| Repraesentatio Maiestatis elle sue memorie redatte da Dreyss, Luigi XIV sottolineò in modo eloquente la personale visione di un sovrano che aveva fatto della fascinazione del fasto magnificente della sua Corte sia sulle élite che sulle masse la cifra delle sue scelte di vita pubblica e di abile propaganda politica: Cette sociéte de plaisirs, chi donne au personne de la cour une honnéte familiarité avec nous, les touches et les charmes plus qu'on peaut dire. Les peuples, d'autres coté, se plaisant au spectacle....Par la nous tenons leur esprits et leur coeur, quelquefois plus fortement peut-etre, che par le recompenses et lles bienfaits; et a l'égard des étrangers....fait sur eux une impression très avantageuse de magnificences, de puissance, de richesse et de grandeur. (Dreyss - Memoires de Louis XIV, II, pag.568) La rappresentazione della regalità aveva una storia antica: i re carolingi l'avevano mutuata dagli imperatori bizantini che a loro volta avevano guardato ai rituali persiani. L'incoronazione, o Sacre datava dall'Alto Medioevo e coniugava sacro e profano, unendo all'unzione divina che sanciva il diritto dei re a governare anche in nome e per conto di Dio, un'investitura dinastica da parte dei magnati. I re francesi erano taumaturghi in quanto il loro tocco poteva guarire i malades di immonde malattie cutanee come le scrofole e al rito del toucher non si era mai esentato nessun re di Francia, compreso Luigi XIV che ad esso dedicava tradizionalmente il giorno di Natale. Così come ai riti della Pasqua come la Céne del giovedì santo con il lavaggio dei piedi a 12 poveri o pedilavium. Funzione del cerimoniale dinastico era rinsaldare l'unione fra il sovrano e il suo popolo, e con le sue manifestazioni fastose fungeva da collante sociale fra le varie componenti della società di Antico Regime, definendo il legame che univa il re ai grandi dignitari come alle Corporazioni cittadine fino al popolo minuto. La cerimonia del Sacre era stata regolata definitivamente negli Ordines del XIII sec. ed elementi primari ne erano le insegne del potere e l'abbigliamento a fleurs de lis, che nel XVII sec. non poteva essere che di foggia arcaica, con forti componenti sacerdotali, come la lunga camisole (camicia) rossa, la tunica da sottodiacono e la dalmatica da diacono, tutti di seta azzurra ricamati a fiori di giglio d'oro, ed infine il manteau, che nel medioevo era chiamato surcot, sorta di cappa senza cappuccio, che non aveva aperture se non per la testa e al quale più tardi fu aggiunto uno strascico. I re di Francia erano stati gli unici in età alto medievale ad adottare un paludamentum azzurro invece che rosso, come era nell'immagine del potere romano e bizantino, che ancora faceva riferimento alla Porpora Imperialis. L'azzurro era sicuramente legato alla sacralità dell'unzione ed a riferimenti biblici come la tunica, éphod, del Gran Prete nella Vulgata (Ex, XXVIII,31) e cristiani, essendo l'azzurro il colore principe della spiritualità medievale con il quale venivano indicati gli attributi di Cristo e della Vergine. La presenza della pelliccia di ermellino nella fodera del manteau trovava invece un'origine già nel Phisiologus e negli antichi bestiari come il Fior di Virtù, che indicavano nel piccolo mustelide un simbolo della incorruttibilità ed integrità morale: la divisa Malo mori quam foedari che lo accompagnava sugli stemmi era fra le più diffuse nell'araldica cavalleresca medievale(1). Enorme importanza simbolica avevano naturalmente le regalia che in Francia erano chiamate ornements royaux: gli speroni d'oro da mettere su bottines anch'esse azzurre e oro, la spada Joyeuse, il lungo scettro con la statuetta di Carlo Magno alla sua estremità, la mano di giustizia simbolo del re come nuovo David ed infine la corona. Nel ritratto del 1702 di Hyacinthe Rigaud Luigi XIV indossa il grande manteau del Sacre portato sul costume bianco ed argento di foggia cinquecentesca di Cavaliere novizio del Saint-Esprit, il più importante ordine cavalleresco francese fondato nel XVI sec. da Enrico III, del quale porta anche il cordone ornato dalla stella a quattro raggi e la colomba radiante, con al fianco la spada Joyeuse, inaugurando così una visione della Maestà in gloria che ritroveremo in tutti i ritratti dei sovrani Borbone successivi. Dal XV sec. aveva sempre più assunto importanza il cerimoniale domestico, che con Luigi XIV doveva conoscere il suo momento più eclatante. Saint-Simon disse che non c'era ora del giorno che non si potesse conoscere anche senza far uso dell'orologio, data la precisione rigorosissima delle attività del re. E sempre centrate su una teatralità che veniva ostentata fin dal Lever. La Musica, che sappiamo così importante fin dalla prima infanzia del re, aveva un ruolo di primissimo piano in tutte le sue espressioni e in tutti i momenti della giornata, così piena del sovrano. Ruolo importantissimo per il fasto sonoro della Corte avevano infatti i diversi organismi musicali che componevano la Maison du Roi: la Chambre, con la sua Grande e Petit Bande, l'Ecurie e la Chapelle, in tutto non meno di duecento musicisti, attivi nell'ordinario e nello straordinario della Corte. Una cosa che potrebbe oggi stupire è constatare il fatto che Versailles nonostante alcune restrizioni, mai rispettate per altro, fosse una reggia aperta al pubblico e che la prossimità così stretta al sovrano, non solo da parte dei principi del sangue e dei cortigiani, ma anche di un vasto pubblico, che assisteva ai pasti del re, come alle sue passeggiate, al suo recarsi alla Chapelle o che poteva partecipare alle sue soirées e agli appartements, poneva il re come su un continuo e mutevole palcoscenico. Parliamo di migliaia di persone che vivevano o si recavano a Versailles per vedere il re, che non si sottraeva, anzi faceva di questa esibizione pubblica della sua magnificenza una delle sue leve politiche e di propaganda maggiori. Una frase detta da Luigi XIV alla Dauphine che si rifiutava di danzare agli intrattenimenti serali è sintomatica dell'importanza che egli dava al ruolo pubblico dei reali, pur nella grande attenzione ai valori del rango Madame, je veux qu'il y ait appartements et que vous y dansiez. Nous ne sommes pas comme des particuliers, nous nous devons tout entiers au public. Gran parte del cerimoniale era concentrato nella sua camera da letto, ragione per la quale, a detrimento della privacy, non volle mai una camera privata in aggiunta a quella di Stato. Il re si svegliava regolarmente fra le otto e le nove quando si svolgeva un affollato Lever, scandito dai tempi immutabili dell'etichetta con le sue Entrées, prima quella "familière", seguita da grande entrée, première entrée, entrée de la chambre, fino alla sesta entrée la più ricercata, perchè avveniva da una porta secondaria ed era destinata ai figli de re, leggittimi e legittimati e alle loro famiglie oltre che al potente surintendant des batiments, per molti anni Colbert. Il cerimoniale era basato quasi interamente sulla vestizione del sovrano. Luigi XIV aveva creato nel 1669 un ufficiale apposito nella sua Maison, il grand maitre du garde-robe, diventato ben presto una delle cariche più prestigiose, che era incaricato di abbigliare tutte le mattine il re e che aveva come sottoposti i maitre de garde-robe, a loro volta addetti per il Coucher di svestirlo, mentre il grand maitre riceveva l'ordine per il giorno successivo e riponeva ai piedi del letto la spada del re. Dalle 10 alle 12.30 il re si recava nel suo cabinet a conferire in uno dei consigli di Stato, anche questi scanditi lungo i diversi giorni della settimana, alle 12.30 assisteva alla Messa, fra le 13 e le 14 aveva luogo un diner en famille, solitamente a' petit couvert, presso gli appartamenti del membro più anziano femminile. Il pomeriggio era dedicato agli svaghi, caccia o passeggiate, mentre dalle 19 alle 21 si svolgevano gli appartements, tre giorni alla settimana, gli altri giorni essendo dedicati alla commedia o al teatro musicale. Alle 22 iniziava il momento più fastoso della serata, il souper a' grand couvert, pubblico e solenne, che aveva luogo nell'antichambre del re, per finire dopo mezzanotte con il Coucher. Questa fu la scansione della giornata di Luigi XIV negli anni '80, in vecchiaia alcuni orari cambiarono, ad esempio la messa che fu anticipata alle 10 e naturalmente festività particolari potevano modificare gli intrattenimenti sia nella giornata che serali. Durante il carnevale non era inusuale che si potesse fare anche molto tardi ed in genere veniva servita una colazione chiamata médianoche. Nelle serate estive non era difficile che il re si recasse al Trianon per delle collations o soupers con la famiglia reale, o che si svolgessero festini e navigazioni sul Grand Canal. Note - I bestiari medievali raccontavano che i cacciatori per catturare un ermellino ponevano intorno alla sua tana della mota e l'animale pur di non sporcarsi e preservare il candore del suo mantello si faceva prendere ed uccidere, come riportato ad esempio nel Fior di Virtù, trattatello scritto fra '200 e '300 da Fra Gozzadini di Parma e ripubblicato molteplici volte in tutta Europa. Da qui il fortissimo simbolismo legato alla incorruttibilità alla quale è comunque legato il colore bianco: infatti già nell'Antica Roma in età repubblicana, coloro che volevano "candidarsi" ad una carica pubblica, dovevano indossare una toga "candida" ovverossia di lana, non di colore naturale ma sbiancata con la liscivia.
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