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Musiche di Lodovico Grossi da Viadana, Bartolomeo Barbarino, Andrea Gabrieli, Giovanni Pierluigi da Palestrina, Giovanni Gabrieli, Claudio Monteverdi e Francesco Soriano I Fagiolini dir. Robert Hollingworth Decca 0289 478 3506
obert Hollingworth alla guida dei Fagiolini, superbo insieme di strumentisti e coristi inglesi, ci offre, dopo la Messa a 40 voci di Striggio, un’altra pagina strepitosa della musica policorale italiana, segnatamente in questo caso veneziana. Questo CD presenta una magniloquente ricostruzione di un ufficio completo dei Vespri che vede raggruppate opere di Ludovico Grossi di Viadana (c1560-1627) e Giovanni Gabrieli (1554/7-1612), accanto a brani di Claudio Monteverdi, Giovanni Pierluigi da Palestrina, Francesco Soriano, Bartolomeo Barbarino e Andrea Gabrieli. La ricostruzione liturgica dell’ufficio si è basata sulla revisione del 1604 del Directiorium chori di Guidetti e del Breviario Romano di Plantin del 1676. Questo permette di ascoltare i Vespri nelle condizioni ideali, legati alla celebrazione di una Festività fastosa, come era usuale nei templi della devozione veneziana, San Marco in primis. Tutta la registrazione ruota intorno all’eccezionale Magnificat a'20.a'28 - "Con il sicut locutus. In ecco", uno dei due Magnificat a sette cori attribuiti a Giovanni Gabrieli che sussistono incompleti in due libri di cori della Hofkapelle dell’Arciduca Ferdinando d’Austria a Graz. L’Arciduca, grande appassionato della musica policorale veneziana, stimava enormemente Gabrieli e nella sua Cappella di corte aveva come maestri Giovanni Priuli e Giovanni Valentini, allievi del musicista veneziano, che potrebbero essere gli autori dell’arrangiamento a sette cori degli originali perduti a tre cori, anche se tutto porta a pensare che i Magnificat, nella loro grandiosità, fossero composti per i concerti sontuosi che, come ben sappiamo dalle fonti coeve, a San Marco come alla Scuola Grande di San Rocco prevedevano insiemi strumentali e corali di enorme opulenza sonora, come testimoniano i sette organi usati a san Rocco nei primi anni del ’600. Si ipotizza che l’occasione per la creazione di questo Magnificat sia stata la celebrazione della vittoria di Lepanto avvenuta il 7 ottobre 1571, che a Venezia, cadendo in quel giorno del calendario liturgico la festa della Santa martire Giustina di Padova, andava ad associarsi al culto della Santa Vergine del Rosario, a cui il papa Pio V aveva attribuito il sostegno nella fenomenale vittoria della flotta cristiana contro quella ottomana. La vittoria sarà celebrata anno dopo anno, a Venezia come in tutto il mondo cattolico, ma solo nella città lagunare questa celebrazione prese le forme di una esaltazione della vocazione protettrice e salvifica della città, come indicano la ripetizione, all’interno della versificazione del Magnificat, della prima metà del versetto 10: “Sicut locutus est ad patres nostros” (“come Egli ha promesso ai nostri padri”), l’accentuazione dei toni bellicosi nell’opera (come la presenza della fanfara) e l’inserimento nella registrazione di una breve reminiscenza dell’Aria della battaglia di Andrea Gabrieli, per otto strumenti a fiato, campane e colpi di cannone, di grande suggestione sonora. La partitura, essendo incompleta, è stata ricostruita partendo da una delle tre parti imitative ancora esistenti. Il Magnificat, che è posto al punto culminante dei Vespri, è accompagnato da cinque salmi provenienti da una raccolta di Vespri a quattro cori di Lodovico Grossi di Viadana, pubblicati a Venezia nel 1612 e qui alla loro prima registrazione. Si tratta di musica di enorme interesse, costruita su raggruppamenti di grande varietà che danno ragione della carica drammatica e dell’espressività melodica che caratterizzano l’opera del musicista parmense, legato a Monteverdi nella pratica musicale a Mantova ma dal linguaggio originale. Questi salmi sono trattati con la stessa complessità che in genere era dedicata al Magnificat e, concepiti inizialmente per due cori, vedono un’innovazione rivoluzionaria: l’intervento di due cori supplementari, uno grave ed uno alto. Le antifone nelle Feste maggiori dovevano essere doppiate e nei Vespri potevano essere sostituite da brani vocali o strumentali. Così si è fatto in questa registrazione, con l’inserimento di brani particolarmente legati alla Festa del Rosario: bellissimi in particolare il mottetto a voce sola di soprano, sempre di Viadana, O dulcissima Maria, dalla devozione sensuale, e l’Ab aeterno ordinata sum, di Monteverdi, dalla scrittura estremamente virtuosa, scritto per la voce di un basso dalla flessibilità ed estensione eccezionale. Prima del Magnificat, l’inno Ave Maris Stella di Monteverdi, tratto dai Vespri del 1610 (al quale vengono aggiunti gli “oblighi” del compositore romano Francesco Soriano, costruiti intorno alle melodie del cantus firmus), offre la visione di una sapiente costruzione contrappuntistica, spesso riservata ai circoli eruditi dell’epoca. Conclude in modo sontuoso la ricostruzione del mottetto extraliturgico In ecclesiis di Giovanni Gabrieli per quattro cori, testimone eclatante del fervore retorico che i grandi effettivi strumentali e corali erano in grado di dare con enorme suggestione. Tutto questo ci viene restituito dai Fagiolini e dal loro direttore Hollingworth con una pienezza di contenuti e un’opulenta palette sonora di raro ascolto. Lo straordinario complesso di musicisti, 25 strumentisti e 21 coristi, divisi nei cori richiesti dalla partitura più il coro del cantus firmus, è qualcosa di talmente eccezionale che posso solo invitarvi a visitare il loro sito per rendervi conto della loro enorme capacità di comunicarci la maestosità dell’architettura musicale di cui queste opere sono una rappresentazione pregnante. Una registrazione veramente sontuosa, che consiglio caldamente a tutti gli amanti della scrittura policorale italiana del primo ’600 e di quella veneziana in particolare. Isabella Chiappara, 14 agosto 2012
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