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COSTUME E MUSICA NELLE CORTI
DELL'ETÀ RINASCIMENTALE E BAROCCA

Dott.ssa prof.ssa ISABELLA CHIAPPARA SORIA

Luigi XIV e Versailles
(1661-1715)

Antoine Trouvain, Mademoiselle de Mennetoud, Bibliothèque National - Paris

Musica a Versailles - La Chapelle

La prima musica che risuonava a Versailles durante la giornata era quella sacra che aveva luogo nella Chapelle durante la messa. La sede della Cappella Reale era cambiata quattro volte, la quarta, consacrata nel 1682 era situata al posto della Grotte de Thétis, dove doveva sorgere più tardi il Salon d'Hercule. (fig. 1) Durò fino al 1710 quando fu inaugurata la Grande Chapelle. (fig.2)

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fig.1 - Antoine Pezey - Louis XIV reçoit le serment de Dangeau dans la chapelle de Versailles - Château de Versailles
fig.2 - La Chapelle Royale - Château de Versailles

Luigi XIV dava enorme importanza al culto nella sua variabile gallicana, che aveva provveduto a riformare, togliendolo dalla eccessiva ingerenza della Curia Romana post-tridentina. Da queste riforme nacquerò nella prima parte del regno, fra 1660 e il 1670 i Petits e Grands Motets che tanto dovevano caratterizzare il fasto sonoro sacro della Corte.

Già negli anni '40 era stato creato un Bréviare de Paris, ma fu il successivo, voluto dall'arcivescovo di Parigi Harduin de Beaumont de Pérefixe, che vide il definitivo allontanamento dall'usum romanum, e l'adeguamento all'usum parisiensi. Negli anni '80 i vescovi francesi riconobbero l'autorità del re di Francia anche in materia religiosa, provenendo il suo potere direttamente da Dio e quindi non sottoposto alle decisioni del papa. Si riproponeva l'antica querelle che già nel Medioevo aveva contrapposto i regnanti al Papato, restituendo al sovrano l'autorità spirituale oltre che quella temporale. Nello stesso tempo Luigi XIV con l'editto di Fontainebleau revocava l'editto di Nantes che nel 1598 aveva dato diritto di culto anche ai protestanti, facendo quindi della religione cattolico-gallicana l'unica religione di Stato.

Il movimento di riforma gallicana aveva portato alla negazione della liturgia romana e alla creazione di nuovi testi che per ordine del re dovevano essere in lingua neo-latina. In questo ambito, che dava importanza alle parole intonate in musica, Pierre Perrin pubblicherà un Cantica pro Capella Regis (1685) che presentava cantici in versione francese e latina.

Da questa ed altre raccolte analoghe, anche di grandi poeti come quella di Pierre Portes, presero forma i Grands e Petits Motets.

I Grands Motets erano maestosi e magniloquenti, nella tradizione dei due cori, un grand e un petit choeur sostenuti da un'orchestra dall'organico grandioso e dal potente cromatismo, usavano cantici, inni e soprattutto salmi dell'Antico Testamento, che venivano spesso parafrasati attraverso la diffusione di salteri latino-francesi.

I Petits Motets avevano un tono più elegiaco ed intimista, facevano maggior uso di voci soliste ed erano accompagnati da un effettivo strumentale più contenuto, utilizzando in particolar modo antiennes e poesie religiose moderne.

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fig.3 - Charles Le Brun - Crocifissione - Musée des Beaux Arts - Troyes

La Chapelle era condotta da sous-maitres che si alternavano regolarmente in quartiers che avevano scansione semestrale. Tutti i musicisti attivi alla Chapelle di Luigi XIV si dedicarono alla composizione di Grands e Petits Motets. Lully, pur non avendo un ruolo diretto nella Chapelle, compose frequentemente per l'Extraordinaire, quindi per i grandi eventi che si celebravano a Corte, sontuosi Grands Motets a doppio coro, Petits Motets dal grande fascino memore dello stile italiano di un Carissimi, ed altre composizioni sacre contraddistinte sempre dal suo maestoso impasto sonoro. Fra le più celebri il Miserere del 1664, grand motet basato sul salmo 50, quindi dedicato alla Penitenza, (fig.3) che appartiene alla prima fase della creazione di questo genere, con ancora un grande uso di effetti policorali, che Lully con grande sapienza contrappuntistica costruisce come un'architettura sonora, chiaroscurata di luci ed ombre. Il sublime testo del mottetto gli permette anche una straordinaria mise en abime degli affetti, che emozionano ed inducono alle lacrime come confessò nelle sue Lettere Madame de Sévigné. L'altrettanto noto Te Deum scritto nel 1677 a Fontainebleau, ma riproposto nel 1687 per la guarigione della fistola del re, era invece tutto centrato sulla pompa necessaria alla glorificazione del sovrano, con il suo organico monumentale, le cronache parlano di circa trecento musicisti fra coristi, strumentisti, trombe e timbali impiegati in quello che rimase anche nel Settecento il massimo esempio di trionfo in musica. (fig. 4)

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fig.4 - Charles Le Brun - Gloria di Luigi XIV - Montauban Musée Ingres

Luigi XIV amava infatti che, soprattutto per il repertorio sacro che doveva risuonare nella Chapelle, si desse vita ad una musica che esprimesse tutta la grandeur del suo regno, con uno stile fastoso ed estremamente espressivo, che pur guardando alla scrittura concertante di matrice italiana si concentrasse sulla pratica devozionale personale del re, creando in tal modo uno stile francese di grande impatto emozionale e di immediato riconoscimento. Il re stesso sceglieva i sous-maitres e i musicisti, organisti e coristi che componevano l'organico della Cappella. Nella riforma del 1663 Luigi XIV volle nominare i compositori Henry Du Mont e Pierre Robert, creatori sublimi entrambi, di Grands e Petits Motets, che per due decenni furono gli indiscussi dominatori della Chapelle Royale, ma nel 1683 si fece una nuova riforma, creando quattro sous-maitres e indicendo un concorso per designare i titolari. Molti si susseguirono nella carica fra questi Michel-Richard de Lalande, Pascal Colasse e André Campra. In particolar modo Delalande arrivato a Versailles nel 1683, cumulerà un numero impressionante di cariche sia alla Chambre che alla Chapelle, divenendo nel 1714 unico sous-maitre de la musique de la Chapelle.

La messa a cui quotidianamente assisteva il re era una "messa bassa solenne", non cantata e con l'officiante che pronunciava a voce bassa l'ordinario e il proprio della messa del giorno, mentre i fedeli ascoltavano i salmi o i cantici intonati e musicati in tre mottetti successivi: un grand motet concertante per solisti, coro ed orchestra, un petit motet al momento dell'elevazione e un motet finale per la salvezza del re Domine salvum fac regem. Era lo stesso re che la mattina indicava al maestro di cappella il mottetto che doveva essere intonato. In realtà la messa del re si trasformava in un concerto che affascinava tutti coloro che avevano modo di ascoltarlo. La visione del maestro che con la sua mazza batteva la misura di fronte al re nella sua tribuna, davanti al Grand Orgue, con i musicisti ai lati dello strumento doveva essere uno spettacolo di una grandiosità inaudita che per mezzora univa armoniosamente liturgia, etichetta e musica.

Mentre a Versailles si dava vita a questo stile di grande modernità nelle Cattedrali del regno si proseguiva, in uno stile polifonico franco-fiammingo, la tradizione e il conservatorismo musicale voluto dalla gerarchia ecclesiastica.

Charpentier, sicuramente il più eminente compositore di musica sacra francese, ed apprezzato dal re che lo ascoltò diverse volte durante i suoi soggiorni a Saint-Cloud, purtroppo malato in occasione del concorso del 1683, non fece mai parte della Chapelle Royale, anche se le sue Messe come la celebre Messe de Minuit o la Missa Assumpta est Maria sono esempi eclatanti della nascita in Francia del genere della Messa concertante in stile moderno. Comunque non sono giunte alla memoria dei posteri messe scritte espressamente per la Chapelle Royale di Versailles, anche se si celebravano circa otto o nove grandes messes cantate basate sul cantus firmus e vespri solenni una quindicina di volte all'anno, comunque soltanto nelle grandi festività religiose e nei jours solennes: in queste occasioni si faceva uso del canto gregoriano come testimoniato da due manoscritti compilati da Philidor l'ainé per la Chapelle di Versailles.

musab05Durante la Settimana Santa anche a Corte divenne usuale la pratica delle Leçons de Ténèbres. (fig.5) Questi notturni per la Passione basati sulle Lamentazioni di Geremia davano luogo ad una mise en scéne liturgica di grande suggestione ed estremamente teatralizzata. Infatti durante l'intonazione delle Leçons si spegnevano ad una ad una le quindici candele che erano fissate ad un candeliere, lasciandone una sola accesa alla sommità, testimoniando in questo modo le sofferenze di Cristo sulla Croce.

Tre musicisti che furono attivi a Versailles composero delle Leçons de Ténèbres: Nivers, Lalande e Couperin, ma le più belle e struggenti sono quelle di François Couperin, pubblicate a Parigi tra il 1713 e il 1717. Si tratta di un vero capolavoro di musica sacra in un'intonazione completamente diversa, intimista e tragica, minimale nei mezzi musicali utilizzati, una o due voci accompagnate da un basse de viole o de violon, un organo o un clavicembalo. A Versailles gli Offices des Ténèbres erano accompagnati da grands motets come quello intonato sul salmo Quare fremuerunt Gentes messo in musica da Lully e molte volte da Delalande. (fig.6) A Natale, già dall'Avvento, grande successo invece incontravano i Noels strumentali o cantati: (fig.7) essi appartenevano ad un antico patrimonio musicale ben noto a tutti sul quale i musicisti, soprattutto organisti come ad esempio Lebèque, sperimentavano nuove invenzioni e variazioni, di grande brillantezza ed espressività. Essi trovavano posto anche nelle tre messe basse che venivano celebrate il 25 dicembre, dove gran parte della Santa Notte veniva passata ad ascoltare musica nella Chapelle come ci racconta Saint-Simon, ricordando la suggestione della grande illuminazione a candele bianche e l'eleganza delle dame "en déshabillé", a testimoniare l'insita spettacolarità di ogni manifestazione a Versailles.

Musica a Versailles - L'Ecurie e La Chasse

L'Ecurie, la formazione di soli fiati: trombe, corni, fagotti, musettes ma anche e soprattutto gli hautbois per i quali era giustamente famosa, provvedeva al fasto sonoro della corte in tutte le cerimonie all'aperto, come le parate a cavallo e i carrousels, accompagnava la carrozza del re, riceveva gli ambasciatori, partecipava al Sacre o ai Lits de justice. Nelle sue ricche livree era formata da musicisti d'apparato, simili ai musicisti militari, che al suono di trombe trasmettevano gli ordini. Nella giornata ordinaria del re erano soprattutto impiegati durante una delle sue attività di svago preferite: la chasse, oltre che essere utilizzati, gli hautbois particolarmente, anche durante gli appartements e in particolari occasioni festive come al lever del primo giorno dell'anno.

La caccia è da sempre stata il grande divertimento dell'aristocrazia e dei sovrani, interdendola con prescrizioni severissime al popolo. Si distingueva in: chasse au tir, chasse au vol, e la più ricercata di tutte la chasse a' courre, soprattutto quella al cervo. Il nobile animale veniva infatti braccato con l'ausilio della muta dei cani in una corsa sfiancante fino allo sfinimento e alla morte sbranato. Luigi XIV cacciava a cavallo, ma anche in calesse almeno un giorno su tre e il luogo deputato erano i confini del Petit Parc e il Grand Parc, talvolta fino al domaine di Marly. (fig.8) La musica dell'Ecurie accompagnava il re e i numerosissimi cortigiani, la caccia a' courre era addirittura aperta, ed aveva funzione sia ornamentale che funzionale. Lo strumento più usato era la trompe o cor de chasse e nel 1680 ne fu creata una forma rinnovata da Jacques Crétien. Per questo tipo di tromba furono scritte Les Appels et Fanfares de trompe pour la chasse da Philidor l'ainé nel 1705 e il divertissement La Chasse du Cerf di Jean Baptiste Morin rappresentato a Fontainebleau il 25 agosto 1708, giorno di San Luigi e dedicato alla più apprezzata musicista della corte, la figlia del re e Mlle de la Valliere, la Princesse douaniere de Conti. Per questo divertissement ai musicisti della vénerie si unirono i vingt-quatre violons du roi, solitamente impiegati in questo giorno solenne e l'operetta dal piglio brillante segue nella musica e nel libretto tutto lo svolgimento di una caccia al cervo.

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fig.8 - Atelier de Van der Meulen - Louis XIV chassant a Meudon - Château de Versailles

Musica a Versailles - La Chambre

La Chambre, dei tre organismi musicali della Maison du roi, era quello più importante e pervasivo. Accompagnava il re e la corte per tutto l'aprè-midi fino alle ore tarde della notte e forniva quell'aurea particolare, quell'accento così versallais per il quale la musica del re Sole era nota e riconosciuta in tutta Europa. Era composta da un grande numero di strumentisti che si dividevano nella Grande e Petit Bande, la Grande composta dai vingt-quatre violons, in aggiunta naturalmente ai flautisti, liutisti, violisti, pages e chantres, tutti impegnati al pieno dell'organico nelle grandi occasioni di feste, ballets de cour o messe in scena di opere, ma anche, spesso in formazioni ridotte, nell'ordinario del re come in talune occasioni i dinér, gli appartements, i bals, i soupers, i concerti. (fig.9)

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fig.9 - François Puget - Reunion de musiciens - Musée du Louvre

Era guidata da un "Surintendant et compositeur de la Chambre" ruolo che Jean Baptiste Lully occuperà dal 1661 fino alla sua morte nel 1687, mantenendo un'egemonia che si trasformò in un vero monopolio quando Luigi XIV nel 1672 gli accordò con lettere patenti il previlegio di creare una Académie Royale de musique. Nel 1661 era già stata creata l'Académie de danse, l'altro anello che componeva la catena dei "plaisirs" del giovane re, che riuniva i migliori ballerini del regno, codificava i passi di danza ed elaborava una scrittura coreografica. Si conosce bene l'amore che Luigi XIV aveva per la danza, la pratica che negli anni della giovinezza ne faceva con allenamenti quotidiani e la sua presenza come ballerino, e sicuramente fra i più dotati, nei ballets de cour, durante i quali si produsse fino al 1670. La sua ultima apparizione negli Amants magnifiques di Lully, la sua apoteosi come Dio del Sole nella Entrée d'Apollon, segnò il culmine di un'epoca, quella della dismisura del giovane e prestante sovrano che aveva fatto delle Apparenze il suo dominio, gravité e noblesse le sue parole d'ordine.

Appartements e Soirées

musab12aDal momento della scelta di Versailles come residenza principale della corte nel 1682 il re donava per tre giorni alla settimana, da Ognissanti a Pasqua, quindi per tutta la stagione invernale, dei ricevimenti nei saloni dello Château: erano gli appartements che il Dictionnaire de l'Académie française definisce come un divertissement accompagnato da gioco e musica, nel corso dei quali venivano offerti ricchi buffets e collations. Durante le serate al castello erano coinvolti la gran parte dei salons dei Grands Appartements. Nel salon de la Paix c'era il biliardo, nel salon d'Apollon si intratteneva il pubblico con la musica e la danza, nel salon de Mercure giocava la famiglia reale, mentre in quello de Mars tutti potevano giocare a qualsiasi gioco di carte, i salons de Venus e dell'Abondance erano destinati alla collation di frutta, di agrumi, patè e confetture, e ai sontuosi tre buffets ricchi di liquori, caffè e cioccolata calda, sorbetti e un'eccellente scelta di vini. In ultimo nel salon de Diane, detto anche chambre des applaudissements si giocava al biliardo con le dame che assistevano sedute su poltrone di velluto. (fig.10-11) La musica accompagnava tutta la serata a cominciare da un concerto iniziale e molti venivano appositamente con lo scopo di ascoltare magari alcuni atti dell'ultima opera di successo, o le intramontabili opere di Lully. Anche la danza era molto praticata, nel 1684 ad esempio fecero scalpore nuove contraddanze arrivate dall'Inghilterra e insegnate alle dame da un maitre a danser inglese di nome Isaac. (fig.12)

Tutti coloro che erano forniti di un invito o erano conosciuti dal premier gentilhomme de la chambre potevano partecipare a questi ricchi intrattenimenti che andavano a sostituire nelle abitudini della società francese gli antichi cercles delle dame alla moda, anche se il tentativo di Luigi XIV di introiettare ogni tipo di divertimento o di passatempo a Versailles, riuscì ma solo in parte, ad evitare che l'aristocrazia si disperdesse nei mille rivoli della sociétabilitè dei salotti parigini.

musab13Di queste serate rimangono alcune composizioni: la più felice musicalmente è Les Plaisirs de Versailles di Charpentier, un divertissement che in una nota viene definito come "pièce pour les appartements du roi" e i cui personaggi sono riconoscibili come i protagonisti indiscussi di quei festosi momenti, la Musique, la Conversation, le Jeau e Comus, il dio dei festini.

Le altre serate delle settimana, tranne la domenica, erano dedicate al teatro e al ballo a cui era consacrato il sabato. (fig.13)

Sembra incredibile che ai tempi di Luigi XIV a Versailles non ci fosse un teatro o una sala costruita appositamente per l'opera, così amata dal re. In effetti progetti furono fatti, ma le angustie finanziarie in cui si dibattè il regno a causa delle spese ingentissime per le guerre, ne impedirono la realizzazione. Solo una sala provvisoria fu attrezzata: la salle des comédies, dove si rappresentavano commedie e tragedie italiane e francesi, e talvolta in formazioni contenute anche ballets, comédie-ballets e opéra, e naturalmente nella salle des comédies la musica era omnipresente, essendo regolarmente impiegati i complessi della chambre come i ving-quatre violons e quelli dell' Ecurie con i suoi fiati prestigiosi. Gli attori e i danzatori, quando non erano membri della famiglia reale, venivano invece da Parigi, dalle compagnie della Comédie française o dell'Opéra Royale.

Il Ballo del sabato era il grande evento degli inverni versallaises. Esso si svolgeva nei salon de Mars con due tribune per i musicisti e in quello d'Apollon, piuttosto raramente si usava invece la Grande Galerie e di solito durava anche dopo il Grand Couvert del re proseguendo fino oltre la mezzanotte. Il ballo era il momento più eclatante della corte, quello più noto, quello che rendeva Versailles unica agli occhi di tutta Europa. Le danze si succedevano a partire dal branle iniziale, per proseguire con gavotte e courante, fino al menuet che divenne la danza più amata e praticata, tanto che negli anni venne a sostituire il tradizionale branle iniziale. Il ballo più importante era il Grand Bal du roi, quando era lo stesso re ad aprire le danze, con al fianco la regina o la prima principessa del sangue.

Una gran parte della musica danzata a Versailles si trova conservata nelle Suite de danses pour les violons et hautbois qui se jouent ordinairement aux bals chez le roi compilata da Philidor l'ainé e pubblicata nel 1699 (una seconda suite fu pubblicata dallo stesso musicista nel 1712).

Le serate estive a Versailles erano invece consacrate alle feste nei giardini delle quali le più fastose erano le gite sui battelli sul Grand Canal accompagnate dalla musica dei violons e degli hautbois, per le quali Delalande compose dei Concert des trompettes, con le arie in eco dei musicisti che si rispondevano da battello a battello. Danze invece si svolgevano nel bosquet della Salle de bal, la cui pedana rialzata al centro aveva la funzione di palcoscenico, e soupers accompagnati da musica si svolgevano al Trianon de Porcelaine o al successivo Grand Trianon, dove ad esempio nel 1687 sappiamo fu rappresentata l'opéra Galatée di Lully.

musab14Altro momento magnifico e solenne che impegnava l'intero organico della Chambre era il Souper au Grand Couvert che si svolgeva tutte le sere dopo le 10 nell'antichambre de l'appartement du roi alla vista di un grande pubblico che si assiepava per vedere il re mangiare da solo al cospetto della corte, solo le dame più nobili e per previlegio reale, sedute, ma digiune, su di un tabouret, basso sgabello a gambe diritte. Durante l'abbondante pasto, pare che Luigi XIV fosse dotato di un appetito assai robusto, e fa oggi un pò spavento conoscere la gran quantità di cibo che era in grado di ingurgitare, su due tribune addossate alla salle des Gardes, suonavano i violons e gli hautbois, ma anche trombe e timbali mentre talvolta si svolgevano dei veri e propri piccoli concerti di tiorbe o arciliuti. (fig.14) Ci rimangono a testimoniare questi superbi festini gastronomici e musicali le sublimi Symphonies de M. de Lalande pour le Soupers du roi pubblicate nel 1703 per le Comte de Toulose. L'ascolto di queste suites ci comunica con immediatezza il clima di splendida e trionfante magnificenza che dominava in questi momenti nei quali il re assiso alla sua tavola al cospetto di piatti e portate anch'esse mirabili, mostrava ai suoi sudditi tutta la sua gloriosa Maestà.

Le Particulier

musab15Il re infine si ritirava per il Coucher verso la mezzanotte, ma aveva ancora tempo per ascoltare musica, questa volta e forse finalmente per lui, in privato. Molto spesso si trattava di musica suonata in trio e ne rimangono diverse testimonianze come un volume di Philidor del 1714 di Suite de symphonies et trio(s) de M. de Lully, et quelques trio(s) de M. de Lalande, surintendant de la musique du roi. Pour le petits concerts qui se font les soirs devant Sa Majeste, una vasta antologia di sessantaquattro brani, in gran parte arie d'opera e balletti. Quando il re era malato si ritirava anticipatamente e non era raro che facesse venire nella sua stanza Robert Visée, maestro di chitarra personale e grande virtuoso dello strumento. Luigi XIV aveva imparato fin da giovanissimo a suonare il clavicembalo con Etienne Richard e la chitarra con Francesco Corbetta, oltre a praticare anche il liuto. (fig.15) Ma egli aveva una vera predilezione per la chitarra, tanto da nominare Visée chantre ordinaire de la musique de sa chambre, carica ambitissima. Sembra però, che dopo il 1682 non praticò più direttamente la musica, che invece ascoltò moltissimo nelle stanze private di Madame de Maintenon, sua moglie morganatica dopo la morte della regina nel 1683, dove addirittura prima del souper lavorava alla sua presenza con uno dei ministri. Sicuramente per questi incontri privati furono composti e suonati i magnifici Concerts royaux di Couperin che al modo francese fanno dialogare i diversi strumenti con un fascino timbrico seducente. Lo stesso Couperin confesserà nel 1722 di averli fatti: pour les petits concerts de chambre, où Louis XIV me fasait venir presque tous les dimanches de l'année. Gli esecutori erano MM. Duval, Philidor, Alarius, Dubois e al clavicembalo lo stesso Couperin.

E così, con un momento di intimo raccoglimento, Luigi XIV con davanti agli occhi i superbi capolavori del Domenichino, la Santa Cecilia con angelo e il Re David che suona l'arpa, si astraeva dal fasto sonoro pubblico che l'aveva accompagnato durante tutta la sua intensa giornata di sovrano al servizio della sua immagine di Stato. (fig.16-17)

CONTINUA (PARTE IV) >>>

(c) 2013 Isabella Chiappara

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