L'HANDEL DELLA SVEZIA E' questo l'appellativo riservato, da sempre, a Johan Helmich Roman, musicista scandinavo del XVIII secolo, i cui genitori, sebbene entrambi svedesi di nascita, ebbero origini diverse: la madre di Roman discendente da una famiglia tedesca successivamente trapiantata in Svezia nel corso del seicento, mentre gli antenati del padre erano distribuiti tra Svezia e Finlandia. Probabilmente fu con l'aiuto del padre, già membro della Cappella Reale di Stoccolma, che Roman ne entrò a far parte (probabilmente come violinista) alla precoce età di sedici anni (1711-12), e, dopo un veloce apprendistato, il giovane musicista ottenne il permesso di completare i suoi studi in Inghilterra. IL VIAGGIO IN INGHILTERRA Già qui possiamo scorgere un certo parallelismo tra la formazione musicale cosmopolita ricevuta da Handel e quella cui fu soggetto Roman: entrambi i giovani affrontarono il loro primo viaggio di una certa importanza in un paese straniero, al compimento del loro ventunesimo anno di età: nel caso di Handel fu l'Italia (1706-1710), mentre Roman si mosse a Londra e dintorni dal 1715 al 1721, probabilmente sotto la guida musicale di Pepusch. E' proprio in questi sei intensi anni che lo svedese venne a contatto con la musica di Handel, soprattutto quella di carattere celebrativa degli Anthems, e possiamo altresì immaginare che i due musicisti ebbero modo di incontrarsi personalmente in più occasioni. L'impronta di Handel sullo stile di certa musica di Roman sarà impressionante ed indelebile! Nel 1721, di ritorno nella sua Stoccolma, Roman viene nominato maestro di cappella, per la quale egli fornirà negli anni successivi una gran quantità di musica sacra e festiva, apportando un salto qualitativo ed una varietà stilistica che mai si erano uditi in Svezia prima d'allora. LA SECONDA TOURNÉE IN EUROPA Ci fu un secondo viaggio del compositore, negli anni 1735-37, partendo sempre dall'Inghilterra per spostarsi poi in Francia, in Italia ed infine in Austria e Germania. Questo può essere considerato un nuovo “imprinting musicale” che permise a Roman di assimilare le nuove tendenze, come lo stile galante, che si affacciavano in quegli anni soprattutto in Italia. A Londra ebbe sicuramente modo di assistere ai primi esperimenti haendeliani nel campo dell'English Oratorio; lo scandinavo si porterà dietro (o si farà spedire dopo) un certo numero di partiture che dirigerà nei suoi ultimi anni di Stoccolma. Da notare che, per l'occasione, i libretti scritti originariamente in inglese dai vari librettisti di Handel, verranno tradotti completamente in svedese. Non a caso, questo è uno dei motivi per cui Roman è stato definito anche il padre della musica in Svezia, per il suo fervente interessamento all'adozione della lingua svedese nei testi di musica sacra e celebrativa del tempo. Nel 1740, a coronamento della sua attività, Roman verrà eletto membro della Royal Academy of Science. GLI ULTIMI ANNI Purtroppo, a partire dal 1741, ovvero con la morte della Regina Ulrica Eleonora, sua grande sostenitrice, il lavoro di Roman diverrà molto più arduo anche a causa di crescenti problemi di salute. Inoltre, la principessa ereditaria Luisa Ulrica di Prussia, sorella di Federico il Grande, assieme a suo marito Adolph Frederik, tenderanno a contrastare l'azione del musicista appoggiando una nuova formazione musicale legata alla cappella principesca, in aperta competizione con la vecchia orchestra di corte guidata dal musicista di Stoccolma. A partire dal 1745, Roman, sempre più afflitto da problemi di sordità, abbandonerà la direzione musicale dell'istituzione, lasciandola nelle mani del suo allievo Per Brant e si trasferirà nel sud della Svezia, presso la piccola contea di Haraldsmåla, vicino Kalmar. Se escludiamo un'ultima visita a Stoccolma che Roman effettuerà nel 1751-52, per dirigere la musica per l'incoronazione di Adolph Frederik, il nostro musicista passerà i suoi ultimi diciotto anni di vita lontano dalla corte, occupandosi principalmente della traduzione in svedese di alcuni importanti lavori teorici di Gasparini e Keller, oltre che della composizione o adattamento di lavori preesistenti di musica sacra, tutti rigorosamente in lingua svedese. LE OPERE STRUMENTALI E LE SONATE PER TASTIERA Alcune delle informazioni esposte sopra sono tratte dall'immenso lavoro di studio, sulla vita e le opere di J. H. Roman, realizzato da Ingmar Bengtsson cui si rimanda per i dovuti approfondimenti (*). Nel nutrito catalogo di composizioni, che è stato definito e classificato da Bengtsson (catalogo BeRI), figurano una lunga serie di brani concepiti per gruppi da camera, come le "XII sonata à flavto, traverso, violone e cembalo, Stockholm 1727", l'unica opera strumentale pubblicata da Roman in vita, il cui stile si rifà apertamente alle triosonate di Handel e Telemann. Ma anche un certo numero di sonate per strumento solista senza basso continuo, come i cosiddetti "Assaggi" per violino solo. Sebbene ci siano altre composizioni apparentemente per tastiera solista, queste risultano in realtà, dopo attenta analisi della tessitura e delle chiavi impiegate, da eseguirsi con accompagnamento di basso continuo (flauto, oboe o violino + b.c.). Le uniche composizioni a più movimenti realmente concepite per clavicembalo da Roman, sono rappresentate da una raccolta di 12 sonate che qui pubblichiamo in versione integrale, nella esecuzione del celebrato cembalista Fernando De Luca e collaboratore volontario di saladelcembalo.org. L'impronta dello stile galante è ben presente in queste sonate, e questo ci fa pensare che, con ogni probabilità, esse furono composte in epoca tarda rispetto al resto della produzione strumentale, sicuramente non prima del 1737, anno di rientro dalla seconda tournée del compositore (vedi sopra). Sebbene la qualità del materiale sviluppato non sia uniforme in tutti i brani, queste sonate contengono senza alcun dubbio delle pagine di bellezza ed arditezza assoluta, anche paragonate agli analoghi lavori dei compositori italiani ispiratori. Basti ascoltare il terzo ed ultimo movimento della superba Sonata XII in mi minore per farsi un'idea del valore intrinseco di questa musica. L'elemento che avvalora l'ipotesi di una collocazione cronologica tarda delle 12 sonate, ovvero lo stile italiano tipico della fine degli anni trenta o inizio anni quaranta del settecento, è confermato dalla quasi totale assenza di punti di contatto con le grandi suites haendeliane del 1720, a differenza di quanto avviene per la "tredicesima" sonata a cembalo di Roman, datata sul manoscritto 1728, molto più vicina al temperamento del caro sassone. E naturalmente non potevamo esimerci dal registrare per voi anche questa Sonata! Segnaliamo infine, una lodevole iniziativa realizzata dalla Statens musikbibliotek - The Music and Theatre Library of Sweden, che ha reso possibile la consultazione online di tutta la produzione di J. H. Roman direttamente dai manoscritti originali del settecento. Oltre al catalogo generale nella bibliografia, abbiamo posto un link accanto a ciascuna delle tredici sonate per visionare velocemente la partitura corrispondente. Buon ascolto a tutti! Tobit & Zadok, giugno 2011 |