| François Rebel - François Francoeur - Zelindor, roi des Sylphes (Versailles Theatre de la Grande Ecurie 1745) l 17 marzo 1745 andava in scena a Versailles, al teatro de la Grande Ecurie, alla presenza del re Luigi XV, un'opéra-ballet di François Rebel e François Francoeur, lo Zelindor, roi des Sylphes, piccolo e raffinato gioiello musicale rococò, al quale l'elemento féerique dona un'allure preziosa. L'autore del libretto era François-Augustin Paradis de Moncrif, poeta molto apprezzato da Voltaire che proprio in riferimento a quest'opera lo chiamava affettuosamente "mon cher sylphe" o "mon tres aimable Zelindor". I compositori erano due valenti violinisti dei Vingt-quatre violons du roi che si alternarono nel ruolo di Surintendant de la Chambre di Luigi XV, entrambi ricoprendo in seguito un ruolo rilevante all'Opéra e ai Concerts Spirituels. Si intuisce già dal titolo che il maggiore protagonista del balletto è quel mondo fatato, in cui regnano silfidi ed ondine, ninfe e fate, gnomi e salamandre, quel "piccolo mondo" come gli autori antichi lo definiscono che in genere offre ben pochi contatti con la realtà degli umani e se ne mantiene ben lontano. Qui però è un re-genio delle silfidi, Zelindor, che si innamora di una mortale, Zirphé. Egli è rimasto affascinato dalla sua bellezza, e pur rimanendole invisibile, le si mostra in sogno manifestandole la sua tenerezza. Quello che agita l'animo di Zelindor è la scostanza delle mortali, e quindi prima di manifestarsi vuole scoprire i reali e più intimi sentimenti di Zirphè. Che lo ama teneramente e chiede al caro enchanteur di palesarsi, di mostrarsi ai suoi occhi. Zelindor, pur rimanendo invisibile le proclama il suo amore e le chiede di unirsi a lui nel suo regno fatato che offre agli occhi dell'amata, mostrandole le ninfe che danzano intorno a lei. Naturalmente Zirphè accetta e Zelindor la porta nel suo palazzo incantato coronando il suo amore. Una danza di Genies élémentaires celebra felicemente le nozze. Non può passare inosservato che in quegli stessi mesi, dal febbraio 1745 erano iniziati gli amori fra Luigi XV e Madame Jeanne-Antoniette Poisson de Lenormant d'Etiolles, detta Reinette, più tardi Marquise de Pompadour, una bellissima e ricca borghese che aveva fatto letteralmente impazzire il re, divenendone in breve tempo la favorita. Il riferimento ad un re fatato che si innamora di una mortale, creando una non usuale mésalliance non poteva non sottintendere al re di Francia che si concedeva ad una appartenente del Terzo Stato. Come sempre l'opera era preceduta da un prologo dedicato al re Le Trophée, che rappresentava il tempio della Memoria ed omaggiava Luigi XV dopo la battaglia di Fontaney. La Zelindor, roi des Sylphes è un'opéra-ballet basata su di una sequenza di danze e arie nel più puro stile francese, con un ouverture di gusto lullista e la presenza inconfondibile dei flauti ad accompagnare le arie. Due divertissements sono i momenti culminanti con le danze des Nymphes e des Genies élémentaires Nel ruolo di Zelindor era il grande haute-contre Jelyotte, che offrì delle bellissime arie come "Hé! Comment ne pas m'enflammer pour l'amaible objet qui m'enchante?", mentre Zirphè era Mlle Chevalier a cui è dedicata la charmante "Pourquoi me refuser le plaisir de vous voir?" accompagnata dai flauti, che evocano una dimensione pastorale-idilliaca. Nel ruolo della ninfa danzava la famosa Marie Sallé. Auguste Etienne Guillaumont - Zelindor - Sylphide e Sylphe - Costumes des ballets du roi 1773 Mid Manhattan Library - Picture Collection - New York
Tra le pagine più belle è la chaconne che conclude questo delizioso esempio del meraviglioso aristocratico. Un recensore dell'Encyclopedie, parlando dello spettacolo scrisse: On vit avec satisfaction la plus vive Zelindor, petit opéra dont les paroles et la musique ont été ispirées par le graces, et dont toutes les parties forment une foule de jolis tableaux de la plus douce volupté. L'amore per il fantastico era ben presente a Versailles dove nello stesso 1745, il 25 di febbraio per celebrare le nozze del delfino Luigi con l'infante Maria Teresa di Spagna, fu dato nella Gallerie des Glaces un grande Bal masqué detto anche Bal des Ifs, perchè sette cortigiani, ed il re fra di loro, erano travestiti da lecci potati ad arte, come se fossero arrivati dai giardini. Trecento musicisti divisi in cinque orchestre diretti da Rebel, surintendant de la Chambre, accompagnavano al Ballo i numerosissimi invitati, fra i quali anche Mme d'Etiolles, in una Grande Galerie inondata e sfavillante della luce di migliaia di candele Nell'incisione acquarellata, ora al Louvre, che mostra un momento del Ballo, i costumi offrono una visione variegata ed abbagliante del gusto rococò per il travestimento fantasioso, nei temi amati anche e soprattutto nelle opere musicali: pastorelleria, turcheria, feérique, commedia dell'arte. François Boucher - Madame de Pompadour - Musee du Louvre Paris
Zelindor, roi des Silphes, conobbe un grandissimo successo, amatissima a corte fu ripresa più volte, come dalla stessa Madame de Pompadour il 4 marzo 1753 allo chateau de Bellevue e in quell'occasione fu la stessa favorita a tenere il ruolo di Zelindor, Mme de Marchois era Zirphé e il Conte de Clermont, Zulim, il consigliere del re-genio, mentre le coreografie delle danze furono di Jean-Baptiste de Hesse, detto anche Deraies. Bal Masquè o Bal des Ifs - Versailles 1745 - Musee du Louvre Paris
Anche la Duchesse du Maine nel suo chateau de Sceaux nel 1747 mise in scena lo Zelindor e nel ruolo di Zirphé cantava Mme du Chatelet, amante di Voltaire, fra gli invitati alla rappresentazione. Gli stessi Voltaire e Mme de Chatelet nel 1748 ne montarono una esecuzione presso la corte di Stanislas, suocero del re, a Commercy. Il grande successo dell'opéra-ballet è testimoniato anche da una sua rappresentazione nel 1752 a Parma, dove per l'occasione fu tradotta in italiano. L'ultima volta andò in scena nel 1773 con Marie-Madelaine Guimard, la celebre ballerina della seconda metà del '700 nel ruolo della ninfa danzante e del cui affascinante costume ..Toute claire. gaze rose et beaucoup de verdure.. rimane un disegno di Boucher. La sua casa in Rue d'Antin, progettata dall'architetto neoclassico Ledoux fu chiamata il tempio della nuova Tersicore, tanto era il fascino che questa danzatrice era in grado di comunicare. La notorietà dello Zelindor, roi des Sylphes dimostra il grande apprezzamento che il genere del meraviglioso incontrava in Francia. D'altra parte il gusto per il fiabesco era presente in quegli stessi anni in molte opere di Rameau, come Les Paladins o Les Indes galantes. Discografia François Rebel - François Francoeur Zelindor, roi des Sylphes Ensemble Ausonia Fréderick Haas e Mira Glodeanu Benedicte Tauran - Zirphé Mathias Vidal - Zelindor Arnaud Richard - Zulim Aurore Bucher - a Nymphe and a Sylfide 200 Years of music at Versailles - A Journey to the heart of french baroque Centre de Musique Baroque de Versailles Questa è una bellissima incisione che consiglio vivamente per la sua eleganza e raffinatezza. Riesce veramente a comunicarci la particolarissima atmosfera legata a questa piccola ma deliziosa opera. L'elemento magico è sottolineato dagli splendidi flauti e le voci, soprattutto quella della Tauran, sono perfette per questo repertorio. André-Modeste Gretry - Zémire et Azor (Fontaineblaue Theatre Royal 1771) Gramont - Scene du tableau magique da Zémire et Azor di Gretry - Bibliotheque Musée de l'Opéra Paris
Zémire et Azor di André-Modeste Gretry è una fiaba. Il libretto di Jean-François de Marmotel fu tratto infatti dalla Belle et la Béte di Mme La Prince de Beaumont, fiaba che proprio pochi anni prima veniva pubblicata con un grandissimo successo. Forse non ci sarebbe bisogno di raccontarne la trama tanto è nota ma per gli immemori o per chi ha nascosto il Fanciullino che è in lui in un luogo oscuro della propria anima, mi accingo nel "C'era una volta"... Dunque c'era una volta un padre di tre amatissime figlie che nell'approssimarsi di un viaggio chiede loro quale regalo avrebbero desiderato ricevere al suo ritorno. Le due sorelle maggiori chiedono merletti e sete ma la più giovane, la preferita dal padre chiede solo una rosa. Durante il viaggio il padre che era un commerciante perde tutti i suoi beni, ma non vuole rinunciare ai regali promessi, solo la rosa viene dimenticata. In una nottata tempestosa il padre è costretto a rifugiarsi in un castello che sembra disabitato, ma in realtà, lui e il suo servitore vengono ricevuti ed assistiti da degli spiriti che offrono loro cibo e conforto per la notte. Al mattino il padre nota nel bellissimo giardino del castello un roseto meraviglioso e si ricorda del dono alla figlia minore. Così pensa che cogliere una rosa non può fare gran danno e prende il più bel bocciolo di rosa dal cespuglio. Immediatamente sorge davanti a lui un orribile mostro che gli chiede ragione dell'affronto: così ripaga la sua ospitalità? L'averlo salvato dalla tempesta ed averlo rifocillato? Per questa ragione lo ucciderà a meno che, lasciato libero non ritorni immediatamente con la sua figlia amata, che rimarrà al castello al suo posto. Il padre disperato ed affranto torna a casa, non riesce a farsi una ragione della richiesta del mostro e decide di tornare al castello ed offrirsi come vittima alla Bestia. Ma la figlia scopre la ragione dei suoi pianti e convince il servo ad accompagnarla al castello. Qui viene ricevuta come una regina, gli spiriti la servono e il mostro le fa dono di tutto quello che desidera. La Bestia, si è innamorata perdutamente della Bella ma dispera che il suo aspetto mostruoso possa intenerire la giovane donna. Che invece rimane colpita dalla sensibilità e delicatezza di sentimenti del mostro, innamorandosene suo malgrado. Ma la Bella è anche preoccupata per il padre e chiede di poter tornare a casa, solo il tempo di poterlo consolare. La Bestia le fa vedere in un quadro fatato il padre e le sorelle che piangono la sua assenza e la lascia andare, vincolandola al ritorno altrimenti lui morrà di dolore. La Bella viene trattenuta però dalle sorelle e quando riesce a tornare al castello della Bestia non la trova. Temendo la sua morte corre nel bosco chiamandola disperatamente e dichiarandole il suo amore. La Bestia compare e nello stesso istante si trasforma in un bellissimo principe, che era stato condannato a quella forma mostruosa da una fata finchè non avesse trovato chi lo potesse amare solo per il suo animo. In piena età della ragione la fiaba ha un forte contenuto etico: è più importante la bellezza di un'anima e di un intelletto vivace che quella di un corpo perfetto, ci si deve innamorare per la sensibilità e la tenerezza piuttosto che per le doti fisiche. Anche il palese ottimismo, tipico dell'Illuminismo, relativo ad un incontro felice fra umano e soprannaturale è pienamente palesato. Jacques Louis Touzé - Tableau magique da l'opera Zémire et Azor - Bibliotheque Versailles
Tapestry con scena dalla Zémire et Azor - Coll. Priv.
L'argomento della Belle et la Béte, la trasformazione di un uomo in una bestia, ha probabilmente origini molto antiche che l'apparentano alla storia di Amore e Psiche, soprattutto come riportata dall'Asino d'oro di Apuleio, ed ebbe una prima elaborazione ne "Le piacevoli notti" di G.F. Straparola del 1550, in seguito ripresa anche dal Basile e da Perrault, ma fu Madame Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve a darne una lunghissima versione di oltre quattrocento pagine in "La jaune américaine, et les contes marines" del 1740, ridotta poi nel 1756 e giunta nella forma che meglio conosciamo da Jeanne-Marie LePrince de Beaumont che la pubblicò nel "Magazin des infantes ou dialogues entre une sage gouvernante et plusieurs de ses eleves". La fiaba incontrò immediatamente un grandissimo successo e già nel 1757 veniva tradotta in inglese. Fu quindi da questa versione accorciata che Jean-François de Marmotel, il noto enciclopedista, autore delle voci dell'Encyclopedie sul teatro e l'opera, e del quale abbiamo in precedenza argomentato le posizioni in merito all'importanza della fiaba e del meraviglioso, trasse il libretto di questa opera che possiamo collocare nel genere dell'opéra-comique, per la presenza di recitativi e della comédie-ballet, per i balletti con fate e spiriti, mentre il rilievo dato ad un basso-buffo nel ruolo del servo Alì, la mette anche in relazione con l'opera buffa italiana. In realtà è definita una comédie-ballet melée de chants e de danses nel pieno stile francese di questo genere che dopo la Querelle des Bouffons, proprio grazie alle posizioni degli enciclopedisti come Rousseau, suo "Le Devin du village" uno dei primi esempi celebri di opéra-comique, e Diderot, grazie al sostegno del coin de la reine, sempre più era entrato nelle grazie del pubblico un po’ stanco dei lunghi declamati della tragédie lyrique, che nel 1761 con Hercule mourant di Dauvergne e Marmotel aveva dato l'ultima e non proprio lusinghiera prova. Il tema fiabesco ed immaginifico, situato in un oriente favoloso, si sposa ad una ricerca serrata sui sentimenti dei protagonisti, che sono tutti umani e alcuni come Azor estremamente tormentati e dalla complessa personalità. Non può non colpire la sostanziale dicotomia e contrasto sulla scena di un mostro che canta con grande sentimento arie melodiche patetiche, dalla grazia sottile e ricercata, e solo nell'ultimo rondò, "Le soleil s'est caché dans l'onde", si lascia andare nella seconda parte dell'aria bipartita ad un brusco momento di furore, seppur temperato dall'amore che prova per la bella che lo ha abbandonato. Ma le arie patetiche sono straordinariamente belle, piene di intensità drammatica: da "Ah quel tourment d'etre sensible", in cui riconosce la sua impossibilità di essere amato pur avendone tutta la tenerezza e sensibiltà, a "Du moment qu'on ame" in cui rassicura Zémire della sua volontà di non farle alcun male, questo mostro è veramente amabile. La bella Zemiré, contrastata fra l'amore verso il padre e la lealtà e poi l'amore per Azor, offre delle ariette decisamente melodiche, e due momenti straordinari: l'aria chiamata de la Fauvette dove con il flauto obbligato si lancia in una imitazione del canto degli uccelli che ha dell'incredibile, un'aria di coloritura credo tra le più difficili di tutto il '700 musicale, e nel finale la bellissima aria dell'eco " En vain ma voix t'appelle", con i corni all'unisono della voce che come da una lontananza estrema richiama il suo Azor. Il padre Sendar ha soprattutto un'aria melodica alla fine del I atto, un bellissimo rondò dove appare chiara la matrice napoletana e i pezzi d'assieme, duetti, terzetti, quartetti che sono presenti in grandissimo numero lungo l'intera opera. Al servitore Alì sono riservate alcune deliziose ariette che mettono in mostra il carattere buffo del personaggio. L'orchestrazione è splendida, una raffinata e geniale scrittura orchestrale nella quale, l'ouverture e i brani strumentali posti all'inizio di ogni atto danno un'impronta di gusto francese a tutta l'opera così come la bellissima e giustamente famosa "Pantomime" del III atto, con l'Entrée des Genies, un momento affascinante di danza nel nuovo stile creato da Jean-Georges Noverre. Johann Georg Weikert - Ballet pantomime - Hofburg Vienna
L'opera in quattro atti fu data il 9 novembre 1771 al Theatre Royal del castello di Fontainebleau per interessamento della nuova favorita reale Madame du Barry, della quale si conosce il sostegno dato alle nuove forme musicale di impronta filo-italiana e successivamente il 16 dicembre dello stesso anno alla Comédie-italienne. L'autore André-Modeste Gretry era nato in Vallonia a Liegi nel 1741 e dopo un lungo soggiorno a Roma dove ebbe come maestro Casali, maestro di cappella della basilica di San Giovanni in Laterano, nel 1765, superando l'esame con Padre Martini fu ammesso alla prestigiosa Accademia dei Filarmonici di Bologna. Nel 1767 arrivò a Parigi entusiasta delle opere italiane di un Pergolesi, Piccinni, Vinci e tutti i contemporanei gli riconobbero la capacità di mettere in lingua francese la melodia della scuola italiana-napoletana. Il Mercure de France ebbe a scrivere che ...sa musique...parait se plier a tous les caractéres, mais elle semble faite surtout pour le pathétique e decisamente all'ascolto delle sue opere di quegli anni, oltre a Zémire et Azor, Richard Coeur de Lion, L'Amant jaloux, Le Magnifique e molte altre ancora, l'elenco sarebbe lunghissimo, più di settanta opere furono composte da questo prolifico musicista, questo risulta decisamente confermato. Ma anche la sua grande capacità orchestrale è testimoniata non solo dalle ouverture e dai ballet, ma anche dalle tragédie lyrique come Andromaque o dalle opéra-ballet come La caravane du Caire, un assoluto gioiello del genere. Con la rivoluzione francese perderà naturalmente i suoi appannaggi che aveva ottenuto grazie all'appoggio della regina Maria Antonietta, ma nel 1795 alla fondazione dell'Istitut de France, rappresenterà con Mehul e Gossec la classe di musica in quelle delle Beaux Arts e diventerà ispettore del Conservatorio di musica di Parigi. Nel 1801 pubblicherà tre volumi di riflessioni sulla musica che intitolerà De la Vérité. Si spegnerà nel 1813 all'Ermitage di Montmorency, già residenza di Voltaire. Il suo influsso sulla musica ottocentesca sarà grandissimo, soprattutto sui compositori tedeschi della nuova opera romantica che lo riterranno il loro maestro. D'altra parte sembra che Mozart stesso alla morte avesse fra i suoi scritti la partitura della Zèmire et Azor, che fu ripresa da Spohr nel 1822 nel quale il contenuto e l'ambientazione magica risulterà ancor più marcata. Discografia André-Modeste Gretry Zémire et Azor Coeur et Orchestre de la RTB direttore: Edgar Doneux Mady Mesplé - Zémire, soprano Roland Bufkens - Azor, tenore Jean van Gorp - Sander, baritono Jean-Claude Orliac - Alì, tenore EMI - CSM 7 697012 (1975 - 1988) Questa della Zèmire et Azor è un'ottima incisione seppur datata. Gli strumenti sono moderni, con maestro al cembalo, sebbene si possa già parlare di esecuzione storicamente informata. Le voci sono molto belle, in particolar modo quella della Mesplè, che è strepitosa nell'aria della Fauvette, un soprano di coloratura come oggi è un po’ difficile trovare, tutta trilli e contre-ut, mente Bufkens è un perfetto tenore di grazia, notevole anche il buffo Alì di Orliac. Il direttore belga, Edgar Doneux, uno specialista che ha inciso anche il Richard Coeur de Lion e Le Jaloux, mostra di avere tutta l'abilità e la conoscenza per dirigere questo repertorio. La consiglio senz'altro rispetto ad incisioni ancora più vecchie. Certo Gretry avrebbe bisogno di dinamiche più vivaci e di colori più incisivi come ha dimostrato nella sua bellissima incisione de La caravane du Caire (Minkowski), o nell'Andromaque (Hervè Niquet). CONTINUA (Paisiello) >>> Copyright 2013 Isabella Chiappara Soria | | |