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COSTUME E MUSICA NELLE CORTI DELL'ETÀ RINASCIMENTALE E BAROCCA
ra le finalità della creazione di Versailles vi fu anche la mise en scéne dello stile francese e della sua promozione all'attenzione di un'Europa nella quale la primazìa italiana stava cedendo alle ragioni storiche di una decadenza che era economica ma anche e soprattutto culturale. Versailles fu concepita come un'enorme vetrina del Grand Goùt e del Decòr a' la française e per privilegiare questo aspetto Luigi XIV non arretrò neppure di fronte alle ingentissime spese che comportò. (fig.2) Di converso era già dal primo Seicento che si stava imponendo negli arredi, nella decorazione e nella moda un gusto francese che era agli antipodi di quello fino ad allora dominante nelle variabili italiana e spagnola.
fig.2 - Adam Frans Van der Meulen - Costruzione del Castello di Versailles, 1669 - Royal Collection, London
Il concetto di Arte totale che appartiene all'estetica barocca, pur nato in Italia in particolar modo con Bernini che già aveva dato valore, dignità e perfezione di oggetto d'arte elevata a qualunque opera dalla maggiore alla minore, doveva trovare in Francia non solo una completa accoglienza, ma con la creazione delle Manifatture di Stato nella definizione e progettazione del Lusso, si sarebbe data un'enorme importanza al decòr ambientale dal generale al particolare, il quale si univa ad una trasformazione profonda dello stesso concetto di ambiente abitativo. Régularité e commodité erano i nuovi precetti attraverso i quali si dava valore alla distinzione tra pubblico e privato, quindi alla distribuizione degli spazi, fra salon e galerie di ascendenza italiana, destinati alla vita di apparato, ed appartements, il cui stesso nome ne sanciva la separatezza. La collocazione en enfilade dei vari ambienti fino al cabinet, luogo della massima riservatezza, poteva modificarsi in funzione dell'importanza sociale del fruitore di quegli spazi che potevano ampliarsi e moltiplicarsi fino al vertice raggiunto a Versailles nei Grands e Petits Appartements, dove l'opulenza barocca della prima fase del regno di Luigi XIV trascolorava alla sua fine nella informale fantasia decorativa preludente al rococò. Il razionale equilibrio fra lo spazio architettonico e la sua decorazione, fra "commodità" e rilevanza del ruolo sociale, divenne ben presto un modello in tutta Europa. Esempio validissimo della nuova concezione e realizzato prima di Versailles da Le Vau fra il 1650 e 1658 è lo splendido Hotel de Lauzun in cui la "regolare" partitura delle superfici decorate, organizzate in registri in cui compaiono boiserie, dipinti, grottesche ed intagli dà all'insieme una armonia geometrica dalla bellezza ancora oggi intatta. (fig.3-4)
Anche la moltiplicazione dei "mestieri" in un affinamento ed elevazione della loro estrema specializzazione era un segno dell'unità decorativa fra le arti maggiori e minori di cui Versailles era il massimo esempio. Con l'aiuto fondamentale della politica mercantilista di Colbert che aveva fatto del Protezionismo una leva di promozione del prodotto interno francese (fig.5), fu cancellata la supremazia italiana nella creazione dei mobili in commesso di pietre dure e lastronati in ebano, tartaruga e metalli nobili aprendo la strada ai Boulle e ai Bérain quando erano stati ebanisti fiorentini come Domenico Cucci, autore dei due strepitosi cabinet in marqueterie commissionati dal re per Versailles (fig.6), ad iniziare alla tecnica le Manifatture di Gobelins (fig.7-8), così come furono artigiani veneziani ad insegnare le raffinate tecniche di lavorazione del punto in aria ai francesi scatenando quella che fu chiamata "la guerra dei merletti".
fig.5 - Il re visita la Manifattura dei Gobelins, 15 ottobre 1665 Alto liccio con oro - tessuto dal 1673-80 Arazzo della serie Histoire du Roi - Château de Versailles
E potremmo fare le stesse considerazioni per le sete di Lione, per i vetri e gli specchi ala façon de Venise imitati dalla Saint Gobain, per i tapessiers della Savonnerie e per gli arazzieri dei Gobelins. Grandissimo merito dei francesi fu però quello, che partendo da premesse che in genere erano italiane, seppero in tempi relativamente brevi, riuscire ad aver il predominio nelle arti decorative, grazie alla capacità di dare un'immagine moderna ed innovativa a quanto producevano. L'importanza ad esempio che negli interni si dava ai grandi specchi, portò le manifatture francesi, sollecitate dal sovrano, a creare delle nuove tecniche, come la fusione del vetro a stampo, che permisero di raggiungere dimensioni enormi, fino a 2.69x1.63, fondamentali nei nuovi spazi sensoriali che preluderanno al rococò. Il desiderio di spazi e mobili confortevoli portò i tapessiers ad inventare nuove forme di sedute, influenzate dall'orientalismo sempre più in voga, che prediligevano morbidezza ed avvolgenza, come le faeteuils di commoditè, o i divani e i canapés (foto9).
fig.9 - Antoine Trouvain - Dame de qualité en deshabillé reposant
Lo stesso dicasi per i nuovi letti a baldacchino detti lits d'ange, dotati di cortine volanti, o per le nuove commodes, "tavoli con cassetti" come ancora li chiamava la Principessa Palatina. D'altro canto si rinnovavano anche i vecchi arredi barocchi, come le torciere, o guéridons, che per essere appoggiati sulle consolle, si ridimensionarono e presero un aspetto meno pesante e massiccio. E nel campo dei tessuti si crearono morbidi velluti di lana, come la moquette, o pettinati di lana come il camlet, o il mohair, tessuto di seta moiré (marezzato), usati al posto del damasco o del broccatello con un maggiore confort.
Enorme fu anche l'impatto che ebbe sulla progettazione dei giardini in tutta Europa lo stile elaborato da Le Nôtre per Versailles. Tantissimi i trattati che a più riprese sancirono i principi del giardino classico alla francese, ma quello che ebbe maggior fortuna fu La Théorie et la pratique du jardinage di Antoine-Joseph Dezallier d'Argenville. Scritto nel 1709 e ripubblicato in diverse edizioni fino al 1747, raccoglierà i principali elementi decorativi ed architettonici del giardino del Grand Siécle: parterre, bosquet, broderie, palissade, plate-bande, bounligrin.
La visione assolutista del giovane re che si esprimerà in un progetto politico-economico centralizzato ed identificato sulla sua volontà, il concetto di Arte totale che caratterizzerà l'azione di Le Brun, le politiche protezionistiche e di valorizzazione delle forze interne, anche se spesso di importazione ma inglobate nel sistema di produzione francese, la forza di suggestione e l'influenza che l'immagine di Versailles era in grado di convogliare in un processo di automagnificazione che troverà il suo culmine negli arredi in argento per la Grande Galerie, potentissimi nell'evocare una sovranità fuori misura, da tutto ciò scaturirà il vertice formale e culturale del Grand Siècle di Louis Le Roi Soleil. (fig.10-11)
fig.10 - Insieme di mobili d'argento dell'Elettore di Hannover - Pettersen Chateau de Marienburg fig.11 - Versailles - Le trone dressé a l'extrémité de la Grande Galerie pour l'ambassade du Siam - Jean Delivar Château de Versailles
Ma da questa dismisura e dalla megalomania del re che vorrà riservarsi la parte più preziosa e costosa della produzione, nascerà la necessità di ridimensionare gli eccessi, l'enorme costo delle Manifatture di Gobelins e degli ateliers reali congiunti le porterà alla chiusura nel 1694, per riaprire in seguito solo per gli arazzi, i costi esorbitanti delle guerre porteranno alla fusione degli arredi d'argento per duecento tonnellate di metallo prezioso che frutteranno la metà del loro costo iniziale.
Sarà soltanto nel secolo successivo, con la Reggenza e Luigi XV che la Francia raggiungerà la vera egemonia in tutti i settori delle arti decorative.