I.C. Allora Ottaviano noi come sempre iniziamo queste conversazioni cercando di scoprire come è avvenuta la formazione, come si è divenuti musicisti e soprattutto musicisti interessati al repertorio barocco. Tu sei toscano quindi presumo che avrai studiato a Firenze? O.T. Si, ho incominciato a studiare a Firenze in Conservatorio, studiando prima pianoforte e composizione; poi clavicembalo al conservatorio di Bologna e direzione d'orchestra alla Accademia Filarmonica; quindi ho avuto questi due poli Bologna e Firenze, Bologna più per la musica antica e Firenze per la prima formazione. E' stato però a Firenze che ho conosciuto gli altri fondatori del gruppo Il Rossignolo, che sono Marica Testi che è una traversierista e Martino Noferi che è flautista dolce e oboista barocco. Eravamo sui banchi del conservatorio quando abbiamo incominciato a suonare insieme I.C. che anni erano? O.T. saranno stati la fine degli anni '80, perché negli anni successivi si è costituito il gruppo e il primo disco l'abbiamo inciso nel '98, i madrigali di Orazio Caccini. Martino è stato il primo ad incominciare con la musica antica; essendo flautista dolce lui fin dall'inizio ha iniziato i suoi studi con lo strumento antico, mentre io e Marica veniamo dallo strumento moderno, io dal pianoforte e lei dal flauto traverso, per poi deviare verso gli strumenti antichi. I.C. Quindi fin dall'inizio vi siete interessati di musica antica, come testimonia il cd sui madrigali di Orazio Caccini O.T. Esiste un'unica fonte di questi "Madrigali et canzonette a cinque voci" che è a Modena, nella Biblioteca Estense; purtroppo sono incompleti perché manca una parte per cinque madrigali e non si conoscono attualmente altre fonti per completarli, quindi noi incidemmo solo il sopravvissuto I.C. Si tratta di madrigali di quale epoca, fine '500 o primi del'600? O.T. Sono del 1585. Orazio Caccini era il fratello maggiore di Giulio ed erano originari di Montopoli in Valdarno, dove io abito tra l'altro; il padre era probabilmente un falegname o un commerciante di legname. Ad un certo momento molti che operavano in questo settore furono reclutati a Roma e così la famiglia si trasferì I.C. Infatti io sapevo della provenienza romana dei Caccini O.T. Sì perché Orazio e Giulio nacquero a Roma, ma la famiglia era originaria del Valdarno così come molti altri musicisti che gravitarono intorno alla Camerata de' Bardi ad esempio, Vincenzo Galilei I.C. quindi la formazione romana, se non addirittura napoletana dei Caccini è confermata O.T. Assolutamente. I.C. Quindi dopo questo inizio madrigalesco come è proseguita la vostra carriera ed anche ricerca perché tu fai anche molta ricerca musicologica, come prova anche il fatto legato all'uscita del Germanico. O.T. E’ proseguita come per tantissimi che fanno questo repertorio, il tempo è diviso fra l'esecuzione e la ricerca. Dopo il disco di Caccini, anche la produzione discografica si è bilanciata tra due poli, uno sempre legato alla ricerca: così per esempio sono usciti dischi come queli incentrati sulla figura di Padre Martini I.C. Infatti ho visto che sono usciti diversi cd legati a questo musicista O.T. Sì infatti. Quello fu un periodo in cui registravamo con Tactus, che è una casa discografica bolognese. Venne fuori, parlando con il titolare, il discorso a proposito di una certa mancanza di incisioni legate a Padre Martini e così nello stesso periodo ci furono varie registrazioni per Tactus - non solo le nostre - che vollero indagare su questo musicista. Noi realizzammo un paio di dischi di musiche inedite che noi stessi trascrivemmo dai manoscritti. La stessa cosa avvenne per Giovanni Battista Sammartini. Abbiamo registrato una raccolta di suoi Notturni per flauto traverso, due violini e basso, anche quelli inediti, perché - anche in questo caso - la figura di Sammartini si conosce ma nello stesso tempo non così in modo approfondito. Anche attualmente, a meno che non mi sia sfuggito qualcosa negli ultimi anni, il catalogo di Sammartini risulta di complicata lettura: c'è tantissima sua musica nelle biblioteche di tutta Europa ma molto spesso quando troviamo nei cataloghi il nome Sammartini non sappiamo se si tratti di lui o del fratello, essendo - talvolta e inoltre -cose di uno attribuite all'altro e viceversa. Inoltre si trovano composizioni diverse che riportano gli stessi numeri d'opera, oppure il contrario. Quindi il catalogo di Sammartini è - credo – ancora piuttosto confuso e chi si vuole avvicinare a questo musicista e magari approntare un catalogo definitivo e certo dovrebbe fare un lavoro incredibile: verificare tutti i pezzi catalogati, se ci sono doppi, trovare quelli che sono diversi ma si chiamano nello stesso modo… noi solo per mettere insieme questa raccolta di sette notturni abbiamo dovuto prendere tanti manoscritti da varie biblioteche diverse per fare i dovuti confronti. Nel nostro caso gli stessi brani a volte si chiamano Notturni altre volte Concertini altre ancora Concerti, ma nella pratica si scopre che il pezzo è lo stesso. Quindi per mettere insieme quella raccolta ci fu un lavoro notevole per escludere ogni doppione e per arrivare ad un insieme coerente. Insomma, Sammartini meriterebbe di essere indagato in maniera approfondita, ma dovendo ovviamente compiere un gran lavoro, visionando tutta la musica, e non potendosi fidare solo dei cataloghi, anche di quelli antichi, perché non darebbero risultati attendibili. Tornando ai dischi, diciamo quindi che da una parte abbiamo operato incidendo quello che proveniva dalle ricerche, dall'altra abbiamo inciso opere che erano già conosciute, come è successo per i Concerti per violino, organo e archi di Vivaldi o le Sonate Op 2 di Benedetto Marcello, o i concerti di Alessandro Scarlatti. Z. Stiamo parlando del Sammartini, il padre della sinfonia? O.T. Sì proprio lui. C'era – come si diceva - anche un fratello che si chiamava Giuseppe. In più a quanto detto, quando si cercano le loro musiche c'è anche confusione sui cognomi perché questi Sammartini avevano provenienza francese e quindi probabilmente il cognome di origine era Saint-Martin; quindi le grafie del cognome potevano essere le più diverse. Inoltre a quei tempi la trascrizione dei cognomi non erano sempre univoche, e questo - unito al fatto che entrambi i fratelli erano musicisti e che a periodi operavano negli stessi ambienti - ha creato grande confusione al fine di definire l'autore reale. Credo che nessuno, abbia avuto tempo e risorse per fare un'indagine definitiva I.C. Beh forse sulle sinfonie c'è stata una maggiore investigazione O.T. Si forse. L’investigazione parziale credo anche derivi dal giudizio che i posteri hanno dato di Sammartini; chi lo considerava un gran genio e chi, con un giudizio molto duro, un imbrattacarte, tanto è quello che lui ha composto. Certamente tutto ciò ha contribuito al portare a non interessarsi per lungo tempo al personaggio che invece probabilmente meriterebbe. E’ certo che le nostre ricerche siano spesso viziate dal giudizio a posteriori sui personaggi. Tutti questi autori che stanno a cavallo tra il cosiddetto tardo barocco e il classicismo, e che vengono chiamati a volte i galanti - come i figli di Bach o i Sammartini lo stesso Padre Martini, si trovano in una fase della storia in cui il linguaggio proprio del barocco si è destrutturato e tutti sono tendenzialmente alla ricerca di nuovi linguaggi. Infine oggi noi conosciamo Mozart e Beethoven e diciamo che i galanti sono i precursori, ma in realtà Mozart è venuto dopo ed è lui che costruisce inevitabilmente su di loro. I.C. Questo è sempre il discorso legato alle scuole e all'evoluzione, se quello che è venuto dopo è diventato più famoso soppianta quello precedente Z. Certo poi al conservatorio si insegnano il classicismo: Haydn, Mozart e Beethoven, tutto il resto non esiste O.T. Infatti la considerazione degli autori va contestualizzata rispetto al periodo nel quale questi autori hanno operato, in cui sono stati percepiti dai contemporanei. Se si leggono i celebri Viaggi di Burney si trova scritto che Hasse e Gluck sono i Raffaello e i Michelangelo della musica e che Carl Philipp Emanuel Bach è il più grande compositore per tastiera, che ha superato di gran lunga il padre che era un semplice compositore di fughe. E' chiaro che noi dobbiamo tenere conto di questo giudizio e di quando è stato espresso, poi naturalmente la storia posiziona come vuole i suoi personaggi e la lettura globale e comparata è una proprietà solo nostra che possiamo vedere la storia tutta fino ad oggi I.C. E' anche vero che il pangermanismo che ha dominato nell'Otto-Novecento ha cancellato molta della considerazione che si aveva per la scuola italiana, e di quello che aveva dato al resto d'Europa. Ci si è concentrati sui tedeschi, sugli austriaci e non si è voluto vedere che loro venivano da una scuola precedente che aveva dato loro determinate coordinate di linguaggio O.T. Certo ed alcuni autori ne hanno fatto le spese più di altri I.C. Infatti. Io recentemente mi sono molto messa da ascoltare i riformatori dell'opera tardo settecentesca italiani, Traetta, Jommelli e devo dire che in alcuni casi sono molto più avanzati di Gluck, poi in realtà sembra che l'unico ad aver riformato sia stato Gluck O.T. Questo è un tratto tipico di quando si vuole semplificare la storia; molto spesso, soprattutto negli studi accademici e per fini di chiarezza didattica, si tende a schematizzare in maniera estrema quindi si fanno dei tagli con l'accetta che ovviamente sono lontanissimi dalla realtà, ma per gli approfondimenti servono poi gli studi specialistici e meno male che ci sono I.C. Anche Padre Martini è molto interessante come personaggio. in genere di lui si parla come di un teorico O.T. Nella realtà Padre Martini - da quello che si dice di lui - era un personaggio che già ai suoi tempi veniva descritto come poliedrico, attivo su tanti fronti, sia sull'aspetto teorico che nella produzione musicale; ha scritto tante cose, di cui molte di notevole spessore. Come sempre dipende da che punto di vista lo si guarda, da che angolazione si osservano il personaggio e la sua produzione. Credo che Padre Martini sia un autore molto godibile e lo dimostra il pubblico che lo apprezza. Quando si eseguono musiche di autori come Sammartini, Padre Martini, lo stesso Hasse, possono apparire talvolta molto semplici, ma questa semplificazione in realtà nasconde altre doti e ogni compositore ha le sue peculiarità. La semplificazione della scrittura non sempre porta con sè un tratto negativo; semplicemente i gusti cambiano e musicisti come questi, estremamente esperti, seguono il loro gusto e sanno cosa piace ascoltare alla gente, scrivendo quindi in maniera molto efficace. E' rarissimo che tra questi compositori ci possa essere lo sprovveduto. In un panorama dove ci sono dei grandissimi, è difficile pensare che questi nascano dal nulla. Si era allora in un periodo in cui la cultura e la preparazione musicale erano molto diffuse e quindi il livello della produzione - perfino nei musicisti sconosciuti - era molto alto. I.C. Certo, ieri (domenica 14/7 ndr), abbiamo ascoltato a Roma un concerto su di un fortepiano copia del Cristofori conservato al Museo degli strumenti musicali del maestro Andrea Coen che ha eseguito delle sonate di un certo Ludovico Giustini da Pistoia, che io non conoscevo e che mi hanno colpito per la loro eleganza e il gusto internazionale (anni '30 del 700 ndr) O.T. Sì, tra l'altro quelle sonate fanno parte della prima raccolta scritta esplicitamente per lo strumento a martelli. Ancora una volta, come si diceva, si nota che il personaggio magari pur poco conosciuto è dotato di un'arte di base molto alta. Nessuno si improvvisava musicista, e in questa situazione poi ci si spiega perché nascessero le grosse personalità I.C. Certo nell'età barocca era talmente ampia la base che praticava musica e dotata di una formazione talmente alta, in una situazione di grandi competenze e variegate possibilità di apprendimento, che non dobbiamo stupirci di trovare poi dei picchi, sempre considerando il fatto di chi poi li giudichi come picchi. O.T. Certo. I picchi però non partono da un livello zero! Quelli che stanno loro intorno sono tutti ad un livello già molto alto. I.C. A proposito di grandi musicisti noi abbiamo ascoltato a Roma il 23 giugno l'oratorio inedito di Antonio Caldara La Santa Flavia Domitilla, per quattro voci e orchestra, un'esecuzione molto bella, ci parli di questo oratorio? O.T. dal punto di vista storico di questo oratorio si sa ben poco: diciamo che nella produzione degli oratori di Caldara questo lo possiamo posizionare cronologicamente intorno al 1713, ed ha avuto la prima esecuzione dove lo abbiamo dato, ossia la Chiesa di S.Maria in Vallicella, poi è stato dato nella Cappella Imperiale a Vienna l'anno dopo, nel 1714 e per quello che se ne sa l'anno successivo è stato eseguito ancora a Roma. Anche su Caldara c'è ancora molto da indagare. Tra i vari scritti e articoli, una studiosa che ha fatto studi molto approfonditi ma non ancora esaustivi è stata la Ursula Kirkendale, a cui si debbono alcune indagini storiche sull'autore e su questi pezzi. Lei come altri sostiene che Caldara in quegli anni stesse facendo la corte agli Asburgo cercando impiego a Vienna e che questo oratorio sia stato scritto originariamente nel '12 per Vienna, poi invece in realtà ha avuto la prima esecuzione a Roma e soltanto la seconda a Vienna. In tutto questo come spesso accade sopravvive una sola partiturea, quella viennese e quindi noi ci siamo basati su quella, quale unica fonte. Anche del libretto non si conosce l'autore I.C. Non si può pensare che fosse uno dei letterati che gravitavano a Roma nell'orbita dell'Ottoboni o del Ruspoli O.T. E' possibile, anche perché Caldara di fatto è nell'ambiente Ottoboni-Ruspoli e sostituisce Handel nel 1709 come musicista dei Ruspoli. Vedendo il libretto si può notare che è immerso in un contesto di estasi molto pronunciato… I.C. Sì è vero è un libretto molto particolare ed io ho notato la grande presenza del tenore, non è così usuale. O.T. Si questo personaggio, che storicamente era il marito, nel libretto dell'oratorio diventa il promesso sposo I.C. Tra l'altro nell'agiografia della Santa aveva anche un altro nome (console Flavio Clemente che si trasforma in Aureliano ndr) O.T. Si è vero mentre sono conservati i nomi dei due santi, Nereo ed Achilleo, consiglieri di Flavia Domitilla I.C. Anche perché sono stati martirizzati e quindi è rimasta la memoria dei Santi Martiri. Comunque quello che mi colpì fu il fatto che al tenore fossero affidate le arie più belle, la prima aria era bellissima anche a livello orchestrale Z. Erano molto belle. Come dici tu la prima aria del basso era particolarmente interessante I.C. c'è in effetti questa dicotomia che sul libretto è scritto tenore in realtà poi ad interpretare il ruolo è stato quasi un baritenore, dal timbro molto scuro O.T. Sì ma era la voce che ci serviva per questo ruolo. Una cosa comune agli oratori di Caldara di quel periodo è che lui tende ad abbandonare le voci basse, anche negli strumenti, avrete notato che manca la viola, a vantaggio di una scrittura alla fine a tre parti. Tutti i commentatori notano che in questo periodo Caldara sposa questa formula per gli strumenti e progressivamente e contemporaneamente elimina le voci basse e sceglie voci di soprano, contralto e tenore. Con questa tendenza vocale volevamo un tenore corposo, scuro I.C. anche perché tutti gli altri ruoli sono per voci di soprano e contralto O.T. Questo anche ci ha colpito di questo oratorio. Certo tutti conoscono Caldara come grande compositore, ma man mano che lo si eseguirà si capirà sempre di più l'importanza di questo personaggio. Noi non conoscevamo quest'opera ma quando ce la siamo trovata di fronte abbiamo avuto la sensazione, studiando e suonando, di aver davanti qualcosa che ci sembrava di aver già sentito e questo è stato confermato da tutti i musicisti e i cantanti che hanno partecipato a quest'operazione. Caldara evidentemente è stato fonte d’ispirazione per molti musicisti, doveva essere estremamente ammirato e condiviso I.C. E' sicuramente vero anche se non ha una musica facilissima all'ascolto rispetto ad altri autori dello stesso periodo o che verranno dopo. Non ha quella scrittura melodica che subito arriva ed affascina, giusto in qualche aria questo avviene, le altre sono arie un po’ difficili, ostiche, almeno io l'ho trovate così O.T. probabilmente questa sensazione è anche dovuta al primo ascolto, che indubbiamente ha stupito anche noi. Il giudizio nostro che l’abbiamo suonato è ora viziato dal fatto che la ripetizione e lo studio han fatto si che diventassero più famigliari cose che magari potevano apparire inizialmente più inusuali. Probabilmente pesa sul giudizio anche il tipo di scrittura. Per esempio avrai notato che c'erano molte arie che erano scritte con la voce all'unisono con gli strumenti e senza il basso. Questo crea una struttura dove - magari - si fa fatica a riconoscere quelle che sono le forme solite dell'aria barocca, e questo lì per lì può lasciare spiazzati. Ce ne sono altre invece, come quelle del tenore, che tendenzialmente sono più corrispondenti al tipo di scrittura alla quale siamo abituati. Al primo caso appartengono molte arie di Flavia Domitilla, e di questo si è stupita l'interprete Lavinia Bertotti; per lunghi tratti il basso era assente, entrava per brevi periodi lasciando la voce molto spesso all'unisono con gli strumenti. Questo crea naturalmente anche delle difficoltà di esecuzione e di intonazione perché non c’è un basso su cui poggiarsi. I.C. Infatti io quando ascolto Caldara non sempre riesco ad apprezzare l'esecuzione. Nell'Oratorio Santa Maria Maddalena diretto da Jacobs che secondo me è una delle più belle esecuzioni mai fatte del repertorio barocco, tutto è perfetto, tutto funziona alla perfezione: voci,strumenti, teatralità interpretazione. Invece nel cd di arie tratte dai drammi per musica di Caldara, di Jaroussky con la Haim alla guida del Concerto Koln, non funziona nulla, non la voce non la strumentazione, sembra che non ci sia alcun dialogo fra voce e strumenti, che siano separati, e che l'intonazione sia totalmente sbagliata, in alcuni momenti si sfiora la cacofonia. Allora non capisci se non riesci ad apprezzare Caldara per la sua scrittura non facilissima o se siano stati gli interpreti che non siano entrati in sintonia con quel modus compositivo O.T. Non conosco questo cd di Jaroussky ma è probabile che una certa assenza di Caldara dalle esecuzioni e dalla discografia lo renda ancora poco percepibile, almeno nell'immediato. Io stesso sono rimasto molto stupito, e non tanto perché mi aspettavo chissà che cosa di diverso, ma perché - ad esempio - la prima cosa che mi è arrivata è stato il libretto che ho trovato un po’ inusuale. Se si legge il libretto senza il supporto della musica a volte può sembrare inefficace o almeno stravagante. C’è il personaggio di Santa Flavia che è promessa ad un uomo e che improvvisamente, non solo si fa convincere dai due consiglieri ad abbandonarlo per essere sposa di Gesù, ma né lei né gli altri spiegano chiaramente a quest’uomo il perché, non gli dicono niente di chiaro. Aureliano fino a due terzi dell'oratorio non sa perché viene lasciato. Quello che dovrebbe essere il cattivo della storia, quello che alla fine fa uccidere i due consiglieri e mandare al confino la moglie, è quello che per gran parte dell'oratorio raccoglie le maggiori simpatie dell'ascoltatore I.C. Anche perché ha le arie più belle, sinceramente O.T. Si, leggendo solo il libretto non te ne rendi conto. Lo percepisci come un uomo innamorato che non capisce perché viene respinto; tendenzialmente gli viene detto che non può capire e che capirà in seguito e lui in realtà non ha in quel momento i mezzi per capire e questo gli porta i maggiori favori dall'auditorio. In realtà poi mettendo insieme testo e musica tutto prende più senso, però mi rendo conto – ripeto - che la nostra lettura è stata viziata dalla conoscenza approfondita. Non so nel primo approccio quanto possa arrivare a chi ascolta. I.C. A me al primo ascolto hanno colpito decisamente le arie di Aureliano, soprattutto quelle veramente splendide con il violoncello obbligato e anche le arie di Nereo, in particolare quella di paragone "Quella nube che in ciel s'aggira" e un duetto molto concitato O.T. La scrittura è molto bella ed efficace. Ma come ci siamo detti a Roma, malgrado ci sia l'intenzione di fare un’edizione della partitura, dovremo rivedere l'unica fonte a disposizione perché ci siamo accorti che ci sono alcuni probabili errori che vanno ricontrollati ed eventualmente corretti. E’ vero che ci sono delle cose molto ardite, ma banalmente alcune volte non si riesce a capire se le note siano giuste o no. In alcuni passi le soluzioni sono molto estreme ed allora è meglio rivedere la partitura e pensarci un po’ sopra, anche perché - come si diceva - purtroppo non siamo a conoscenza di altre fonti. Comunque faremo senz’altro una pubblicazione con la nostra casa editrice I.C. Ma solo l'edizione critica o anche l'incisione O.T. Mah ci piacerebbe. Certo dopo il Germanico si sono aperte molte possibilità. Noi adesso abbiamo un accordo quinquennale con la Sony International e quindi valuteremo con loro le cose da fare. Devo dire che Sony è stata veramente disponibile ed abbiamo avuto con grande piacere la sensazione di parlare fin dal primo incontro con persone che sono molto attente alla musica. Questo è molto piacevole perché si ha la gratificazione di poter costruire i progetti insieme a persone molto interessate, non sempre è così I.C. Però dopo il Germanico non ci sono state altre incisioni O.T. No con loro no, perché sono cose che vanno valutate attentamente, progetti grandi che quindi richiedono anche tempo; poi noi caratterialmente ci pensiamo parecchio prima di fare determinate scelte. Adesso uscirà un cd di musiche strumentali tutte legate a Telemann, il disco è quasi pronto, è una raccolta di opere virtuosistiche di Telemann, musica da camera I.C. Con molto flauto? O.T. Flauto ma anche violino, oboe. Ci sono pezzi più o meno famosi, ma comunque tutte cose molto estroverse; Telemann era molto bravo a comporre questo tipo di musica. C'è ad esempio il famoso concerto per flauto diritto e flauto traverso, ma ci sono quartetti dalla Tafelmusik, sonate dagli Essercizii Musici…insomma è una miscellanea. I.C. E chi lo pubblicherà? O.T. uscirà prima con la rivista Audiophile Sound e poi andrà ad una casa discografica ma non Sony, perché il nostro contratto con loro è teso a pubblicare tendenzialmente partiture di tipo operistico o oratoriale, come fu per il Germanico, e tutte prime incisioni. I.C. Quindi al limite l'oratorio di Caldara ci rientrerebbe essendo un inedito O.T. Infatti ci stiamo pensando, ma poiché nel mercato discografico c'è tantissima scelta, paradossalmente registrare di continuo non è che ci interessa moltissimo. Vorremmo fare delle cose che ci piacciono molto. I.C. Ho visto che nel repertorio che proponete c'è anche un'opera di A.Scarlatti "La caduta dei Decemviri" O.T. Sì, anche quella sarebbe molto interessante e l'abbiamo eseguita anni fa, ma ancora di più - sempre di Scarlatti - ci sarebbe un oratorio che abbiamo eseguito un paio di volte e che pensiamo possa essere interessante registrare che è Il trionfo della Vergine Santissima assunta in Cielo. E' un oratorio molto bello che fu dato a Firenze nel 1706 quando Scarlatti era nell'orbita del Gran Principe Ferdinando. E' veramente notevole per le arie e la struttura. Anche qui non si scopre nulla di nuovo, A. Scarlatti era un genio I.C. Sì poi gli oratori che sono tantissimi sono uno più bello dell'altro O.T. Questo ci ha particolarmente colpito perché è ricchissimo per la strumentazione e l'organico. Evidentemente Scarlatti era alla ricerca di un rapporto costante con la corte medicea e quindi ha messo in campo un insieme degli strumenti che gli facesse fare bella figura, e c'è anche riuscito I.C. Poi forse poteva permetterselo dal punto di vista finanziario con le corti che avevano decisamente più fondi a disposizione per sovvenzionare questo tipo di operazioni con così tanti strumenti O.T. E' possibile. Noi stiamo pensando seriamente di registrarlo. I progetti per le registrazioni non mancano, tutto sta a trovare quello che può interessare anche Sony, che ha una struttura molto grande con tempi lunghi. In un disco di musica strumentale tutto si fa molto più velocemente. I.C. E poi sostiene molto l'uscita con un battage molto importante, come ha poi fatto con il Germanico, scatenando magari poi l'ira funesta di tutti Z. Vorrei che si parlasse del Germanico, noi seguiamo molto il dibattito su forum e blog di musica barocca e ricordo che all'epoca molto si parlò di questa uscita e si fecero anche illazioni, parlando proprio del coinvolgimento della Sony in questo progetto. Ma è vero che la scelta di aver pubblicato questa opera, associandola ad Handel in modo molto esplicito, è stata una forzatura, un'operazione non proprio corretta? O.T. Secondo noi la cosa è stata molto ingigantita e magari approfitto per raccontare un po’ le vicissitudini di questa incisione I.C. Sì siamo naturalmente molto curiosi anche perché leggendo recentemente una recensione di Carlo Vitali su Philomusica (l'articolo può essere scaricato dal sito dell'Università di Pavia, Dipartimento di Scienze musicologiche [nota1] ndr.) mi sembra che ci sia una sorta di accanimento, contro questa operazione che francamente mi sembra esagerato, come se attribuendo quest'opera inedita ad Handel si fosse fatto un delitto di lesa maestà O.T. Si infatti questo capitolo è un po’ spiacevole, però se ci fate caso gli attacchi con questo tono vengono sempre da una stessa parte, tendenzialmente la stessa che ha smosso tutta questa diatriba in questi termini A proposito di Vitali, lui ci conosce bene, come lo conosciamo bene noi e tutto questo in un primo momento ci ha stupiti. La storia del Germanico è questa e nessuno di noi ha mai pensato di usare toni scandalistici. Il manoscritto di quest'opera l'ho trovato io nel 2007 e il disco è stato registrato quasi quattro anni dopo. In questi quattro anni noi del gruppo, i tre fondatori, abbiamo investito le risorse necessarie alle ricerche su questo manoscritto e l'abbiamo fatto vedere a mezzo mondo. Non è che la pubblicazione è arrivata sull'onda dell'entusiasmo, della serie: abbiamo trovato un manoscritto inedito attribuito a Handel, pubblichiamolo! Noi abbiamo interpellato i più grandi esperti handeliani del mondo. Ci siamo sentiti con il Professor Winton Dean. Siamo andati a Londra e abbiamo parlato con il Professor Burrows, con Sir Mackerras con Antony Hicks, l'abbiamo fatto vedere al maggior esperto di manoscritti di Sotheby's, Stephen Roe, in America a Wendy Weller di Princeton Z. Però non è mai stato confermato da nessuno, cioè nonostante in questi quattro anni si fossero sentiti tutti questi esperti con una tiepida accoglienza, la Sony ha voluto insistere a pubblicarlo come Handel! O.T. Sì ma vedete, questi studiosi sono tutti ovviamente persone molto serie e quello che ci hanno detto in maniera concorde ed univoca è stato questo: che hanno analizzato tutti i dati (che erano veramente tanti) ammettendo che a volte - non conoscendoli del tutto - i giudizi potevano essere affrettati. Che però in definitiva lo stile è compatibile e quindi in assenza di altre prove documentarie, poiché attualmente tutte le prove e tutti i documenti portano a dire che è plausibile che sia di Handel, possiamo metterlo fra le sue opere attribuite, dopodiché se troviamo qualche altro dato che conferma questa attribuzione verrà messo nel catalogo, se troviamo qualche dato che smentisce questa attribuzione verrà assegnato a quel compositore di cui si scoprirà la paternità. Tutto questo ce l'hanno messo per iscritto in lettere che noi conserviamo. Questa è una posizione molto equilibrata, nel senso che il problema è che ci sono moltissimi elementi in gioco e non tanto il fatto che sopra ci sia scritto Handel, questo sarebbe il meno, è ovvio. Il fatto è che qui ci sono un insieme di dati, di concordanze e di fattori, per cui non si può dire “assolutamente non è di Handel”. Al momento noi dobbiamo dire: è ragionevole pensare che possa esserlo, mentre dire che è sicuramente di Handel o sicuramente di un altro autore come io sento fare, lo trovo un po’ avventato, perché ammettiamo che non sia di Handel... I.C. Ad esempio questa attribuzione a Bononcini di cui Carlo Vitali è assolutamente certo O.T. Ho capito, ma su quali basi? I.C. Si parla di due viole da gamba impiegate in un'aria, cosa tipica di Bononcini, mentre Handel non ne userebbe mai due insieme O.T. Si ma io lo capisco, e noi siamo i primi a dire che siamo anche in attesa di vedere quello che succede. Ma non siamo stati sempre e solo in attesa, per quattro anni abbiamo coinvolto i maggiori studiosi handeliani, e abbiamo fatto ricerche a nostre spese sulle carte, sulle filigrane, sui copisti; abbiamo chiesto poi l'intervento di eminenti università che ci hanno però detto che non avevano né fondi né tempo per indagare su questa cosa, quindi le nostre indagini sono al momento rallentate... 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