| Jacques Duphly [Dufly, Du Phly] (Rouen, 12 gennaio 1715 – Paris, 15 luglio 1789) La morte a Parigi di Jacques Duphly avvenne, curiosa coincidenza e fatto simbolicamente rilevante, nel giorno che seguì la storica presa della Bastiglia. Il grande musicista francese, con i suoi settantaquattro anni (non pochi per l'epoca), era considerato l'ultimo, o uno degli ultimissimi, tra i vecchi maestri clavicembalisti dell'ancien régime. Ed in effetti, tutta la sua carriera da quando lasciò Rouen da organista (1742), per approdare a Parigi, è segnata da una graduale ma continua ascesa della sua fama negli ambienti di potere aristocratici. Lo si vede, naturalmente, dai titoli dei suoi pièces e dalle dediche di molte sue pubblicazioni. Marpurg nel 1754 lo cita come un grande maestro, allievo di Dagincourt, sottolineando come il clavicembalo sia ormai divenuto il suo mezzo di comunicazione musicale più naturale, non più l'organo. La notorietà di Duphly raggiunse il suo apice probabilmente negli anni di pubblicazione dei suoi quattro livres pour le clavecin, si parla quindi del primo ventennio nella seconda metà del secolo; nel 1768, Rousseau include nel suo Dictionnaire una ampia sezione sulla diteggiatura grazie al supporto diretto del musicista. Anche se in realtà, le informazioni ivi contenute sono una riproposizione delle stesse regole così come già esposte da Rameau nei Pièces de clavecin, del 1724. Ma, nonostante tutto, Duphly visse in condizioni piuttosto modeste in un piccolo appartamento, non di sua proprietà, non si sposò mai e lasciò la sua eredità ad una sola persona, il suo maggiordomo che lo aveva assistito negli ultimi tre decenni. Nel testamento non è citato neppure un clavicembalo. Considerando che negli ultimi venti anni di vita, Duphly non pubblicò altra musica per cembalo solo (e neppure abbiamo molte testimonianze di una sua attività musicale [dopo metà anni settanta]), possiamo lavorare un po' di fantasia, ma nemmeno troppo, ed immaginare gli ultimi anni del vecchio maestro: stanco e deluso dal mondo decadente dei suoi ricchi ed influenti patroni, è un uomo che avverte consapevolmente che qualcosa sta cambiando nella società, ma anche nella musica che è, di fatto, già profondamente cambiata; lo stesso clavicembalo sta velocemente lasciando il passo, ormai in modo definitivo, al fortepiano, il diretto antenato del pianoforte moderno. Egli si libera dei suoi (non sappiamo se uno, due, dieci o trenta) clavicembali, ormai inadeguati al suo sentire ed attende la data fatidica, 14 luglio 1789, fino al giorno dopo. a cura di Zadok Per approfondimenti - David Fuller, 'voce' Duphly, in: The New Grove - Dictionary of Music & Musicians, 2. ed., a cura di S. Sadie, London, Macmillan, 2001
- F.W. Marpurg: Historisch-kritische Beyträge zur Aufnahme der Musik, i (Berlin, 1754–5/R), 459
- J.-J. Rousseau: ‘Doigter’, Dictionnaire de musique (Paris, 1768/R; Eng. trans., 1771, 2/1779/R)
- L. Panel: ‘Jacques Du Phly’, Etudes normandes, nos.13–16 (1954–5), 278–82
- F. Lesure: Introduction to Jacques Duphly: Pièces pour clavecin, ed. F. Petit (Paris, 1967)
- F. Petit: ‘Sur l’oeuvre de Jacques Duphly’, Courrier musical de France, no.23 (1968), 188–90
- B. Gustafson and D. Fuller: A Catalogue of French Harpsichord Music, 1699–1780 (Oxford, 1990).
Jean-Pierre Houël (1735-1813) Prise de la Bastille | | | |