JOHANN ADOLPH HASSE (1699-1783) Marc’Antonio e Cleopatra serenata (1725) Marc’Antonio: Vivica Genaux, mezzosoprano Cleopatra: Francesca Lombardi Mazzulli, soprano Le Musiche Nove dir. Claudio Osele Sony/DHM 8883721872 (2 CD)
iusto tre anni fa scrivevo una recensione (alla quale rimando per maggiori dettagli sull’opera) dell'incisione Dorian, diretta da Matthew Dirst, di questo piccolo capolavoro di Hasse, ed essendo la performance poco soddisfacente auspicavo una nuova e più degna registrazione. Non speravo di essere esaudito così presto: ancora una volta devo elogiare per questo Sony/DHM, anche se dietro a questa produzione intravedo lo zampino di Vivica Genaux, che aveva già cantato anni fa la stessa parte in concerto con René Jacobs e che non ha mai fatto mistero della sua predilezione per la musica del caro Sassone, che in effetti in questo caso le calza a pennello. Gran parte del merito va alle due cantanti, che ci regalano un’eccellente prova. La Genaux, come detto, è perfettamente a suo agio con questa musica e tratteggia un Marc’Antonio ideale: nei recitativi emergono benissimo l’intima debolezza del Romano e la sua sottomissione psicologica alla regina d’Egitto. Questo carattere è sottolineato anche nelle arie, che sono tutte molto cantabili ed offrono l'opportunità alla Genaux di esibire la sua bella voce e i suoi trilli scolpiti, nonché d’infiorettare le riprese in modo alquanto efficace. Si ascolti ad esempio la bellissima Là tra i mirti degli Elisi, nella quale Marc’Antonio già prefigura di ritrovarsi nell'Oltretomba insieme alla sua amata. Cleopatra viceversa è caratterizzata da una regale fierezza che lascia poco spazio al sentimentalismo. Hasse scrive per lei una parte piuttosto spinta verso l'acuto, che pone agli interpreti non pochi problemi nella resa. Per fortuna fin dalla prima aria (la splendida Morte col fiero aspetto) la Lombardi Mazzulli riesce a darci un'interpretazione molto intensa e indovinata, superando i limiti di una voce un po’ troppo leggera per una parte così drammatica. Anche lei abbellisce con gusto e varietà i da capo delle arie e dimostra una grande padronanza dello stile dell’epoca. Inoltre, a differenza della Genaux, mantiene al minimo l’uso del vibrato, forse con l’intento di riprodurre più da vicino il modo di cantare del grande castrato Farinelli, che fu il primo interprete del personaggio. Il climax arriva all'inizio della seconda parte della serenata, quando in un recitativo accompagnato Cleopatra si dichiara risoluta a darsi la morte e poi, senza soluzione di continuità, si lancia nell'aria Addio trono, impero addio, che Hasse segna come Presto. Jacobs aveva risolto questa repentina transizione a modo suo, cioè barando: la prima frase dell'aria continua col tempo lento del recitativo (anche nelle riprese) mentre il resto dell'aria viene suonato al tempo notato. Osele invece esegue quanto scritto ed il risultato alla fine appare più convincente, anche se un tempo leggermente più lento sarebbe stato forse più appropriato. Meno azzeccata invece la resa dell'aria Un sol tuo sospiro, dove avrei preferito un'esecuzione dagli accenti meno marcati e leggermente meno mossa. Nei duetti che concludono le due parti della serenata l’intesa fra le cantanti è ammirevole. Ma tutta l’esecuzione è assai godibile: anche i recitativi, a volte colpevolmente trascurati da altri interpreti, sono in questo caso uno dei punti di forza e possono contare su di un accompagnamento variegato ma molto discreto, affidato di sovente ai delicati accenti della tiorba. Per fortuna Osele si attiene alla strumentazione prevista da Hasse (archi e basso continuo), mentre sia Jacobs sia Dirst avevano aggiunto oboi e flauti a raddoppiare i violini. L'uso di una chitarra barocca invece della tiorba nei brani d’insieme mi fa un po’ storcere il naso, ma comunque non si tratta di una presenza invasiva. Il suono, infine, è bello e naturale. Insomma: un cofanetto caldamente consigliato. Maurizio Frigeni, 17 novembre 2013
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