l compositore Bernard de Bury, rappresenta uno dei casi più eclatanti ed esemplari di un gruppo di musicisti francesi vissuti nel cuore del Settecento, eredi della profonda influenza di François Couperin "Le Grand", nell'esprimere gli umori, le mode e gli atteggiamenti dell'ormai concluso grand siècle. E quindi, soprattutto, caratterizzati dai lunghi e malinconici decenni del tramonto del Re Sole, della Reggenza del duca d'Orléans, al cui senso di precarietà si aggiunse addirittura il ricordo della passata grandezza, quando nel 1723 salì al trono Luigi XV, riesumando la vecchia Versailles, a lungo abbandonata dalla corte. Versailles fu, appunto, la culla, la prigione dorata ed infine la tomba di Bernand de Bury, dove egli nacque nel 1720, visse in qualità di cembalista della chambre du roi, maître de chapelle e surintendant de la musique du roi, ed infine vi morì nel 1785 pochi mesi dopo aver ricevuto l'onorificenza nobiliare da Luigi XVI, ormai prossimo ad essere travolto dalla Rivoluzione. Il linguaggio musicale di Bury, come di molti suoi colleghi, subirà naturalmente una graduale trasformazione nel corso del secolo, avvicinandosi al più moderno stile di Rameau, che possiamo già prefigurare nel 1743 quando egli riuscirà a far rappresentare la sua opéra-ballet, con prologo e tre atti, Les caractères de la folie, e poi ancora nel 1745 a Versailles con la tragédie lyrique Jupiter vainqueur des Titans, nel 1746 con il divertissement intitolato La nymphe de Versailles, ed ancora nel 1750 rappresentando nel Théâtre des petits appartements di Versailles la pastorale héroïque Titon et l’Aurore, fino ad arrivare al maggio 1770, per il matrimonio del futuro erede al trono con Maria Antonietta, fu rappresentata una ripresa del Persée di Lully con aggiunte di De Bury, Dauvergne, Rebel e Francoeur, ovviamente sempre a Versailles. Tutta la produzione di Bernard de Bury è, tuttavia, completamente sconosciuta ed ignorata ai giorni nostri, fatta eccezione per il suo Premier livre de pièces de clavecin, che egli pubblicò poco dopo il compimento del quindicesimo anno di età, probabilmente ancora sotto la supervisione del padre Jean-Louis Bury, ordinaire de la musique du roi, e del suo altro maestro, Collin de Blamont. Queste splendide quattro suite di danze, sono ciò che vi proponiamo nella nuova pagina, interpretate e registrate integralmente dal Maestro Fernando De Luca (per la verità, un primo assaggio già lo avemmo nel febbraio 2009, con la sola Chaconne). L'ascolto di questi brani ci catapulta nelle atmosfere cui si accennava in apertura: la musica è decisamente preziosa ed intimistica, a tratti incredibilmente velata da malinconia, come già nell'allemande della prima suite, La Minerve, e poi nello struggente, direi quasi lugubre, rondeau di chiusura, La Plaidoyer de Cithère, cui si aggiunge un secondo rondeau dai toni smorzanti. La grande Chaconne che conclude l'intera raccolta è quanto di più espressivo, nel genere, che sia stato scritto per il clavicembalo francese, con una sezione centrale in tonalità minore che rasenta il sublime. Qui il cembalista De Luca sceglie una interpretazione davvero magistrale, che si discosta nettamente dai modi di molti cembalisti viventi che troppo spesso adottano tempi schizofrenici, con trilli ed abbellimenti altamente innaturali, poca fantasia ed un uso dell'agogica costretto al punto tale da rendere il fraseggio senz'anima. Con il rischio serio e concreto di travisare la pura essenza di questa musica che, analogamente alla produzione cembalistica di Couperin, cito le parole di C. Giglio, viene tradizionalmente accostata all'arte di Watteau, pittore sensibilissimo alla musica e autore di quelle evanescenti Fêtes galantes che fecero da specchio alla crisi del grand siècle; Debussy vide nella malinconia di molte pièces de clavecin "l'adorabile eco venuta dal fondo misterioso dei paesaggi ove si rattristano i personaggi di Watteau". Zadok, 1 luglio 2013 Riferimenti - Consuelo Giglio - François Couperin - L'Epos, Palermo 1998
- Roberto Pagano - Poesia e subtilité nell'opera clavicembalistica di François Couperin "Le Grand" - Nuova Rivista Musicale Italiana (1969), VI, 1060-1075
- New Grove Dictionary of Music & Musicians, 2ed. - Grove Music, 2001
- Bernard de Bury, Premier Livre de Pièces de Clavecin, IMSLP.org (link)
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