JOHN WALSH, PADRE E FIGLIO
impero editoriale nel campo musicale di John Walsh (1666-1736) contribuì in modo determinante alla diffusione delle opere di tutti i musicisti che gravitarono a Londra tra gli ultimissimi anni del Seicento e la metà degli anni ’30 del secolo successivo. Fu lui a preparare il terreno per il figlio, John Walsh detto ‘the younger’ (nato nel 1709), la cui influenza nel campo editoriale fu addirittura superiore. Walsh padre iniziò a pubblicare musica di George Frideric Handel fin dal 1711 (Rinaldo), ma forse la sua edizione memorabile resta quella del 1720, ossia le 8 grandi suites per cembalo. Negli anni successivi i rapporti col musicista di Halle si deteriorarono, forse a causa di alcune pubblicazioni non esattamente autorizzate e validate dal compositore. Fortunatamente, Walsh jr, all’età di 27 anni, ereditò l’impresa del padre sita al numero 13 di Catherine Street, nei pressi dello Strand, riuscendo in soli 3 anni a ricostruire totalmente i rapporti di fiducia con Handel: a partire dal 1739 il giovane Walsh acquisì l’esclusiva per le pubblicazioni di tutta la sua musica, per ben 14 anni consecutivi. Continuando poi a pubblicare Handel anche dopo il 1754, è stato calcolato che circa il 50% di tutte le edizioni Walsh stampate nell’arco di 100 anni risultano riguardare proprio la musica del sassone.
LE OUVERTURE: 29 EDIZIONI NEL XVIII SECOLO
Alla domanda su chi abbia effettivamente realizzato le trascrizioni per tastiera dall'enorme corpus di ouverture haendeliano, difficilmente si troverà una risposta completa e definitiva. Tuttavia, esistono alcuni pochi manoscritti autografi dello stesso compositore o di suoi copisti fidati, che ne raccolgono alcune: queste sono catalogate sotto HWV 456/1-5 (Il pastor fido, Amadigi, Flavio, Rodelinda, Riccardo I). A queste si aggiungono le trascrizioni di William Babell (Rinaldo e forse anche Giulio Cesare) e molte altre che Walsh fu probabilmente in grado di mettere insieme dalle sue numerose fonti e collaboratori. Importante anche notare che, tutto ciò che Walsh jr pubblicò a partire dal 1739 fu in gran parte vagliato ed approvato dallo stesso Handel, come discusso poc'anzi.
C’è un testo fondamentale che aiuta nella datazione delle varie pubblicazioni settecentesche delle Ouverture di Handel, a cui si rimanda. Si tratta di: William C. Smith, Charles Humphries 'Handel: A Descriptive Catalogue of the Early Editions', Blackwell Publishers (Oxford 1970; pp.286-7). Qui vogliamo soltanto ricordare che le prime due o tre uscite risalgono approssimativamente al periodo 1733-1736, non sappiamo se per iniziativa di Walsh padre o figlio, e comprendevano non più di 24 numeri. Pubblicate sia in versione orchestrale (l’originale) che per tastiera, un assaggio è possibile averlo consultando questa pagina di imslp.org che riporta le scansioni delle prime dieci edizioni. Con Walsh jr. iniziano a comparire copiose le versioni degli anni ’40 e ’50 quasi tutte in forma per strumento a tastiera, evidentemente più redditizie di quelle per archi in 7/8 parti. In fig.1 è riportato il frontespizio di un’edizione pubblicata attorno alla metà del secolo: è quella su cui si basa una nota ristampa moderna di 60 Ouvertures. Da notare che la datazione precisa non è mai riportata sulle stampe di Walsh, ma osservando i titoli inclusi (ad esempio: Susanna, ca.1749/50) e quelli esclusi (Jephtha, ca.1751) è facile risalire ad un periodo ben circoscritto (attorno al 1750 per l’esempio citato).
Morto anche Walsh jr, nel 1766, l’impresa passò di mano a William Randall (probabile figlio o nipote di un vecchio Randall, assistente di Walsh padre) il quale continuò a stampare le matrici preesistenti ereditate dall’ultimo Walsh, aggiungendo poche novità in modo sporadico. Siamo quindi giunti alla ventottesima edizione delle Ouverture di Handel, che Randall pubblica attorno al 1770, ancora sotto il nome della gloriosa casa editrice Walsh, aggiungendo altri 6 titoli rispetto alla stampa del 1750. La cosa straordinaria, a nostro avviso, è che uno splendido esemplare di questa ventottesima edizione (fig.2) è stato dato in visione al maestro Fernando De Luca, che quindi ha deciso di intraprenderne la registrazione integrale.
Prima di soffermarci su questa versione, nell'articolo di Graham Pont, 'A Wesleyan Musical Legacy' (eBLJ 2008) viene analizzata una ventinovesima edizione delle ouverture haendeliane, pubblicata da Harmand (o Hermond) Wright verso il 1785. Per inciso, Wright fu l'ultimo a prendere le redini della ditta Walsh, subito dopo la scomparsa di Randall (c.1781), ma infine l'attività fu chiusa per sempre attorno al 1799 o entro l'anno successivo. Anche quest'ultima edizione fu ricavata dalle matrici di Walsh (solamente 26 ouverture), ma ci sono annotazioni di un certo Jonathan Battishill (1738-1801) che, a detta del suo allievo Robert Glenn, "servivano a mostrare come Handel eseguiva queste overture alla tastiera [...]".
L’EDIZIONE n.28 (WALSH/RANDALL 1770)
Notiamo innanzitutto la denominazione per le ouverture adottata nella pubblicazione settecentesca (fig.3): la maggior parte dei titoli delle opere italiane viene presentato nell’equivalente inglese, risultando quasi irriconoscibile al pubblico odierno. Noi abbiamo scelto di mantenere la sistemazione originale, sia per quanto riguarda la scrittura dei titoli, che per l’ordinamento con cui questi si susseguono nel volume. Inoltre, vale la pena notare che, sebbene il termine utilizzato in tutti i brani sia quello di “Overture”, oppure di “Seconda Overture”, alcuni di essi sono in realtà delle “Sinfonie” tratte dalle relative opere ed oratori. L’esempio che salta all’occhio è quello al numero 60, il “Solomon 2nd overture” altro non è che il celebre Allegro noto col titolo di “Arrival of the Queen of Sheba” dal secondo atto del grande oratorio del 1748.
Come accennato in precedenza, le matrici di stampa dell’edizione Walsh/Randall sono esattamente le stesse usate da Walsh vent’anni prima, ma con l’aggiunta (in coda) dei seguenti titoli, mai pubblicati prima d’allora in versione per tastiera sola:
- Time & Truth
- Jeptha
- Theodora
- “Overture” [Trionfo del Tempo e del Disinganno]
- Deborah
- Coronation Anthem [Zadok the priest]
Il brano senza titolo al numero 64, risulta essere la trascrizione dell’Ouverture in Si bemolle Maggiore HWV 336 (anche presente come primo movimento della Suite HWV 455), che molti studiosi mettono in relazione con l'ouverture originariamente composta da Handel per il Trionfo del Tempo e del Disinganno (Roma, 1707). Effettivamente, il fugato è una versione dilatata del singolo movimento d’orchestra (Sinfonia) che apre l’oratorio romano nella sua versione definitiva; mentre, come da aneddoto riferito dal Mainwaring (Memoirs of the Life of the late George Frederic Handel, 1760 ), la parte lenta introduttiva, in ritmo puntato, potrebbe essere quella che il giovane Handel fu costretto a scartare, dietro cortese richiesta di Arcangelo Corelli, che ne doveva curare la direzione, adducendo la motivazione che "... questa vostra musica è nel stylo Francese, di ch'io non mi intendo".
Deborah presenta una incongruenza nella sua overture (fig.4): la musica presente in Walsh/Randall corrisponde esattamente a quella pubblicata un secolo dopo da Friedrich Chrysander. Tuttavia, nel pubblicare l'edizione discografica dell'oratorio, il direttore Joachim Carlos Martini ha affermato che [...] for the original Overture only the continuo part survives, identified by Anthony Hicks with the Grave and Allegro of the Overture to the Occasional Oratorio, HWV 62, and with the Menuett from the Music for the Royal Fireworks, HWV 351 [...]. Dobbiamo quindi desumere che già ai tempi di Walsh questa ouverture fosse andata perduta e quindi rimpiazzata da brani trascritti da altre fonti? Una risposta è arrivata velocemente dopo aver consultato gli esperti del gruppo Handel-e. Lo studioso D. Vickers nella sua tesi di dottorato (PhD: Handel's Performing Versions: A Study of Four Music Theatre Works from the 'Second Academy' Period, 2008) non esclude affatto la possibilità che tale ouverture per Deborah non sia mai esistita, perlomeno nelle prime versioni dell'Oratorio eseguite negli anni 1730s. Sulla trascrizione per tastiera pubblicata da Walsh, egli aggiunge ... this music does not survive in any authentic source of Deborah, and Walsh's overture appears unreliable because it post-dates the authentic insertion of a different overture in 1756. (Vol.1, pg. 211, nota 642). Una conferma ulteriore è arrivata da J. Roberts, che ha saputo prontamente identificare i brani: [Walsh's overture] consists of the sinfonia that begins Act II of the opera Giustino (composed in 1736) followed by three arrangements of vocal pieces by Handel, two of them part of Deborah itself....
UNA APPENDICE INEDITA
Per motivi ignoti, alcune ouverture non furono mai pubblicate da Walsh e successori, nella versione per sola tastiera. Spiccano in particolare per la loro assenza, due autentiche perle barocche, ossia Alceste (1749/50) e Agrippina (1709), oltre alla musica proveniente dalle opere giovanili composte tra Germania e Italia (Almira, Florindo & Dafne, Nero). In realtà, come proposto da Baselt, la musica proveniente dall’ouverture per il Nero dovrebbe essere confluita almeno in parte nella Suite in Sol Minore HWV 454. Insomma, all’edizione completa Walsh-Randall, noi aggiungiamo una nostra appendice: l’ouverture da Alceste, che il maestro De Luca ha ricavato dalla trascrizione di Chrysander ma opportunamente “riconvertita” alla prassi cembalistica; l’ouverture da Agrippina, basata sull’ottima trascrizione fatta da Pierre Gouin (presente su imslp.org; è anche un arrangiamento very technical-demanding per dirla all'inglese). Ed ancora, l’ouverture dal Nero, ossia la Suite HWV 454 (anche questa su imslp.org da T. Best). A completare la nostra appendice, il maestro sta aggiungendo una serie di bellissimi suoi arrangiamenti da arie e cori del caro Sassone. Davvero un tripudio armonico assoluto che rende questa la più bella e ricca pagina di musica per cembalo mai pubblicata in tutta la storia dell’Umanità!
Marco De Gregorio * saladelcembalo.org * Roma, 18 ottobre 2020
FERNANDO DE LUCA
harpsichord
Issue 2020-14
Recorded in Rome: September/October/November/December 2020
French harpsichord after Blanchet (1754) built by C. Caponi (1985)
Temp. Marpurg; A=415Hz; Audio eng. M. De Gregorio