on questi tre autori del Settecento inglese, due dei quali veramente poco noti, copriamo tutto il secolo. Come spesso accade con gli inglesi, si tratta di organisti che si dedicarono quasi esclusivamente alla produzione di musica per il servizio liturgico anglicano, anthems, odi, ma anche musica per il teatro ed altre forme di intrattenimento non necessariamente legate alla chiesa. Questo è vero specialmente per Boyce, considerato uno dei maggiori musicisti nati in terra inglese dopo Purcell, avendo contribuito in modo esaustivo un po’ a tutti i generi di musica vocale per il suo pubblico, qui ricordiamo soltanto le decine e decine di odi di corte, e le sue rappresentazioni da tragedie di Shakespeare, realizzate spesso con la collaborazione di Garrick. Sul versante strumentale, spiccano le sue sonate da camera per 2 violini, le sinfonie ed overtures a più parti, ma poco ci è pervenuto per tastiera. Questi 10 Voluntaries per organo o cembalo, furono pubblicati subito dopo la sua morte, molto verosimilmente composti anni prima, senza considerare che alcuni studiosi hanno messo in dubbio l’autenticità di alcuni di essi, ipotizzando che il vero compositore possa essere stato il suo vecchio e glorioso maestro Maurice Greene.
L’organista Joseph Kelway, nato una decade prima rispetto a Boyce, venne ricordato quasi esclusivamente per essere stato un importante esponente della scuola di Domenico Scarlatti a Londra, assieme a Richard Jones e al suo maestro Thomas Chilcot. Purtroppo, ancora una volta, il severo giudizio dato dallo storico-musicista Charles Burney sul valore delle Six sonatas pubblicate da Kelway attorno al 1764, non lasciò scampo alla loro diffusione presso i posteri. Burney definì queste sonate come le più “grezze” e “sgradevoli” mai composte nel loro genere, benché abbia apprezzato il forte carattere di “affascinante” liricità espresso nei movimenti lenti. Il famoso critico evidentemente non amava troppo lo stile tipicamente operistico, poco elaborato che contraddistingue un po’ tutta la musica per tastiera di questo periodo di mezzo, dal tardo barocco al pre-classicismo, a cui spesso ci si riferisce col termine di “galante”. In questo panorama piuttosto frenetico e saturo di brani un po’ tutti simili tra loro, sono proprio i movimenti lenti, quelli nei quali risulta più facile scorgere certe differenze e quindi apprezzare la qualità di queste composizioni.
The first page of Kelway's Sonata IV
Non è facile risalire alla data di nascita esatta dell’organista Samuel Wise, che probabilmente si colloca attorno al 1730, a Nottingham. Questo si evince dalla sua attività come giovane organista nelle chiese di St. Mary Magdalene, Newark e Southwell Minster. Il periodo chiave della sua attività a St. Mary si svolse però dal 1756 fino alla sua morte avvenuta nel 1802, anni durante i quali il musicista ebbe una certa notorietà, spingendosi fino a Londra: Wise venne ricordato come uno degli autori degli anthems per l’incoronazione di Giorgio III, nel 1761. Altra sua musica corale fu eseguita per le celebrazioni natalizie, pasquali e per la pentecoste (Whit-Sunday). Sulla scia di questa presenza negli ambienti londinesi, l’organista di Nottingham riuscì a pubblicare le Six Lessons verso il 1765, tutti brani in tre movimenti, che completano queste interpretazioni di Fernando De Luca dedicate alla musica inglese per tastiera nel XVIII secolo.
saladelcembalo.org
16 maggio 2017
FERNANDO DE LUCA
harpsichord
Issue 2017-11
Recorded in Venice: Jan/Feb, 2014 (Wise); April 16-17, 2016 (Boyce); Jan 7-9, 2017 (Kelway). German harpsichord after Christian Vater (1738) built by F. P. Ciocca (2007); Pitch A=415Hz
The frontispiece of Wise's Lessons