| BERNARDO PASQUINI (1637–1710) Passion Cantatas Hor ch'il Ciel fra densi horrori Padre, Signore e Dio Sharon Rostorf-Zamir, soprano Furio Zanasi, baritono Capella Tiberina dir. Giovanni Caruso Brilliant Classics 94225
da poco uscita una pregevolissima incisione della Brilliant Classics, che sempre più sta facendo mostra di una politica editoriale veramente degna di grande apprezzamento per le scelte coraggiose e fuori dalle solite strade praticate, con il promuovere non solo autori dimenticati o poco frequentati, ma anche gruppi di giovani talenti che in questo modo riescono a mettere in risalto il loro valore. È il caso di questo bel CD della Capella Tiberina diretta da Giovanni Caruso, con la fondamentale direzione artistica di Alexandra Nigito, dedicato all'opera vocale sacra di Bernardo Pasquini. Un autore ai suoi tempi osannatissimo ("famosissimo Apolline d'Italia" fu chiamato da Georg Muffat) e insignito del titolo di Arcade dall'Accademia romana, oggi conosciuto soprattutto per la sua prolifica produzione tastieristica: molto nota era infatti la sua grande abilità di improvvisazione all'organo e al cembalo. Molto meno conosciuta ed incisa la sua produzione vocale, in particolar modo sacra, che deve invece averlo occupato grandemente a Roma. In questa città, così ricca dal punto di vista artistico-musicale, il musicista pistoiese (era infatti nato a Massa di Valdinievole nel 1637) arrivava ventenne, divenendo organista presso la Chiesa Nuova, sede degli Oratoriani, in seguito presso Santa Maria Maggiore e Santa Maria in Aracoeli, entrambe chiese di importanza capitale nella politica devozionale romana. Nel 1667 entrò a far parte della corte del principe Giovanni Battista Borghese, capo di una delle famiglie cittadine più potenti e prestigiose, dimorando nel Palazzo a Campo Marzio fino alla morte avvenuta nel 1710. Insieme con Corelli e Scarlatti partecipò ai più importanti eventi cittadini, acquistando grandissima fama. Di questo autore insigne ben poco è stato fin ad oggi eseguito e soprattutto inciso. Io ricordo soltanto due bellissime rappresentazioni in concerto: un Sant'Alessio diretto da Mencoboni e una straordinaria Sant'Agnese diretta da Alessandro de Marchi, purtroppo nessuna delle due giunta all'incisione. È quindi con grande piacere che ho accolto questa registrazione di due Cantate della Passione, create sicuramente a Roma per gli intrattenimenti pasquali della Famiglia Borghese. Tra l'altro si tratta di un genere singolare, essendo di argomento cristologico e quindi legato alla Passione, ma non narrante i fatti tratti dai Vangeli, come avviene nelle più note Passioni bachiane o anche in quella metastasiana musicata da diversi autori. Diciamo che è un genere ibrido, più vicino alla cantata profana, tanto praticata nei palazzi romani, anche per la presenza di un ricco organico, seppur da camera: due voci, di soprano e di basso, una nutrita compagine di archi (in questa esecuzione, dove essi sono raddoppiati nelle sinfonie e nei ritornelli, composta di sei violini, due violoncelli e un violone, oltre a tiorba, chitarra barocca, cembalo ed organo) e da una scrittura vicina a quella operistica coeva con lo strutturarsi in recitativi, anche accompagnati, arie e duetti. Le due cantate Hor ch'il Ciel fra densi horrori e Padre, Signore e Dio sono entrambe molto belle, con una scrittura musicale che unisce i modi compositivi più antichi ad armonie improntate ad una ricerca sonora più moderna, che in molti momenti ricorda musicisti coevi come Stradella o il giovane Alessandro Scarlatti. Entrambe le cantate sono introdotte da una sinfonia; le arie non hanno ancora il da capo e spesso sono concluse o inframmezzate da ritornelli. Delle due la più pregevole è la prima, anche per il bel testo di cui non conosciamo l'autore. Il tema è l'insensibilità dell'uomo di fronte alla Passione di Cristo, mentre tutta la Natura assiste attonita al tragico evento della sua Morte. La Terra, il Mare, l'Aria, la Luna e il Sole, figure allegoriche che accompagnano mestamente il dolore del Dio incarnato, intrecciano le loro arie e recitativi, con momenti di furore in stile concitato come in Chiusi avelli disserratemi o Grandini furibonde fendetemi, squarciatemi, ad altri più lirici come la splendida aria della Luna accompagnata dalla tiorba Miei pallori gelati e letali. Molto belli i duetti, dove le due voci si uniscono dando vita ad un mélange cromatico di grandissimo fascino. Anche la seconda cantata, incentrata sul trionfo di Cristo sulla morte e leggermente più breve, contiene dei momenti di musica altissima, come la sensuale Se in dono la Fede e l'aria per basso Piangerò ma poi vorrei che permette a Furio Zanasi di dispiegare, attraverso il suo meraviglioso timbro vocale, tutta la carica drammatica dell'affetto barocco. Un’esecuzione molto interessante dunque questa, ad incominciare dalla ricerca musicologica di Alexandra Nigito (autrice anche delle note di copertina) che l'ha generata. L'interpretazione è ricca di opulenze sonore: la voce di Zanasi, con la sua perfetta accentazione e la sua interpretazione magistrale, anche e soprattutto nei numerosi recitativi, fa cadere in secondo piano la voce invece stimbrata nel registro più acuto di Sharon Rostorf-Zamir, che interpreta comunque con grande drammaticità i suoi ruoli, trovando nell'aria già citata della Luna il suo momento più alto. Un CD che consiglio vivamente a tutti coloro che amano il Seicento, soprattutto romano, ed un’acquisizione fondamentale nel catalogo così povero di incisioni di un grande autore barocco. Isabella Chiappara, 8 giugno 2012
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