GEORGE FRIDERIC HANDEL (1685-1759) Atalanta opera in tre atti HWV 35 Atalanta: Dominique Labelle Meleagro: Susanne Rydén Irene: Cécile Van De Sant Aminta: Michael Slattery Nicandro: Philip Cutlip Mercurio: Corey McKern Philharmonia Chorale Philharmonia Baroque Orchestra dir. Nicholas McGegan Philharmonia Baroque PBP004 (2 CD)
uesto cofanetto fu registrato dal vivo nel 2005, quando l'opera fu messa in scena a Berkeley (e successivamente, con qualche cambiamento nel cast, al Festival di Göttingen), ma questa riedizione viene a colmare un importante vuoto nella discografia: dell'opera infatti esiste soltanto un'altra incisione, ormai da anni fuori catalogo, diretta sempre da McGegan e risalente al 1985. In quegli anni il direttore americano aveva assunto la direzione della Capella Savaria, un'orchestra ungherese specializzata nel repertorio barocco, e grazie ad un'intensa collaborazione con la casa discografica Hungaroton pubblicò un gran numero di dischi, fra i quali spiccano le due opere pastorali di Handel: Il pastor fido e appunto Atalanta. L'opera fu composta da Handel nel 1736 per celebrare il matrimonio del principe di Galles. Il libretto (un adattamento di La caccia in Etolia, scritto nel 1715 da Belisario Valeriani) situa la vicenda nella solita mitica campagna popolata da pastori. Ivi dimorano in particolare due innamorati: Atalanta e Meleagro, due principi che celano la loro vera identità sotto le spoglie di pastori, con i finti nomi di Amarilli e Tirsi. Atalanta non conosce la vera situazione di Tirsi e sa di non poter sposare un comune pastore, quindi respinge, pur amandolo, le sue profferte. A far da contraltare a questa coppia nobile ce n'è un'altra formata da due pastori veri: Irene e Aminta. La loro unione è ostacolata dal desiderio di Irene di mettere alla prova l'amore di Aminta: ciò porterà prima Irene a fingere di amare Tirsi e poi Aminta a dichiararsi innamorato di Amarilli, ingarbugliando ancor di più la vicenda. L'immancabile lieto fine è portato da Nicandro, il padre di Irene, che conosce la vera identità dei finti pastori e scioglie quindi alla fine tutti i nodi della vicenda. A questo punto entra in scena Mercurio come deus ex machina a tessere le lodi della coppia regale in carne ed ossa (cioè Principe di Galles e consorte), augurando loro ogni felicità. Come nel caso de Il pastor fido, la trama è estremamente esile e artificiale. Però in questo caso il libretto è un po' migliore e soprattutto Handel riveste la poesia con della musica superba, tanto che l'opera ebbe grandissimo successo. Non è un caso che solo un paio delle arie siano derivate da opere precedenti. È possibile che questa particolare cura del compositore fosse dovuta al desiderio di ingraziarsi il Principe di Galles. O forse lo stimolo venne dall'arrivo a Londra di un nuovo cantante: Gioacchino Conti detto Giziello, un soprano castrato dalle notevolissime capacità canore, che all'epoca aveva solo 22 anni e al quale Handel affidò il ruolo di Meleagro. L'altro ruolo principale, quello di Atalanta, fu interpretato invece da Anna Strada, un soprano eccezionale che però non brillava per la sua avvenenza e che faceva brutte smorfie mentre cantava (insomma una Vivica Genaux dell'epoca...). I ruoli di Irene e Aminta furono invece impersonati dal contralto Maria Caterina Negri e dal tenore inglese John Beard. Infatti Handel, per differenziare ancor più le due coppie, usa registri vocali diversi: due soprani per la coppia nobile e voci più gravi per la coppia cadetta. Questa diversità del resto è già presente nel libretto, dove Irene e Aminta sono rappresentati con un taglio piuttosto popolare e comico, in modo da far risaltare maggiormente la nobiltà della coppia principale. Anche per numero e qualità delle arie la prima coppia distanzia di molto l'altra: Meleagro e Atalanta cantano ciascuno quattro arie e due duetti, mentre ad Aminta e Irene toccano solo tre arie a testa. Inoltre Meleagro ha una cavatina iniziale ed Atalanta un paio di brevi ariosi, sicché fra di loro la parità di ruolo è pressoché perfetta. Ciò ovviamente è tutt'altro che casuale, tanto che in una prima versione dell'opera Meleagro cantava un’aria in più, ma questa fu eliminata da Handel prima della messa in scena e sostituita con il secondo duetto. Quest’aria è presente come appendice nella registrazione Hungaroton. Le arie di Meleagro sono tutte molto brillanti e virtuosistiche. Particolarmente memorabile Non sarà poco che chiude il primo atto: un'aria nello stile napoletano all'epoca molto in voga in Italia, quasi Handel abbia voluto mostrare che era perfettamente in grado di padroneggiare anche questa nuova moda compositiva. L'unica aria cantabile di Meleagro è M'allontano sdegnose pupille nel secondo atto, anche questa una delle migliori del suo genere fra quelle scritte da Handel. Invece nelle arie di Atalanta predomina il carattere patetico, come nella grande ed accorata Lassa ch'io t'ho perduta del secondo atto. Fortunatamente il cast di cantanti radunato per questa incisione è di ottimo livello. Su tutti spicca Susanne Rydén (Meleagro) che brilla nelle arie di bravura ed impressiona per la facilità con la quale riesce a trillare qualunque nota. Molto brava anche Dominique Labelle come Atalanta: la sua voce soave è particolarmente adatta al personaggio. Ma pure Cécile van de Sant (Irene) e Michael Slattery (Aminta) si disimpegnano brillantemente e riescono a caratterizzare molto bene la coppia cadetta. Nicholas McGegan non è famoso per la sua verve nelle opere registrate in studio ed anche la sua vecchia incisione Hungaroton, sebbene fosse molto buona rispetto agli standard dell’epoca, soffre di una certa mancanza di vivacità. Però quando è impegnato dal vivo il direttore americano riesce ad essere molto più convincente ed anche in questo caso ha fatto un ottimo lavoro sia con l'orchestra sia con i cantanti. Il rovescio della medaglia è rappresentato dalla qualità non eccelsa del suono, che ovviamente non è così omogeneo e dettagliato come in una registrazione fatta in studio. Riassumendo: un'opera di Handel molto bella, interpretata ad altissimo livello e di cui non esistono altre incisioni in commercio. Da avere assolutamente. Maurizio Frigeni, 2 luglio 2012
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