GEORGE FRIDERIC HANDEL (1685-1759) Dixit Dominus Coronation Anthem no.1 Soprani: Felicity Palmer, Margaret Marshall Controtenori: Charles Brett, John Angelo Messana Tenori: Richard Morton, Alastair Thompson Basso: David Wilson-Johnson Monteverdi Choir Clavicembalo: Nicholas Kraemer Organo: Malcom Hicks Monteverdi Orchestra John Eliot Gardiner (1976/77) WARNER ERATO 2292-45136-2 | |
l peso degli anni in questo Dixit Dominus si sente tutto: dalla fine degli anni settanta, il suono delle orchestre di musica antica si è di gran lunga modificato e un'esecuzione simile oggi farebbe storcere il naso agli ascoltatori più esigenti, non perché vengono utilizzati strumenti moderni (molti sono gli esempi di eccellenza in questo campo), bensì perché alla Monteverdi Orchestra manca quella brillantezza che caratterizza i migliori complessi specializzati in questo tipo di repertorio. Non si può negare, tuttavia, che svolga il suo compito in maniera egregia e senza sbavature, permettendo comunque di apprezzare l'architettura musicale di questo piccolo capolavoro del giovane “Hendel” (così si firmava durante il suo soggiorno in Italia). Una nota di merito va al clavicembalista, Nicholas Kraemer, che sottolinea in maniera puntuale alcuni passaggi interessanti e che riesce, per quanto possibile, ad evitare di essere sommerso nei momenti di insieme. Il Monteverdi Choir, che ovviamente fa la parte del leone, viene diretto energicamente da Gardiner, che sceglie tempi abbastanza sincopati, ma che non alterano la godibilità della partitura del Caro Sassone. L'unico elemento negativo è costituito dalla sezione dei soprani, che, specialmente nei numeri più concitati, si produce in una prestazione sopra le righe. Ottima, invece, quella dei tenori, che spesso rappresentano uno dei punti deboli nelle incisioni disponibili sul mercato. La vera nota dolente, purtroppo, sono i solisti impiegati in questa registrazione: basta ascoltare il numero Dominus a dextris Tuis per rendersi conto che ci si trova davanti ad una compagnia di cantanti mal assortita. L'unica eccezione è rappresentata dal controtenore Charles Brett, che dà vita ad una performance non eccezionale, ma che consente comunque di godere della bellezza del pezzo a lui affidato, sebbene emetta nelle parti più acute suoni fissi in più occasioni. Abbastanza ben riusciti, però, sono i tentativi di mascherare i passaggi di registro, anche se il volume della voce ne risente, riducendosi nel momento in cui si raggiungono le note più basse. Da dimenticare, invece, le due interpreti femminili: note prese per i capelli, acuti lanciati alla bell'e meglio ed altre difficoltà nel registro superiore sono quasi una costante. Tra le due, la Palmer è senza dubbio la più esposta alle critiche, dal momento che esegue anche l'aria Tecum principium, in cui si possono chiaramente udire alcune note strozzate. Per questo, De torrente, uno dei momenti più toccanti e delicati dell'intera partitura, risulta essere uno dei pezzi meno riusciti, sebbene anche il coro, in questo frangente, abbia le sue colpe, in quanto si produce in un mormorio indistinto di sottofondo. Non certo migliori sono i due tenori, il cui timbro è palesemente anodino: di questi, Alastair Thompson ha una voce così chiara, da assomigliare a quella di un controtenore! Tutto ciò contrasta in maniera molto evidente con la corrispondente sezione del coro, che, come ho già scritto precedentemente, è molto incisiva. Piuttosto anonimi, infine, risultano essere gli altri due solisti, il controtenore John Angelo Messana, che solo nel timbro ricorda il più celebre collega David Daniels, e il basso David Wilson-Johson, che si limita ad eseguire in maniera piuttosto corretta la sua parte. Decisamente più lusinghiero è il risultato per quanto riguarda l'anthem Zadok the priest. I tempi adottati sono solenni, l'esecuzione suona meno datata e il coro dà prova della sua bravura in ognuna delle sue sezioni: una piccola gemma da ascoltare con piacere e trasporto. In conclusione, dal momento che il Dixit Dominus occupa la maggior parte del cd, è consigliabile rivolgere la propria attenzione su registrazioni più recenti e meglio riuscite, a meno che non si intenda impiegare un budget molto basso per l'acquisto o non si voglia seguire l'evoluzione nel tempo nell'approccio a questo tipo di repertorio. Dario Didona, 6 gennaio 2012
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