Primi anni di regno di Luigi XIV <<< torna alla parte I Le grandi, importanti novità nella moda di questi due decenni saranno ancora una volta di appannaggio del mondo maschile che in questi anni rappresenterà sulla scena della corte un vero e proprio teatro delle stravaganze e degli eccessi come raramente era successo e succederà nell'ambito della creatività vestimentaria, e saranno proprio il re, il principe Filippo e tutta la pletora di giovani e disinvolti gentiluomini avvezzi ai manierismi e alle artificiosità della danza e delle bienséances a dare la stura a tutta una effervescenza di costumi, spesso di importazione fiamminga come il simbolo stesso di queste mode, i calzoni chiamati rhingrave, ma reinventati dall'esprit francese. D'altra parte cosa aspettarsi di meno da un giovane re, educato fin da piccolissimo alla danza, protagonista di ballet de cour come il celebre Ballet de la Nuit del 1653 dove rappresentava Apollo, dio del Sole. Di questo balletto ci rimane una testimonianza figurativa, un disegno che ci mostra Luigi in un affascinante costume di un sontuoso tessuto d'oro, guarnito di diamanti e un alto copricapo di piume. Lunghi raggi adornano il corpetto, le maniche e le corte chausses che imitano i pterugi della lorica romana, come era divenuto usuale nei costumi teatrali rappresentare la classicità fin dalle prime prove del Buontalenti e di Inigo Jones. Oltre ai balletti e alle opere era ricca la frequenza di eventi, come carrousels, entrate di sovrani, eclatante per magnificenza quello della regina Cristina di Svezia nel 1646, tornei che caratterizzavano la vita di corte con il loro fasto lussuoso. Il giorno dell'incoronazione il 7 giugno del 1654 la sfilata che entrò in Parigi fu talmente sontuosa con il suo seguito di cavalieri, araldi, guardie svizzere e trombettieri in vesti d'oro, argento e porpora, da obnubilare qualsiasi altra pompa reale precedente. In tutte queste occasioni i costumi indossati da cortigiani e cavalieri, accuratamente documentati dalle cronache coeve, dovevano rappresentare tutta la magnificenza della corte di Francia. La moda stessa si andava sempre più teatralizzando, e diventando sempre più esclusiva e costosa richiedeva l'investimento di enormi capitali che impegnavano tutti quei nobili che sempre più chiamati a corte, dovevano mantenere alto il decoro della propria casata e della Casa regnante. Gli obblighi di rappresentanza, che erano soprattutto nell'ambito suntuario, erano imprescindibili laddove sarebbe stato altamente disonorevole limitare le spese in questo contesto. Il privilegio sociale richiedeva così degli esborsi talmente alti da indebitare moltissime famiglie, ma la pressione imposta dalla concorrenza per mantenere inalterato il proprio prestigio e status era fortissima. Comunque la tendenza ad intervenire sulle forme moda nate nei due decenni precedenti era nell'aria a partire dalla seconda metà degli anni '30. L'aureo equilibrio di quegli anni si andava dissolvendo sotto gli impulsi che venivano dalle aree più a nord dell'Europa, Paesi Bassi e Germania. I pourpoints perdevano i tassets e diventavano en brassiere, accorciandosi vistosamente ben al di sopra del punto vita e facendo sboffare abbondantemente la camicia che era lasciata grandemente in vista anche alle braccia con le maniche che si accorciavano anch'esse oltre il gomito ed apparivano completamente destrutturate dai lunghi intagli delle créeves. I pantalons dopo aver preso una forma cilindrica negli anni quaranta, andavano nel decennio successivo ad allargarsi fin dai fianchi, ornandosi di ogni tipo di nastro, dalle petits oies alla vita e all'orlo, al tablier de galants, lasciato sempre più in vista dall'accorciarsi del pourpoint. Il rabat sussisteva ma si trasformava in una grande pettorina di pizzo, posizionata esclusivamente sotto la gola. I grandi stivali lasciavano il posto ad alte calzature guarnite di nastri, nastri ossia galants, che ornavano ovunque fosse possibile, ma anche impossibile ornare. I galants, insieme con i tessuti sgargianti, nei toni spesso oro e porpora, o blu e argento, diventavano così i grandi protagonisti di una moda a cui bisognava pochissimo per divenire estrema. Infatti sul finire del decennio apparvero le rhingraves. Portate dall'Olanda dal conte di Salm che aveva il titolo di comte du Rhin (Rhein-graf letteralmente conte del Rhin), consistevano in una jupe-culotte, molto larga e corta al ginocchio, sotto alla quale spuntavano dei ricchi canons de dentelles, a cui spesso si associavano i volants dei bas a botter, ormai privati però dello stivale. Esistevano due forme di rhingrave: quella culotte, gonfiata a dismisura dai corti calzoni sottostanti e che si portava per cavalcare, e quella jupon, sostanzialmente una forma di gonnella continua, non a caso in Italia chiamata girello. I paggi che accompagnano il Cancelliere Séguir nel famoso quadro di Le Brun che lo ritrae a cavallo, indossano solo le culotte con il pourpoint e danno così un'idea di come fosse costruita questa forma di calzoni. Se a tutto questo aggiungiamo il fatto, importantissimo per l'evoluzione delle mode successive, dell'apparizione negli stessi anni della parrucca, le prime furono chiamate en criniere, che con la sua mole di riccioli che si inanellavano lunghissimi sulle spalle andava a sostituire i capelli naturali, e l'obbligatoria scelta per piccoli chapeau plat ornati di piume, abbiamo la visione di una tale artificiosa, seppur stravagante bellezza che le poche immagini tramandateci di quegli anni un pò pazzi del giovane Luigi ci mostrano in tutta la sua rutilante pompa ed estrosità. Se cerchiamo un'immagine che rappresenti in tutta la sua pregnanza il gusto e lo stile dell'età barocca la troviamo in questa moda veramente estrema, dove regna la dismisura, una moda indossata da un re che forse anni dopo cercherà di annullarla con un'immagine di se decisamente più austera e contenuta, ma che negli anni in cui dopo la morte di Mazarino prende totalmente il potere su di se, eliminando la figura del primo ministro, rappresenta genialmente ed in modo incontrovertibile tutta la sua volontà di dominio, oltre che sulle menti anche sui sensi. Nasce così le Roi Soleil, il monarca assoluto intorno al quale tutto ruota, cortigiani e sudditi, l'apoteosi vivente della regalità, il creatore di Versailles, la reggia delle reggie, modello per tutto il mondo, per tutti i sovrani, luogo dal fascino inalterato anche oggi che siamo ben lontani da quei fasti. Nel 1630 era uscito in Francia L'honneste homme ou l'art de plaire a la cour di Nicolas Faret, il primo di una lunghissima serie di trattati che descrivevano e istruivano sull'arte delle buone maniere, contestualizzandole in una società, quella francese, che andava sempre più a concentrarsi sulla Corte, in cui il cortigiano si muoveva con esperta galanterie e politesse, in cui la tirannia delle mode imperava e in cui l'air galant era il connotato di un'ineffabile grazia che solo la lunga pratica di mondo rendeva possibile. Negli anni cinquanta era stato soprattutto Nicolas Foquet, surintendant alle finanze di Luigi XIV, il realizzatore di quella assoluta meraviglia che è lo chateau di Vaux-le-Vicomte, a monopolizzare la vita mondana, radunando intorno a se il meglio della società parigina, a cui ormai la ricerca del piacere e della douceur de vivre aveva sostituito i velleitari tentativi di rivolta. Ma dopo la sua disgrazia nel 1661, fu infatti incarcerato dal re che lo accusava di peculato nei confronti dello Stato, fu la stessa corte del giovane re a dare il tono e a diventare in breve tempo il centro nevralgico della societabilité. Come dicevo poche le immagini di questo affascinante periodo ma una fondamentale per comprendere il divario che si era creato fra Francia e resto dell'Europa, in particolar modo la Spagna, dove regnavano gli Asburgo, ormai al traino di una storia che vedeva altrove i suoi protagonisti. Si tratta di uno degli arazzi de l'Histoire du Roi, che diversi anni dopo testimonieranno l'evento degli eventi, l'incontro fra Filippo IV re di Spagna e Luigi XIV il 7 giugno del 1660 all'Isola dei Fagiani, in territorio neutro e di frontiera fra le due nazioni eterne rivali, ma congiunte in quel momento per le nozze pacificatrici e bene augurali per le sorti europee fra le corone di Spagna e di Francia. Luigi XIV andava infatti a sposare, grazie agli sforzi materni che non aveva concepito altro matrimonio per il figlio, l'infanta Maria Teresa d'Austria, sua cugina prima per ben due volte, da parte di padre e di madre.
E' talmente e vistosamente palese la diversità dei due gruppi, gli spagnoli da una parte e i francesi dall'altra, talmente opposta la sobria austerità dei primi, il loro sussiegoso formalismo a fronte della manierata ed affettata disinvoltura di gesti e di pose dei secondi, accresciuta dalla pratica del ballo, della politesse e della galanterie, la teatralità che soggiace alla ferma consapevolezza del ruolo egemone che d'ora in poi apparterrà alla Francia e al suo re che non può non colpirci per la sua pregnanza di significato, come in altra sede vedremo per tutti gli altri arazzi della serie dei Gobelins, la cui creazione era già maturata nel 1662. La pompa e la gloria di un re che si apprestava a dominare il mondo, ma dallo scranno di una totale supremazia che sarà sì militare ma anche e soprattutto artistica e culturale. Non solo, la corte di Francia si troverà a sostituire Italia e Spagna come modelli di stile e di vita mondana. Lo specchio nel quale tutta Europa si guarderà, i modi, gli stili, le forme, gli aspetti del vivere mondano, tutto sarà ormai esemplato sul modello francese, su Versailles che di lì a poco Luigi XIV creerà per dare un Luogo deputato al suo assolutismo, alla sua alta concentrazione di potere e di Arte, di magnificenza e di Grandeur. Ritorneremo sulla visione politica di Luigi XIV che lo porterà a scegliere di rappresentare la sua stessa vita, di fare di se stesso l'attore principale di una mise en scene, di una rappresentazione immutabile, dal lever con le sue varie entrée, al petit e grand couvert, alla messa con i suoi eclatanti grands e petits motets, alla passeggiata, fino agli appartements serali, di una vita di corte caratterizzata da un cerimoniale rigidissimo ma organizzatissimo intorno alla persona del sovrano che avrà come comparsa tutta l'aristocrazia, che nella definizione dei propri ruoli all'interno di questo complesso cerimoniale indicava la posizione di potere di ogni singolo cortigiano e il cui labile equilibrio era completamente nelle mani del re, in una sorta di feticcio del prestigio sociale come l'ha genialmente chiamato Norbert Elias nel suo saggio fondamentale sulla società di corte(2). Così l'aristocrazia, una volta orgogliosa della propria autonomia, la cui unica funzione era ora servire il re e non più la Nazione, sarà così ridotta allo stesso tempo al ruolo di comprimaria e spettatrice di tale magnifica celebrazione della gloria della Monarchia che si incarnava nella stessa persona di Luigi XIV. Un ruolo che ora le appariva straordinario ma che la porterà un secolo dopo alla ghigliottina. NOTE - La Pretiéuse (1656) di Michel Pure è una commedia che sembra aver ispirato Les Précieuses ridicules (1659) di Moliere.
- Norbert Elias - La società di corte - pp 94-98 - Bologna 1980
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- Valerie Cumming - The visual history of costume - The Seventeenth Century - London 1984
- De Marly Diana - Louis XIV & Versailles - (Costume &Civilization) - London 1987
- Elias Norbert - La società di corte - Bologna 1980
- Morrier Denis - Chroniques musiciennes d'une Europe baroque - Paris 2006
- Ruppert Jacques - Le Costume Epoques Louis XIV et Louis XV - Paris - 1990
DISCOGRAFIA - Philippe Jaroussky - Ensemble La Fenice Jean Tubery - Un concert pour Mazarin - Virgin Veritas
- René Jacobs - K. Junghanel - W. Kuijken - Airs de cour: Lambert - Harmonia Mundi
- Les Arts Florissants, William Christie - Michel Lambert: Airs de cour - Harmonia Mundi
- Music pour le mariage de Louis XIV - Cavalli, Hidalgo et Lambert - Lully ou le Musicien du Soleil - vol IX - la Simphonie du Marais, dir. Hugo Reyne
- Jean-Baptiste Lully - Ballets & récits italiens - La Risonanza - Fabio Bonizzoni, dir. - Glossa
COLONNA SONORA - Michel Lambert (c.1610-1696), Ombre de mon amant
Air for soprano, 2 high-treble instruments and basso continuo Published in 'Airs à une, II, III et IV parties avec la basse-continue' (Paris: Christophe Ballard, 1689) - Anne Sofie von Otter, mezzo-soprano - Les Arts Florissants, conducted by William Christie - Concert: 22 August 2008 in Edinburgh (Usher Hall) - Luigi Rossi (c.1597-1653), Lasciate Averno, o pene
Aria from the opera Orfeo First performance: 2 March 1647, in Paris (Salle des Cariatides, Palais du Louvre) Philippe Jaroussky, countertenor L'Arpeggiata, conducted by Christina Pluhar - Michel Lambert, Ma bergère est tendre et fidelle (air de cour)
Stephan van Dyck, Musica Favola - Jean-Baptiste Lully, Ballet de la nuit: Ouverture
Musica Antiqua Köln, Reinhard Goebel - Francesco Cavalli (1602 - 1676), L'Egisto. Lasso io vivo
17th Century Bel Canto Paul Elliott. Tenor - London Early Music Group Choir, James Tyler. Dirección - Francesco Cavalli, Ercole amante (Act 1)
First entrance - The King, representing the house of France Second entrance - Air for the house of Austria, Come si beffa amor del poter mio! Concerto Köln, Chorus of De Nederlandse Opera, Conductor: Ivor Bolton Het Musiektheater Amsterdam, 2009 - Jean-Baptiste Lully, Ballet d'Alcidiane 1658 (LWV 9)
7ème Entrée: Un combat et un siège grotesque - Ensemble La Follia, Miguel de La Fuente
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