GIOVANNI BATTISTA PERGOLESI (1710-1736) Adriano in Siria opera in tre atti Livietta e Tracollo intermezzo Adriano: Marina Comparato Emirena: Lucia Cirillo Farnaspe: Annamaria Dell'Oste Sabina: Nicole Heaston Osroa: Stefano Ferrari Aquilio: Francesca Lombardi Livietta: Monica Bacelli Tracollo: Carlo Lepore Accademia Bizantina dir. Ottavio Dantone messa in scena: Ignacio García Opus Arte OA 1065 D (2 DVD) / OA BD7098 D (Blu-ray) uscito di recente il primo dei previsti video dedicati alle opere di Pergolesi e registrati a Jesi, con un Adriano in Siria andato in scena nell'estate del 2010 insieme all'intermezzo Livietta e Tracollo, scritto dallo stesso Pergolesi per essere eseguito durante i due intervalli dell'opera. Sono previste in futuro altre uscite nella stessa serie, come potete leggere nel sito della Fondazione Pergolesi Spontini. L'opera è del 1734, su libretto di Pietro Metastasio, commissionata a Pergolesi per il compleanno della regina Elisabetta Farnese. La vicenda si svolge in Antiochia, dove Adriano, novello imperatore, ha convocato i capi dei Parti sconfitti dai Romani. Fra questi il re Osroa ed il suo vassallo Farnaspe: Emirena, figlia di Osroa (e promessa sposa di Farnaspe) è prigioniera dei Romani e Farnaspe chiede ad Adriano che sia rilasciata. L'imperatore è titubante perché si è invaghito della bella prigioniera, tuttavia decide di rimettere la decisione alla stessa Emirena. Alla vicenda è interessato anche Aquilio, tribuno confidente di Adriano, perché ama segretamente Sabina, promessa sposa di Adriano, e spera quindi in un matrimonio fra l'imperatore ed Emirena che lascerebbe Sabina libera. Sono proprio le macchinazioni di Aquilio a prolungare la vicenda, ma alla fine le sue trame vengono smascherate: Adriano torna alla sua Sabina ed Emirena al suo Farnaspe. La distribuzione delle arie fra i vari ruoli è piuttosto paritetica, tuttavia i due personaggi principali (3 arie ciascuno ed un duetto) sono Farnaspe ed Emirena, che incarnano una coppia di "promessi sposi" la cui unione è minacciata dal potente di turno. Al primo vengono affidate le due grandi arie che concludono i primi due atti, nonché il ruolo vocale più virtuosistico, che nel 1734 fu ricoperto dal famoso castrato Caffarelli. In questa produzione la parte è cantata da Annamaria Dell'Oste, che fa del suo meglio ma soffre un po' nelle arie più impegnative. Emirena dal canto suo ha forse le arie più belle dell'opera e più tipicamente pergolesiane, tutte soffuse di una ricca inventiva melodica venata di malinconia. Questo ruolo di mezzosoprano, cantato in origine da Giustina Turcotti, è ricoperto qui da Lucia Cirillo in modo molto convincente: a mio avviso è lei la migliore interprete vocale di tutto il cast. Secondi per importanza vocale sono Sabina ed Osroa, con 4 arie ciascuno, che nel 1734 furono impersonati da Caterina Fumagalli (vecchia conoscenza vivaldiana) e dal tenore Francesco Tolve. Il ruolo di Sabina, la fidanzata virtuosa dell'imperatore, è affidato a Nicole Heaston, che si disimpegna bene ma non sempre è perfetta nella dizione. Invece Osroa, il fiero re dei Parti irriducibile nemico dei Romani, è cantato da Stefano Ferrari, un tenore la cui voce piuttosto "leggera" non mi pare molto adatta al personaggio, oltre ad avere un timbro per me non molto gradevole. Infine abbiamo Adriano e Aquilio, i due Romani, che cantano ognuno 3 arie non particolarmente memorabili; ottima nel primo ruolo Marina Comparato, mentre Francesca Lombardi offre una prestazione un po' più incolore. Notare che anche nel 1734 questi personaggi furono affidati a due donne: Maria Marta Monticelli e Margherita Chimenti; quest'ultima, specializzata nei ruoli maschili, canterà poi anche a Londra con Handel. La regia ha il pregio di non propinarci assurdità né di obbligare i cantanti a rotolarsi per terra, il che è già qualcosa al giorno d'oggi. Le altre "idee" del regista (per fortuna innocue) mi sono sembrate abbastanza banali: Osroa che si balocca con dei teschi raccattati da terra, Farnaspe che canta Lieto così talvolta in compagnia di un uccello in gabbia, ed altre simili amenità. La scena consiste semplicemente in un terreno cosparso di rovine antiche contro uno sfondo nero. Delle catene pendenti dall'alto vengono usate in alcune scene per mimare la presenza di una prigione, peraltro mai contemplata dal libretto originale. I Romani maschi indossano dei completi color panna che sarebbero adatti ad un remake di serie B di Star Wars, i Parti hanno costumi colorati e di sapore orientale, un po' alla Salgari, ma anch'essi piuttosto brutti. Insomma, regista e scenografo vogliono mettere in scena un imperatore cattivo, guerrafondaio e imprigionatore di innocenti (sai che novità), ma mi pare invece che il libretto del Metastasio vada in tutt'altra direzione. Inoltre vorrei capire per quale motivo, mentre nel '700 anche il più scalcinato dei teatri poteva fare diversi cambiamenti di scena, oggi siamo quasi sempre condannati ad avere una scena fissa, che di solito per giunta non ha nulla a che vedere con le indicazioni del libretto. L'orchestra suona molto bene e Dantone accompagna i cantanti con sapiente maestria. Non ho affatto apprezzato però la decisione di accorciare in modo generalizzato i recitativi e di sopprimere anche due arie (di Aquilio e Osroa). È vero che si trattava di uno spettacolo dal vivo, già allungato dalla presenza dell'intermezzo, ma è un peccato che l'unica versione sul mercato dell'opera sia incompleta. Infatti la sola altra registrazione commerciale dell'opera (in CD) è quella di Bongiovanni del 1986, che non era neppure male per l'epoca ma che ora è introvabile. Questo disinteresse delle case discografiche per le opere di Pergolesi è inspiegabile, vista la loro alta qualità: spero che questa uscita possa contribuire ad un'inversione di tendenza. Infine un breve cenno anche all'intermezzo, che viene recitato sul proscenio a sipario chiuso da Monica Bacelli e Carlo Lepore. Ho trovato la loro recitazione un po' troppo sguaiata per i miei gusti. Apprezzo molto di più, ad esempio, la vecchia versione di Kuijken, che ha una messa in scena meno spartana ed un approccio che mi pare più plausibile. Tirando le somme: la regia è tollerabile, il cast poteva essere migliore, però l'opera di Pergolesi è molto bella e da sola vale l'acquisto di questi DVD. Spero che qualcuno riesca presto a portare l'Adriano in Siria anche in CD, con dei cantanti di primo piano e, possibilmente, senza tagli. Segnalo che vari spezzoni del video si possono vedere su YouTube: una playlist dedicata all'opera, l'inizio dell'intermezzo e lo stesso nella versione di Kuijken. Maurizio Frigeni, 22 dicembre 2011
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