La Francia dei Bourbon <<< torna alla parte I Una società così brillante, vivace, sedotta da un gusto esotico e romanzesco, non poteva che creare una moda stupefacente ed affascinante, venata di stravaganza, ma soprattutto improntata all'estetica del naturel. Con questo termine si esprimeva quel desiderio di avvicinarsi e superare in bellezza la natura stessa, come dirà il prosecutore delle teorie sulla Grazia del Castiglione, Stefano Guazzo, ancora un italiano, che nella Civil conversazione porrà la base del nuovo ideale mondano. Il naturale era: "tutto quello che la natura consente che si faccia migliore e acquisti perfezzione" (Stefano Guazzo - La civil conversazione - a cura di Amedeo Quondam - 2 voll. Panini, Modena 1993 - libro II vol I pag.87) e che verrà spesso interpretato come una "negligenza tanto sottile" e una "noncuranza tanto gradevole" (Mademoiselle de Scudéry - Epitre aux Dames - in Les Femmes illustres). Tutto questo porterà ad una forte personalizzazione nella moda, parola nata in Italia nel Seicento, con gli elegants ad intervenire su forme vestimentarie già costituite, quelle del tardo Cinquecento, trasformandole a poco a poco con piccole o grandi modificazioni, nei volumi come nelle decorazioni, negli accessori o anche semplicemente nel modo di indossarle, tanto da farle diventare nel giro di poco tempo qualcosa di completamente diverso da ciò che l'aveva preceduto. E' come se, sentendo il passato inadeguato alla nuova sensibiltà e al nuovo esprit de société, si volesse divenire in prima persona creatori di una nuova immagine di sè, in cui il singolo personaggio alla moda fosse però in grado di plasmare uno stile tanto carismatico da divenire modello per la società tutta. All'inizio del periodo che stiamo esaminando, i primissimi anni del Seicento l'abito aveva perso molti di quegli eccessi che avevano caratterizzato l'età dei Valois. Una certa austerità di matrice ugonotta sembra far preferire ad Enrico IV le grègues spagnole, i pourpoints aderenti, privi del panseron, con maniche strettissime e piccole fraises, come appare in un ritratto di Frans Pourbous il cui nero totale è alleggerito esclusivamente da sfiocature di gusto fiorentino. Un generale ritorno all'ordine sembrerebbe informare questi anni, se non ci fossero già dei segnali di discontinuità, come le enormi chausses en bourse, le inglesi slops, nate dalle chausses en tonnelet che successivamente si trasformeranno nei pantaloon. Un meraviglioso ritratto di gentiluomo sempre del Pourbus ci mostra senza alcuna incertezza quale sarà il gusto maschile degli anni successivi: il grande collare di pizzo, i tagli sul pourpoint, l'eleganza connaturata nel taglio dei capelli e dei lunghi moustaches, sono tutti segnali della moda barocca a venire. Sono anni di transizione quelli che vanno dall'inizio del secolo alla fine del secondo decennio, anche per l'abito femminile, caratterizzato ancora dalla presenza del verdugadin en tambour, grande collarette, maniche appena rigonfie che già verso il 1615 diventeranno ballonnée, con lunghe strisce di tessuto interrotte ad intervalli regolari a creare delle enfiature controllate. Sono i ritratti del Pourbous, chiamato a corte per rinnovare l'immagine dinastica dei sovrani, di Maria de' Medici e delle sue figlie, destinate ai maggiori troni europei, a mostrarci con dovizia di particolari il percorso del gusto francese in quegli anni. Maria ci appare nel 1609 abbigliata in una robe di raso rosso ricamato a piccoli fiori in argento e bronzo, in cui intravediamo a malapena l'alto verdugadin, ma cogliamo in tutta la sua preziosità l'enorme collarette in pizzo a punto in aria che le circonda il capo tutto fitti riccioli. Enormi perle in un triplice giro di collane trattenute da una borchia in diamanti, mostrano tutto l'amore della regina per i gioielli sontuosi. Entriamo in una fase del ritratto dinastico in cui mostrare i gioielli di famiglia che ben presto diventeranno della Corona, sarà un impegno imprescindibile oltre che un vanto per tutte le dinastie regnanti che faranno a gara per accaparrarsi le pietre più preziose e rare. Maria, nel cui patrimonio personale si conteranno più di 5000 perle, tutte di ottima pellatura, mostrerà spesso nei suoi ritratti il Beau Sancy, uno dei primi diamanti tagliati a rosa di ben 35 carati, comprato nel 1604. La stessa broche di diamanti la ritroviamo in un ritratto di Elisabetta de Bourbon del 1611, in cui la principessa non ancora decenne indossa una bella veste di taffetas azzurro ricamato in oro e con ampie sfiocature che mostrano una ricca fodera di seta arancio, mentre collarette e rebras decorano spalle e polsi. In questi stessi anni il delfino Luigi è più volte ritratto con piglio spagnoleggiante in corte chausses pleines anche se in colori vivaci, oro e rosso, o oro e bianco. La principessa Elisabetta, destinata al trono spagnolo, è ritratta ancora due volte da Pourbous negli anni successivi. Se nel primo è documentato l'avvento delle manches ballonnée, nel secondo in prossimità delle nozze la veste è decisamente improntata ad un gusto franco-spagnolo, intendendo in questo una strana commistione fra le due tendenze, per altro radicalmente opposte.
Il ritratto del 1617 della regina, ce la mostra invece in nere vesti vedovili, ma ben lontana dall'austerità di cui aveva dato prova la sua antenata Caterina. Dall'enorme verdugadin, alle grandissime manches ballonée fino alla fraise e ai rebras in lino diafano, tagliato a grandi petali tutto sembra di nuovo improntato alla dismisura ed è questa l'immagine che la regina sceglie per sè anche nelle storie della sua vita che Rubens dipingerà per la Galerie del Palais du Luxembourg. Ma questi sono gli anni in cui tutto sembra trasformarsi, di cui l'esempio massimo è lo splendido ritratto che Rubens esegue per la nuova regina, moglie di Luigi XIII, Anna d'Austria. La robe in velluto nero ed oro che indossa, è già improntata a nuove morbidezze e pur essendo presenti fraise e rebras, questi sono come snervati, privati dall'inamidatura quindi a la confusion, le maniche ballonnée meno enfiate hanno già il nastro al gomito che le renderà a la virago, i polsi appaiono fragili, finalmente visibili, nudi, la vita è ancora a punta, ma ormai ha perso di rigidità, sembra solo una memoria dell'antica forma artificiosa e geometrica del corpo femminile mentre una cintura di perle e diamanti la solleva al punto naturale. Gli anni intorno al '22-'25 a cui sembra appartenere questo ritratto sono veramente gli anni della svolta, ma questa la cogliamo meglio nelle immagini che ci giungono da altre fonti che non sia la corte, dove i ritratti del re, sempre in armatura, sono improntati ad una classicità atemporale. Dobbiamo rivolgerci ai ritratti che Rubens dedica alla bellissima moglie Helene, o che Van Dick dipinge per dame del Brabante o delle Fiandre, per non dire di quelli che raffigureranno la regina Enrichetta de Bourbon, principessa francese sul trono di Albione o altre dame della corte inglese. Ritratti che testimoniano cambiamenti epocali e che daranno vita a una delle più belle, intriganti, folli mode di tutti i tempi. Intanto l'abito si divide in due parti, corps de jupe e bas de jupe nella parte interna, che diventa la protagonista, perchè il corps a poco a poco si accorcia, evidenziando la volontà di riportare, come negli anni d'oro del primo rinascimento italiano , la vita sotto il seno. I bas de jupe si triplicano, vedendo scomparire il verdugadin e prendendo una linea gonfia ma morbida. Secrete, friponne, modeste, sono i nomi che avranno queste vesti interne dai volumi immensi. Il busto, esaltato e non più costretto dal corps piquè, emergerà dal corps de jupe e mostrerà generosamente il seno dalle grandi scollature, le braccia, finalmente nude quasi fino al gomito vedranno esaltata la pelle eburnea da enormi rebras a forma di petali, con una mise en place della bellezza che non avrà eguali. sinistra: Anthony Van Dick - Queen Henrietta Maria - Londra Royal Collection destra: Abraham Bosse – Incisione: Dame de Qualitè (da Le Jardin de la noblesse française, 1629) - Foto Biblioteca nazionale di Francia La robe spesso ancora scura contrasta con i toni brillanti della jupe, ed è completamente aperta con le ampie maniche che si legano a quelle interne con un molle nastro creando il motivo chiamato a la virago. Le collarettes si appoggeranno infine sulle spalle, aggraziandole con il loro morbido e candido fluire. Il fiore barocco per eccellenza il tulipano, dai petali cangianti ma informali sarà il modello per queste forme metamorfosanti, insieme con la rosa centifolia, dalla turgida corolla. Sembra quasi che le grandi vanitas, i grandi cesti fioriti di tanta pittura seicentesca abbiano trovato nelle linee sinuose delle vesti, nel lucore sensuale delle sete, nel turgore delle carni un modello vivente di splendida magnificenza. Dalla metà degli anni '20 fino alla fine degli anni '30, sarà sempre più un abbandonare le antiche costrizioni e rigori, che erano prima di tutto idelogici e la donna apparirà sempre più denudata da ampissime scollature a cui nessuna collarette porrà velo, sempre più destrutturate le forme con hongreline corte non più steccate e ampie e sciolte jupes. Infine anche le maniche si accorceranno definitivamente al gomito, gonfie e turgide, e con i loro ricchi rebras a fitti petali di merletto. Abbandonati i velluti e broccati sontuosi i tessuti preferiti saranno i taffetas lucidi e cangianti in colori pastello come il giallo oro e l'azzurro, adatti a brillare sotto la luce delle candele dei salons. Qualora appaia ancora il nero, nella lucentezza del raso acquisterà per la prima volta un'immagine di sensualità romantica non più ritrovata fino all'Ottocento. D'altra parte anche l'abbandono dei massicci gioielli rinascimentali per perle e diamanti che nel taglio a rosa esaltano la luce, gioielli che spesso simulavano nelle forme i tanto amati galants di nastro è sintomatico di uno stile profondamente mutato anche nell'esibizione di status. Tutto partecipa a questa negligenza sottile. A questo elegantissimo disordine, "delight in disorder", come lo chiameranno gli inglesi che, come vedremo, ne faranno una vera filosofia vestimentaria. Anche le acconciature parteciperanno in pieno a questa ricercata e dissimulata eleganza: riccioli corti e fluenti sulle tempie, i bouffons, accompagneranno piccole frange sulla fronte, le garcettes, serpentaux scenderanno con noncuranza sul collo mentre ronds e cule-butte raccoglieranno i capelli sulla nuca. Anthony van Dick - Lady Elisabeth Thimbley and Dorothy, Viscontess Andover 1637c - National Gallery London sinistra: Anthony van Dick - Margherita di Lorena 1635c - Firenze Galleria Palatina Palazzo Pitti destra: Anthony van Dick - Queen Henrietta Marie - 1632 - Collezione reali, Windsor Castle Anthony van Dick - Ritratto di Lady Borlase c1638 - Kingston Lacy La Francia dei Bourbon >>> continua la lettura (III ed ultima parte) |