l musicista inglese Thomas Billington, particolarmente attivo negli ultimi due decenni del Settecento, fu un noto corista della cattedrale di Exeter e successivamente un apprezzato maestro di canto e strumento a tastiera a Londra. Egli partecipò come cantore alla famosa commemorazione di Handel del 1784 presso la cattedrale di St Paul e, negli stessi anni, si dedicò alla composizione di un numero consistente di opere vocali di genere profano, prendendo a modello in particolare l’English Oratorio o forme da esso derivate. Alcuni di questi lavori, come in “Young’s Night Thoughts” del 1788 contengono intere sezioni prese direttamente da note pagine haendeliane, evidentemente amatissime nella Londra di quel tempo. Questo non ci deve sorprendere, visto che tutta la seconda metà del secolo e la gran parte del successivo, vedranno una continua riproposizione dei lavori del caro Sassone, in tutte le salse, soprattutto dal repertorio oratoriale, molto meno da quello operistico. Prima di Billington, il caro e fido collaboratore di Handel, John Christopher Smith jr. aveva già contribuito a diffondere la moda dell’Oratorio-Pasticcio con Tobit (1761) e Nabal (1764) lavorando con il vecchio librettista Thomas Morell; attorno al 1764/65 il trombettista e compositore Edward Toms ebbe la stessa idea, facendo eseguire Israel in Babylon, un vero e proprio condensato di pagine corali, molte delle quali adattate dalla musica orchestrale dell’Op.VI di Handel e dai suoi oratori degli anni ’40. Il vivace panorama editoriale londinese incoraggiava i musicisti, che spesso pubblicavano a proprie spese, nel proporre adattamenti e trascrizioni per strumento a tastiera di opere del recente passato. Un esempio sono i Concerti Grossi dell’Op.VI di Corelli (partitura disponibile su imslp.org), ai quali Billington aggiunse altre simili pubblicazioni tratte da lavori di Geminiani, Sammartini, Haydn e dallo stesso Handel. Da notare un’eccezione tra i dodici concerti qui registrati: il Concerto VIII in Sol minore noto come “Concerto di Natale” non proviene da quelli pubblicati da Billington ma è una trascrizione realizzata dallo stesso interprete Fernando De Luca.
Le Sonate per Violino che presentiamo qui, composte dall’italiano Giovanni Stefano Carbonelli, appaiono stilisticamente molto vicine a quelle di Corelli, nonostante il Carbonelli sia nato molti anni dopo. Il violinista, nato probabilmente a Livorno, non è assolutamente certo che abbia studiato con Arcangelo Corelli a Roma, come la tradizione ci tramanda. Tuttavia, sappiamo che una volta stabilitosi a Londra, a partire dal 1719/20, Carbonelli si dedicò ad una intensa attività concertistica il cui repertorio tendeva a privilegiare proprio il suo (possibile) maestro, assieme naturalmente ad altri autori molto richiesti a Londra, come Handel e Geminiani. Dunque, per la seconda volta su saladelcembalo.org (si veda la pagina recente con le Sonate da Chiesa di Albinoni), presentiamo alcune ottime interpretazioni realizzate dalla violinista Kremena Nikolova con l’accompagnamento del De Luca al cembalo, tratte appunto dalle “XII Sonate da Camera a Violino, e Violone, o Cembalo” pubblicate a Londra in data ignota, probabilmente attorno al 1730.
Seguono dodici brevi sonate del musicista bolognese, Santo Lapis, che le pubblicò a l’Aja nel 1746. Si tratta di composizioni quasi tutte a movimento singolo, tutte decisamente nello stile galante e ancora ben lontane dall'assumere la forma definitiva della sonata classica. Un'ennesima trascrizione del maestro De Luca, dall'Aria vivaldiana Armatae face et anguibus, chiude la pagina.
saladelcembalo.org
28 giugno 2017
FERNANDO DE LUCA
harpsichord
Issue 2017-17
Recorded in Venice
8 November 2014 (Carbonelli), April 2017 (Corelli) & 29 September 2013 (Concerto X), 3-6 October 2016 (Lapis/Vivaldi); German harpsichord after Christian Vater (1738) built by F. P. Ciocca (2007)