Già l’abito del nostro Falerno Ducande, in perfetto stile Gainsborough, ci ha subito fatto “annusare” l’epoca, il suo gusto, la sua aria, poi raccontata magnificamente attraverso le note di Jones, Loeillet, Arne, Burney e Chilcot. Ma la sorpresa ci ha colti a concerto iniziato: verso la metà della suite di Jones, tre colpi alla porta degni del Convitato di Pietra interrompono la musica, e il Maestro, contrariato, si reca ad aprire. Appare, avvolto nel suo tabarro nero da viaggiatore e poggiandosi ad un elegante bastone da passeggio, con il suo libro e il suo tricorno, quello che scopriremo presto essere Charles Burney in persona. Fernando De Luca lo fa accomodare in sala, e continua a suonare. Ma ormai non siamo più in una sala da concerto: siamo stati catapultati in un salotto della seconda metà del Settecento, e l’inaspettato ospite, tra un brano e l’altro, mentre il cembalista lo accompagna con la sua musica, ci diletta leggendoci alcuni passi del suo diario del Viaggio in Italia, raccontandoci episodi avvenuti proprio in quegli stessi luoghi dove noi eravamo quella sera. Corona la nostra visita a questa elegante serata settecentesca una suite dello stesso Burney, scritta proprio negli anni del suo viaggio, suonata in onore dell’illustre ospite. Anche il bis ci riporta al Grand Tour, e al legame tra Italia e Inghilterra: il celeberrimo secondo movimento della VI Sonata di Pietro Domenico Paradisi, napoletano vissuto a Londra per un lungo periodo della sua vita. Insomma, una vera immersione nel settecento inglese, e nel mondo entusiasmante, raffinato e mondano del Grand Tour... e soprattutto, più che un concerto, quasi una pièce teatrale. D’altronde, in quale epoca più che nel Barocco, il Teatro pervase ogni momento della vita e del pensiero? E forse non si può comprendere davvero la musica né la cultura di questi ricchissimi e sfavillanti secoli senza capire il palcoscenico, senza vedere, dietro ogni nota, l’idea del teatro. Ringraziando per la bellissima (e interessantissima) esperienza il nostro Falerno Ducande, nonché il bravissimo Enzo Borghetti che ha prestato corpo e voce a Charles Burney, vi annuncio che, in occasione del concerto e approfittando dello studio preliminare, il M° De Luca ha voluto registrare di nuovo queste musiche, con audio superiore rispetto alle vecchie registrazioni del 2007/8 presenti nelle vecchie pagine della Sala del Cembalo del caro Sassone. Il cembalo utilizzato al concerto era un Taskin a due manuali (Tuzzi), mentre qui abbiamo impiegato il tedesco a manuale singolo spesso utilizzato dal maestro De Luca, ovvero il Christian Vater/1738. Buon ascolto a tutti! Silvia Valenti alias Galatea |