ronsard e musicisti come Claude Le Jeune. Quest'ultimo in particolar modo voleva ricreare quei miracolosi effetti che si narrava avesse ottenuto Timoteo eccitando Alessandro fino a farlo impugnare le armi per poi, cambiando modulazione alla musica, riportarlo alla calma. Si dice che durante un intrattenimento della sera del 19 settembre un brano di Le Jeune, che è stato individuato nell'air La Guerre abbia ottenuto lo stesso effetto su un capitano della guardia del re. Molte altre airs di Le Jeaune furono realizzate per quelle feste fra esse il lunghissimo Epithalamium su vers mesurée di Baif recitato il 18 settembre giorno delle nozze, con musici abbigliati all'antique che accompagnavano Imene, e la chanson O Reine d'honneur intonata dalle divinità marine durante l'entrata trionfale nel cortile del Louvre del re su una grande nave. Infatti, se le Magnificences del 1581 rappresentano l'apogeo delle rappresentazioni di soggetto cavalleresco, fu l'apporto sempre più preponderante dell'elemento mitico e della sua fusione sincretica con i vecchi temi cortesi ad essere determinante per la lettura totalmente politica dell'evento. Gli dei scendono in terra a sostenere le giuste rivalse dei sovrani e il re stesso si presenta come un grand soleil estival. Una grande volta celeste fu eretta al Louvre sotto un theatre pompeux con gli astri che ruotavano predicendo le fortune gloriose della famiglia reale mentre tritoni e sirene, intonavano vers mesurée che si concludevano solennemente nel ritornello: Astres heureux tournez, tournez cieus, tourne le destin. Si può così senz'altro affermare che lo scopo della musica antica di Baif era anche quello di provocare effetti magici ed incantatori che dovevano far discendere "la vita dei cieli" sui sovrani e la Francia attraverso gli influssi delle stelle fortunate di cui la più importante era il sole, e naturalmente sia Caterina che il re, seguaci convinti dell'occultismo magico di impronta orfica, erano perfettamente consapevoli che tutta la festa fosse un sofisticato incantesimo.(4) Baif non aveva invece collaborato al Balet comique de la Reyne che aveva avuto il suo elaboratore e regista in Balthazar de Beaujoyeulx, l'italiano Baldassarre di Belgioioso, e che aveva visto la regina Luisa di Lorena e la sposa con le loro dame intervenire come danzatrici, creando dei magnifici balletti basati su simboliche figure geometriche. In esso le potenze astrali assise sotto la voute dorée un vero e proprio cielo, dove dieci concerts de musique suonavano una armonia celeste, si alleavano e combattevano per sostenere la Francia contro la maga Circe che trasformava gli uomini in bestie. Ella incarnava i Vizi che il re con il sostegno della Ragione doveva vincere. Le Virtù e gli Dei, Minerva, Mercurio e Giove, tutto concorreva nella trama di questo ballet, dove ormai la componente drammatica rappresentava il vero elemento rivoluzionario. Come per gli altri eventi di queste nozze si era voluto creare un grande talismano poetico e magico che avrebbe dovuto portare influssi favorevoli, allontanando dalla Francia e dalla sua Monarchia la tragedia incombente. Così recitavano i versi che accompagnavano una musica mai udita: O bien heureux le ciel qui de se feaux nouveaux Jaloux effacera tous les autres flambeaux! O bien heureux encor sous ces princes la terre O bien heureux aussy le navire françois Esclairé de ses feaux, bienheureuses leurs loix Qui banniront d'icy les vices et la guerre. Ma purtroppo la Storia volle diversamente, la tempesta si addensò e la nave francese precipitò nel baratro. NOTE - Il dipinto di François Clouet Bagno di Diana inequivocabilmente è un ritratto di Diana di Poitiers per la presenza sullo sfondo di un cavaliere in vesti nere e bianche, questi erano i colori della divisa dei due amanti, che non può essere altri che Enrico II.
- Magnificences si terranno a Chenonceaux e Fontainebleau nel 1563-64, a Bayonne nel 1564-65, a Parigi nel 1571 per l'entrata trionfale di Carlo IX ed Elisabetta d'Austria, a Parigi per le nozze di Enrico di Navarra con Margherita di Valois, nel 1573 per gli Ambasciatori polacchi e nel 1581 per le nozze di Anne de Joyeuse, favorito di Enrico III con Margherita di Lorena sorella della regina Luisa.
- Nel Cinquecento l'Europa, Francia compresa, doveva tutto ciò che era lusso all'Italia. Erano infatti italiani, fiorentini o veneziani, i più preziosi tessuti operati e broccati di seta e oro, le telette d'argento, i velluti controtagliati. Il merletto ad ago nasce a Venezia alla metà del Cinquecento, e nei suoi tipi più diffusi: il reticello e il punto in aria conobbe una fortuna vastissima che continuò nel Seicento con il punto a rilievi, il punto piatto e a la rose. I nastri di seta colorata venivano soprattutto da manifatture milanesi, così da Venezia le calze di seta ad ago. La moda per grandi collari di merletto inamidato inizia a Venezia dagli anni settanta e fu soprattutto attraverso i libri di modelli di pizzo che Federico de Vinciolo, ricamatore italiano trasferitosi in Francia, pubblicò a Parigi, quello del 1587 lo dedicò alla regina Luisa di Lorena, che la moda del merletto dilagò. Moda costosissima che nel Seicento portò alla "guerra dei merletti" fra Italia e Francia.
- Estremamente importante è in tal senso la lettura del De vita coelitus comparanda di Marsilio Ficino, nel quale si era teorizzato un tipo di incantesimo orfico nel quale la musica e il canto intonato alla lira era in grado di far discendere lo spiritus degli astri favorevoli. A questo scopo anche il cambio degli abiti di colori diversi ad ogni intrattenimento, specificati con cura nel programma, doveva concorrere all'aspetto magico-simbolico della festa.
(c) 2011 Isabella Chiappara Soria
BIBLIOGRAFIA - Boucher François - A History of Costume in the West - London-NewYork 1966-1987
- Jeroen Duindam - Vienna e Versailles - le corti di due grandi dinastie rivali (1550-1780) - Roma 2004
- Yates Frances - Astrea - L'idea di Impero nel Cinquecento - Torino 1978
- Hauser Arnold - Il Manierismo - La crisi del Rinascimento e l'origine dell'Arte Moderna - Torino 1965-1988
- Nevile Jennifer - La danse et l'élite aristocratique dans l'Europe de la Renaissance - in Goldberg, Magazine de musique ancienne et baroque n°38 Febbraio 2006
- Ruppert Jacques - Le Costume - La Renaissance - Le Style Louis XIII - Paris 1990
- Strong Roy - Arte e Potere - Le feste del Rinascimento 1450-1650 - Milano 1987
SITOGRAFIA Per la descrizione dettagliata delle Magnificences e dei Ballets ad esse collegati si rimanda a - Ars Magna Lucis & Umbrae (link)
- Balletto.net (link)
DISCOGRAFIA - Le Jardin de Melodies - 16th century french dances & songs
Dances et chansons françaises du XVI siecle The King's Nouse - David Douglass dir - Paul O'Dette liuto - harmonia Mundi USA - Chansons sur des poémes de Rondard
Ensemble Clément Janequin - Dominique Visse - Harmonia Mundi
UNA SELEZIONE DI MUSICA ONLINE - Claude Le Jeune, La Guerre
Ensemble Clément Janequin, dir. Dominique Visse
- Brani da "16th Century French Dances & Songs (The King's Noyse) - Le Jardin de Melodies"
- Mon Dieu la belle Entrée
- Rossignol, mon mignon
- Pavane and Galliard 'de la Battaille'
- Premiere Suyette de Branles
- La Parma - Saltarello
- Je suis desheritee
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